Anima mundi. Tre installazioni. Strutture, bianche o nere su un fondo compatto rosso o nero che tendono all'essenzialita'. Nei nuovi lavori dell'artista sono gicate sia la bidimensionalita' della pittura che la tridimensionalita' plastica. E' un lavoro meditato sulla vita, sull'esistenza e sull'alienazione.
MONOCROMIE E CREAZIONI Così ebbe dunque origine ogni forma oggi vivente od estinta... Primo Levi
La precedente produzione di Alessandro Beluardo aveva portato alla luce un popolo spellato che viveva in una sorta di inferno crepuscolare. Chi ricorda quei lavori aveva di fronte un tipo di pittura narrativa che collocava quei personaggi all’interno di parodie del nostro quotidiano, in contesti riconoscibili, perchè sapevano evocare delle situazioni nelle quali era possibile ritrovare delle sfumature che potevano appartenere alla vita di ciascuno di noi.
L’attuale produzione è molto diversa. Essa sta quasi completamente perdendo ogni riferimento al racconto interpretativo della realtà, rarefacendosi e tendendo all’essenzialità. Ciò avviene in primo luogo nella forma degli esseri che animavano il misterioso universo di Beluardo: questi si sono assottigliati diventando piccoli sbuffi di materia, dei conglomerati organici che si associano in desossiribonucleici intrecci di vita. In secondo luogo nel colore, poichè queste strutture, bianche o nere, hanno la loro manifestazione su uno sfondo compatto rosso o nero. Questa monocromia risulta determinante, in quanto agisce direttamente sulla composizione, facendole perdere ogni possibile riferimento spazio/temporale. Inoltre Beluardo non si esprime più solo con la bidimensionalità della pittura, affronta anche la tridimensionalità plastica, collocando i suoi lavori nello spazio e utilizzando i termini di un nuovo linguaggio col quale ottiene un’interessante possibilità di comunicazione.
Il chiostro di San Domenico - spazio che ospita questa rassegna - è una struttura architettonica quadrangolare dalle linee ogivali: su tre lati vi è un portico aperto, sul quarto c’è il muro che lo divide dalla Sala Capitolare. Di fatto è un piccolo universo in cui si sono sedimentate le tre installazioni di Alessandro Beluardo, che ha dovuto dialogare con quell’area per affermare il senso del suo lavoro, previsto proprio in rapporto a quella sede. Dapprima le tele.
Le tele, che devono essere intese come un unico corpo, come un’installazione composta da pannelli di identiche dimensioni, si concatenano l’una all’altra evocando i rituli della fecondazione e della vita. E’ di fatto una scacchiera sulla quale si muovono le ombre degli antichi personaggi di Beluardo. Negli spazi neri prevale un senso di maggiore staticità, al contrario di quelli rossi nei quali si nota un maggiore dinamismo. La seconda installazione è impostata coi sottili moduli cilindrici colorati con le stesse tinte delle tele. Essa riprende il movimento a stantuffo di una pressa, di una macchina pensata per la produzione in serie. C’è un palese richiamo alla genialità umana, capace di programmare anche quel movimento creativo che ha la sua esaltazione nella terza macchina/installazione, un pezzo di un “sistema industriale” che depone le “uova” da cui usciranno quelle stesse forme che torneranno a animare i compatti sfondi monocromi delle tele.
Alessandro Beluardo opera, con le creazioni di San Domenico, la sintesi di un cammino circolare, fatto di tappe, un cammino che si ripete in eterno, a prescindere dalle possibilità di ogni singolo e di ogni singola situazione.
E’ un lavoro meditato sulla vita, sull’esistenza e sull’alienazione. Apparentemente semplice nella definizione formale, ma di enorme impatto dal punto di vista simbolico, riprende certi elementi della filmica espressionista - Metropolis, di Fritz Lang, soprattutto - e li rielabora in chiave contemporanea, insistendo sulla spersonalizzazione determinata dall’ingerenza di un potere che, subdolamente, crea uomini e detta i tempi di un tipo di vita che tende a cancellare le possibilità del singolo, riducendolo a prodotto e a ombra di se stesso.
CARLO PESCE
Chiostro di San Domenico
Piazza San Domenico
Casale Monferrato (AL)