L'eclettico intelletto. Mostra delle opere pittoriche e grafiche e degli abiti dipinti dall'artista, in totale una sessantina circa. Per ricordare la figura dell'eclettico giornalista, scrittore, pittore e grafico pubblicitario. A cura di Marianna Accerboni.
L'eclettico intelletto
A cura di Marianna Accerboni
S’inaugura lunedì 10 settembre 2007 a Trieste alla Biblioteca Statale un evento voluto da Luciana Alessio De Mejo per ricordare la figura di Romano De Mejo (Lucca 1921 – Trieste 2005), eclettico e poliedrico giornalista, scrittore, pittore e grafico pubblicitario. Alle ore 17.30 avrà luogo nella Sala conferenze al secondo piano una tavola rotonda, moderata dall’architetto Marianna Accerboni, cui si deve l’ideazione e la regia dell’iniziativa: vi prenderanno parte, per ricordare l’uomo e l’artista, Guido Botteri e Guido Candussi, già direttori della sede Rai di Trieste, Elvio Guagnini, docente di letteratura italiana all’Ateneo triestino, Giorgio Vidusso, musicologo e già direttore artistico del Teatro Comunale di Firenze e di Trieste e dell’Opera di Roma, la scrittrice Lucia De Non e Lino Felician. L’attore Gualtiero Giorgini leggerà un toccante ricordo di De Mejo inviato dallo scrittore Claudio Magris, che in quel giorno si troverà in Danimarca per presentare il suo libro Alla cieca, assieme ad altre testimonianze e ad alcuni testi dello stesso De Mejo.
Seguiranno la visita alla mostra delle opere pittoriche e grafiche e degli abiti dipinti dall’artista, in totale una sessantina circa, allestita al primo piano, e un brindisi nell’atrio della Biblioteca, scenografato dalle luci di Accerboni.
La manifestazione si svolge con il patrocinio di Biblioteca Statale Trieste, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Rai, Associazione Commercianti al Dettaglio.
Dalla testimonianza di Claudio Magris:
…la sua cordialità generosa, che faceva di lui un fratello maggiore accanto al quale ci si sentiva in qualche modo più sicuri, quasi protetti dalla sua forza, dalla sua cordialità, dal suo piglio così generoso e sanguigno dinanzi alla vita. Queste cose incantavano anche i bambini, con i quali era veramente grande, e ho sempre pensato che la capacità di parlare ai bambini e con i bambini, di farsi intendere e amare da loro, sia una delle più notevoli qualità umane. Per i miei figli, Francesco e Paolo, Romano, con i suoi favolosi animali, con l’indimenticabile puma Piumino tenuto al guinzaglio anche nel Viale XX Settembre o talvolta nelle vesti di gatto di casa, era una figura affascinante, salgariana, e anche in questo caso i bambini, con la loro intuizione, coglievano nel giusto.
Ma tutto questo non era soltanto una caratteristica personale, cosa di per sé importantissima; era anche una fine capacità di comprendere il mondo e di rappresentarlo. Quegli animali insoliti sono divenuti veramente, grazie alla sua penna, amici insoliti e le sue storie, le sue descrizioni, il suo piglio narrativo così pieno di estro, di forza sanguigna, picaresca, e tenerissima, cordiale (nel senso più profondo di questo termine, che ha a che fare col cuore) fanno di lui un vero scrittore. Uno scrittore minore, ma autentico. Come diceva Saba, quello che conta è avere nella propria poesia l’oro puro; appena dopo viene l’importanza di avere un piccolo ma purissimo filo o lingotti a quintali. Romano De Mejo, carissimo amico per noi tutti, è anche uno scrittore e come tale, ne sono certo, sarà ricordato anche in futuro, accanto all’indimenticabile segno che la sua personalità, con e senza i suoi amici insoliti, ha lasciato nel mondo. Era anche una finissima intelligenza critica; ricordo, in un articolo scritto per una brevissima rivista che avevamo fondato, intendo dire una rivista di brevissima durata, parlando dei romanzi su Tartan, diceva che, al confronto, quelli di Salgari apparivano dostoevskijani…
Di Romano De Mejo, pittore e grafico, scrive Marianna Accerboni
L’interpretazione del paesaggio, della natura e del ritratto nella pittura di Romano De Mejo – scrive Accerboni - è modulata attraverso un linguaggio che si apparenta istintivamente sul piano concettuale in particolare al lessico impressionista e postimpressionista, per lo scaturire della luce e l’immediatezza del tratto. Ma, in realtà, l’artista-scrittore compose una narrazione pittorica del tutto personale sia per la raffinatezza sul piano tecnico che per una sorta di aereo simbolismo che connota molte sue vedute dedicate alla Toscana, in particolare alla Maremma, e al Carso: una pittura morbida e sottilmente poetica, che si esprime attraverso toni cromatici soffusi e un contrappunto coloristico marcato ma armonico, in cui di quando in quando c’imbattiamo in una vena lievemente malinconica. E un racconto che, quando si tratta di animali, si fa particolarmente amorevole e, a volte, quasi giocoso.
Un cenno particolare merita – conclude il critico - la grafica pubblicitaria, in cui la capacità di sintesi, l’abilità del tratto e la forte intuizione cromatica supportano l’efficace, fantasiosa comunicazione da parte di un intellettuale e di un artista che, grazie alle sue molteplici doti creative ed espressive, si è rivelato, in tutti i settori in cui si cimentò, soprattutto un grande comunicatore.
Nota biografica.
L’eclettico, libero intelletto
Romano De Mejo nacque a Lucca l’11 giugno 1921 da madre lucchese e padre bisiaco. Dopo una fanciullezza tribolata, iniziò appena sedicenne la collaborazione a quotidiani e riviste. Successivamente al secondo conflitto mondiale, cui partecipò come alpino, fu assunto nel ’45 alla Rai, dove operò in qualità di autore di testi e di riduzioni di romanzi famosi, programmista e conduttore di programmi fino al 1960, anno in cui, spirito libero, si licenziò. Si dedicò anche alla grafica pubblicitaria, creando per aziende private ed enti pubblici illustrazioni e slogan che divennero subito notissimi: chi non ricorda per esempio motti come Lancia in resta, giù il cimiero, batte i prezzi Cavaliero! oppure Rigutti veste tutti o ancora Basta, più non mi lambicco, vo da Chicco?
Poiché amava molto gli animali, creò nel ’56 a S. Giovanni del Timavo un allevamento di trote, nel ’60 a Trieste in via Milano il negozio di animali l’Arca di Noè e nel ’68 in viale XX Settembre Natura viva – Exotarium di Trieste, negozio e piccolo zoo tuttora in parte esistente e condotto dal figlio Gianni e da sua moglie Egle. Contemporaneamente a tali attività, continuò a collaborare con Il Piccolo di Trieste, in qualità di critico d’arte e con degli articoli letterari e sugli animali, illustrando con i propri disegni i suoi pezzi. Iniziò anche a scrivere libri sullo stesso tema, il primo dei quali s’intitolò Amici selvaggi, venne adottato in varie scuole e nel ’66 gli valse il primo Premio Hemingway. Nel 1978 e ’79 assieme alla moglie Luciana e all’amica Edda Cavalcante creò un piccolo laboratorio sartoriale, da cui uscirono abiti speciali da lui dipinti, che incontrarono subito grande successo.
Nel 1980 Romano e Luciana lasciano Trieste per la Maremma, dalla quale erano rimasti affascinati qualche anno prima. Si ritirano in un casale a San Donato (Orbetello), dove De Mejo allestisce il suo atelier di pittore: da lì invia anche testi letterari alla Rai, collaborazioni a Il Piccolo e…papagallini a Natura viva, poiché nel frattempo ha costruito nel vecchio rustico in cui abita e lavora un allevamento di quei graziosi volatili…Nel ’90, il ritorno a Trieste: ancora esposizioni – quella conclusiva della sua carriera è al Circolo Generali nel ‘91 - collaborazioni giornalistiche, grafiche e testi pubblicitari e un libro, l’ultimo, intitolato La tigre, la trota, i corvi.
Viene a mancare il 9 settembre 2005, esattamente cinquantaquattro anni dopo l’incontro e il coup de foudre avvenuto davanti alla Rai di Trieste il 9 settembre ’51 con Luciana Alessio, che con questo evento vuole approfondirne il ricordo assieme ai tanti amici.
Inaugurazione: lunedì 10 settembre 2007 ∙ ore 17.30
Biblioteca Statale
Largo Papa Giovanni XXIII, 6 – Trieste
ORARIO: lunedì – venerdì 8.30 / 18.30 - sabato 8.30 / 13.30