Davide Zucco, impegnato nella costruzione di una personale mitologia ispirata alle culture popolari e alla natura, per "EvilDevil" sceglie la strada dell'happening e della contaminazione, tra pittura, installazione e musica elettronica. In "Convergence" Jasmine Zimmerman interviene negli spazi di transito tessendo strutture con stringhe elastiche con le quali avvolgere e coinvolgere lo spettatore. A cura di Alfredo Sigolo.
Davide Zucco
EvilDevil
IN THE B SIDE ROOM
Jasmine Zimmerman
Convergence
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A cura di Alfredo Sigolo
La galleria Perugi Artecontemporanea è lieta di presentare la doppia personale di Davide Zucco e Jasmine Zimmerman, reduci dalla tre giorni newyorkese che, dal 15 al 17 dicembre 2006, ha salutato definitivamente uno dei templi storici della street art, il progetto di Wooster Collective “11_Spring Street”, che è stato definito da Roberta Smith sul NY Times uno degli eventi più significativi della passata stagione espositiva della Grande Mela.
Davide Zucco e Jasmine Zimmerman si ritrovano a Padova con l’idea di ristabilire il clima di collaborazione e dialogo che aveva caratterizzato quel felice evento. Ma mirano anche ad affermare le rispettive individualità sulla via di intenti condivisi di interazione e coinvolgimento del pubblico, segnando al contempo la distanza delle proprie ricerche rispetto all’etichetta anacronistica della street art.
Davide Zucco, impegnato nella costruzione di una personale mitologia ispirata alle culture popolari e alla natura, sceglie la strada dell’happening e della contaminazione, tra pittura, installazione e musica elettronica.
L’ipermondo freak di Davide Zucco è abitato da figure metamorfiche, bizantine, ibride; in esso si mescolano citazioni da culture diverse, simbologie popolari, atmosfere misteriche e surreali, di sapore folk e psichedelico.
Jasmine Zimmerman applica invece i criteri dell’estetica relazionale, intervenendo negli spazi di transito, tessendo strutture con stringhe elastiche con le quali avvolgere e coinvolgere lo spettatore.
Solitamente attratta da luoghi non convenzionali, in questa occasione l’intervento in una galleria, luogo invece tradizionalmente deputato alla messa in scena dell’arte, si connota come una riflessione sul consumo dell’opera d’arte.
La strada sbagliata
Il recente ritorno della street culture nasce all’insegna di un grande equivoco: gli obsoleti schemi degli anni ’70 e ’80, ai quali la nuova cosiddetta urban culture viene ricondotta, non danno conto di alcuni fattori che sottendono alle nuove prassi e riducono ad un anacronistico rigurgito ciò che è, a tutti gli effetti, un fenomeno inedito.
Di mezzo ci sono stati fenomeni epocali come globalizzazione, caduta del comunismo, crisi del capitalismo ipertrofico, la new economy. E s’è compiuta la rivoluzione tecnologica. Non può essere trascurato il fatto che tutto ciò preesiste alle nuove generazioni di artisti. Presunti figli di presunti padri, appartenuti ad un’epoca chiusasi con la scomparsa di molti dei suoi eroi e con la secolarizzazione nel sistema dell’arte.
Così oggi è diffile ritrovare quell’intento sovversivo, quella volontà di protesta sociale, ai codici condivisi si preferisce una propria identità linguistica, e alle community mosse da ragioni politiche, dalle crew, dallo spirito di appartenenza ad un’area geografica o una cultura musicale, si sostituiscono le piattaforme flessibili, virtuali, eterogenee e trasversali del social networking, che ha ridefinito i codici di comunicazione, l’interazione tra gli individui. Ma ha riscattato anche nuove, possibili forme identitarie.
Reduci dalla collettiva newyorkese che ha salutato definitivamente uno dei templi storici della street art, il progetto di Wooster Collective “11_Spring Street”, che è stato definito da Roberta Smith sul NY Times uno degli eventi più significativi della passata stagione espositiva della Grande Mela, Davide Zucco e Jasmine Zimmerman si ritrovano a Padova per una doppia personale, con l’idea di ristabilire il clima di collaborazione e dialogo che aveva caratterizzato quel felice evento. Ma mirano anche ad affermare le rispettive individualità sulla via di intenti condivisi di interazione e coinvolgimento del pubblico: Davide Zucco, impegnato nella costruzione di una personale mitologia ispirata alle culture popolari e alla natura, sceglie la strada dell’happening e della contaminazione, tra pittura, installazione e musica elettronica, Jasmine Zimmerman applica invece i criteri dell’estetica relazionale, intervenendo negli spazi di transito, tessendo strutture con stringhe elastiche con le quali avvolgere e coinvolgere lo spettatore.
EvilDevil - Davide Zucco
I territori esplorati da Davide Zucco hanno connotati spiccatamente conflittuali. Sono luoghi di scontro tra opposti: bene e male, vita e morte, il fiabesco e il grandguignolesco, tra il meraviglioso e il terrificante. Tutta la sua ricerca può essere ricondotta alla traduzione, in forme allegoriche, di un concetto universale: niente altro che l’armonia della natura.
Il suo immaginario attinge tanto dalle opere letterarie visionarie del controverso artista-sciamano Alejandro Jodorowsky quanto dalle atmosfere ipnotiche della musica elettronica di gruppi come gli inglesi Coil; rievoca le alchimie di Bosch e le contamina con la cultura post-punk, skater e vintage di artisti come Barry McGee. Fino alla definizione di una dimensione animista, in costante tensione verso alternativi stati di coscienza della realtà, fuori dagli schemi positivisti e antropocentrici del nostro tempo.
Le forme installative nelle quali declina la pittura nelle opere di più ampio respiro si connotano come luoghi-happening, generatori e trasformatori di energia, sprigionata mixando pittura e scultura, musica e video.
L’ipermondo freak di Davide Zucco è abitato da figure metamorfiche, bizantine, ibride; in esso si mescolano citazioni da culture diverse, simbologie popolari, contaminazioni misteriche e surreali, atmosfere folk e psichedeliche.
Composizioni e impianti, spesso ortogonali, suggeriscono situazioni enigmatiche e senza tempo, tra la mistica medievale e la magia dei tarocchi, e si dispiegano su supporti poveri o di recupero (legni, cartoni cuciti, carte da pacco). Superfici talora grezze e commiste, che contrastano con una tecnica minuziosa, riferibile ad un ambito pop ma portata con stile da miniaturista o, nei casi dei lavori in bianco e nero, con un pointillisme da tattoning.
Convergence – Jasmine Zimmerman
Il web project di Jasmine Zimmerman è la traduzione nello spazio reale delle logiche relazionali del World Wide Web.
A proposito di arte relazionale: tutto il ‘900 si caratterizza dalle pulsioni verso la ridefinizione dell’arte, dal ready-made duchampiano alle sperimentazioni di Fluxus fino ai conviti del tailandese Rirkrit Tiravanija. Il XXI secolo si è aperto all’insegna della pervasività delle immagini e di una realtà riscritta dalla cultura di massa in senso decisamente estetizzante. La ricerca di Jasmine Zimmerman ha origine dalla riflessione di Nicolas Bourriaud sull’arte relazionale, secondo cui nella società moderna la produzione dell’oggetto artistico entra in crisi e l’azione individuale tende pertanto a spostarsi verso i gangli del contesto sociale, per indagare e stimolare le dinamiche di una creatività collettiva.
Le azioni di Jasmine Zimmerman si configurano come interventi interstiziali e di negoziazione dello spazio pubblico. Sono fratture, interruzioni, interferenze insinuate nei luoghi di transito contemporanei. L’artista tesse la propria tela lungo il passaggio naturale della preda (lo spettatore) e dissemina inneschi, fatti di elastici colorati, nei punti di aggregazione, nei colli di bottiglia delle infrastrutture urbane.
Solitamente attratta da luoghi non convenzionali, in questa occasione l’intervento in una galleria, luogo invece tradizionalmente deputato alla messa in scena dell’arte, si connota come una riflessione sul consumo dell’opera che, giacente muta ed inerte, rivela la sua essenza nel momento dell’interazione con lo spettatore, quando la presa di coscienza diventa autocoscienza di sé e degli altri occasionali compagni, guidati in una logica partecipativa all’attraversamento di una soglia virtuale.
Con un ribaltamento dei ruoli, l’estetica relazionale mette in discussione e riprogramma i processi del sistema dell’arte. Ma diventa, in questo caso, anche un sabotaggio dello spazio, disabilitato nelle sue funzioni. L’abuso come messa fuori uso.
Alfredo Sigolo
Inaugurazione sabato 29 settembre 2007 dalle 18,30 in poi
Performance live by ENT dalle 19.15
Perugi artecontemporanea
via Giordano Bruno 24b Padova - 35124
da lunedì a sabato ore 17.30 - 20.30 Mattina e festivi per appuntamento
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Davide Zucco
EvilDevil
IN THE B SIDE ROOM
Jasmine Zimmerman
Convergence
Curated by Alfredo Sigolo
Perugi Artecontemporanea is proud to present twin solo shows by Davide Zucco and Jasmine Zimmerman. These two artists participated in the famous farewell celebration held from 15 to 17 December 2006 in New York at one of the great historical sites of Street Art, the Wooster Collective “11_Spring Street” project. This was an event which Roberta Smith in the NY Times defined as one of the most important moments in last year’s artistic season in the Big apple.
Davide Zucco and Jasmine Zimmerman come together in Padua with the idea of recreating the atmosphere of collaboration and dialogue which characterised this remarkable project. However, they also seek to affirm their own individuality in terms of a shared interest in interaction and involvement of the public, at the same time underlining the distance of their artistic research from the anachronistic label of Street Art.
Davide Zucco, committed to the construction of a personal mythology inspired by popular culture and nature, uses a happening and a cross over between painting, installation and electronic music.
Davide Zucco’s bizarre hyper-world is inhabited by metaphorical, Byzantine and hybrid figures. With a taste which is both folk and psychedelic, they bring together diverse cultural references, popular symbolism and mysterious and surreal atmospheres
On the other hand, Jasmine Zimmerman makes use of relational aesthetics, intervening in places of transit, weaving structures with elastic cords to tangle and involve the viewer. Although she normally works with non-conventional spaces, this intervention in a gallery- a site traditionally reserved for displaying artwork- becomes a reflection on the consumption of artworks themselves.
There is a great misunderstanding regarding the recent return to street culture: so-called urban culture is being seen as if it were related to the phenomena of the 1970’s and 80’s, however this reading fails to explain factors leading to new practices and thus describes as an anachronistic throwback something which that which should in fact be considered as a completely new phenomenon.
We have seen momentous changes, such as globalisation, the fall of communism, the crisis of hypertrophic capitalism and the New Economy, and there has been a technological revolution. We cannot ignore the fact that all this existed prior to the new generation of artists. Alleged children of such fathers as belonged to an age which ended with the disappearance of many of its heroes and the secularisation of the art system.
As such it is difficult today to find the subversive intention and the desire for social protest, instead of shared codes there is a preference for linguistic identity. Communities of shared political belief, the crew, the spirit of belonging to a geographical area or a musical culture have been substituted by flexible standpoints and the virtual, heterogeneous and transversal social networking which has redefined the codes of communication and the interactions between individuals. However this has also triggered new possibilities for forms of identity.
Davide Zucco and Jasmine Zimmerman participated in the famous farewell celebration held in New York at one of the great historical sites of Street Art, the Wooster Collective “11_Spring Street” project. This was an event which Roberta Smith in the NY Times defined as one of the most important moments in last year’s artistic season in the Big Apple.
These two artists come together in Padua with the idea of recreating the atmosphere of collaboration and dialogue which characterised this remarkable project. However, they also seek to affirm their own individuality in terms of a shared interest in interaction and involvement of the public: Davide Zucco, committed to the construction of a personal mythology inspired by popular culture and nature, uses a happening and a cross over between painting, installation and electronic music, on the other hand, Jasmine Zimmerman makes use of relational aesthetics, intervening in areas of passage, weaving structures with elastic cords to tangle and involve the viewer..
EvilDevil - Davide Zucco
The themes which Davide Zucco explores often have expressly conflicting connotations. There is a clash between opposites; good and evil, life and death, the fairy tale and the grand guignol which falls somewhere between wondrous and terrifying. All of his research is based on an allegorical translation of a universal concept: non other than the harmony of nature.
His imagery draws as much from the visionary literary works of the controversial artist-shaman Alejandro Jodorowsky as from the hypnotic atmosphere of electronic music and groups like Coil from England. He evokes the alchemy of Bosch and entwines it with post-punk culture, skaters and the retro style of artists like Barry McGee. We can recognise an animist dimension, in constant tension towards alternate states of understanding reality, outside the positivist and anthropocentric ideas of our times.
The installation aspects we see in the more elaborate paintings act as the place of a happening, generators and transformers of freed energy, mixing painting and sculpture, music and video.
Davide Zucco’s bizarre hyper-world is inhabited by metaphorical, Byzantine and hybrid figures. In these, diverse cultural references, popular symbolism, mysterious and surreal contaminations and folk and psychedelic atmospheres are all mixed together.
Compositions and layouts- which are often orthogonal- suggest enigmatic situations which exist out of time, somewhere between medieval mysticism and the magic of tarot cards, all spread out over supports made of poor or recovered materials (wood, stitched cardboard, brown paper). These surfaces are very rough and mixed together, but they are in contrast to the precise technique. This technique can be related to the field of pop, but executed with the style of a miniaturist, or in the case of the black and white works to pointillist tattooing.
Convergence – Jasmine Zimmerman
Jasmine Zimmerman’s web project is a translation in real space of the relational logic in the World Wide Web.
Regarding relational art: the entire twentieth century was characterised by a drive toward a redefinition of art, from Duchamp’s ready-mades to the Fluxus experiments to the dinner parties of Rirkrit Tiravanija from Thailand. The twenty-first century began with the pervasiveness of the image and of a reality re-written by mass culture in a clearly aesthetical sense. Jasmine Zimmerman’s research has its roots in Nicolas Bourriaud’s reflection on relational art, according to which, in modern society, the production of the artistic object finds itself in crisis and individual actions thus tend to move towards the nodes of the social context, to investigate and stimulate the dynamics of collective creativity.
Jasmine Zimmerman’s actions are interstitial interventions and a negotiation of public space. They are fractures, interruptions and interferences which worm their way into contemporary places of transit. The artist weaves her own web along the natural route of the prey (the viewer) and leaves bait, made of coloured elastic, in places of aggregation, in the bottlenecks of urban infrastructure.
Although she normally works with non-conventional spaces, this intervention in a gallery- a site traditionally reserved for displaying artwork- becomes a reflection on the consumption of artworks, which, lying mute and inert, reveal their nature in the moment of their interaction with the viewer, when process of becoming aware become awareness of oneself and of one’s companions, guided by a participational logic in the crossing of a virtual threshold.
Overturning roles, relational aesthetics calls into question and re-programs the processes of the art system. But, in this case, it also becomes a sabotaging of the space, disabling its functions. Abuse as a means of putting out of order.
Alfredo Sigolo
Opening Saturday 29th September 2007 From 6,30 pm onwards (until 20th November 2007)
Performance live by ENT from 7.15 pm
Perugi artecontemporanea
via Giordano Bruno 24b Padova 35124 Italy
monday - saturday h 5.30 - 8.30 pm, morning and holydays on appointment