Museo d'Arte Provincia di Nuoro - MAN
Nuoro
via Sebastiano Satta, 27
0784 252110
WEB
Quattro mostre
dal 27/9/2007 al 8/12/2007
martedi - domenica 10-13, 16.30-20.30
WEB
Segnalato da

Paola Marino




 
calendario eventi  :: 




27/9/2007

Quattro mostre

Museo d'Arte Provincia di Nuoro - MAN, Nuoro

'Una questione di sopravvivenza' - Nico Vascellari: l'installazione e' focalizzata sul folklore e sul paesaggio, costanti nelle sue ultime produzioni. Una grande retrospettiva su Egon Schiele a cura di Annette Vogel, che incude oltre ai noti ritratti ed autoritratti, alcuni paesaggi, descrizioni di ambienti ed edifici. 'DNA Dal Nocento ad oggi'. In questa mostra la collezione del MAN dialoga con l'artista contempranea sarda Mirella Mibelli: un progetto innovativo, realizzato in un processo dialettico che decostruisce l'immagine tradizionale del percorso museale. Il progetto dello spazio Sala 1, vede infine una decina di giovani artisti sardi esporre una sola opera fino alla fine del 2007.


comunicato stampa

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Project Space 2007. Una questione di sopravvivenza: Nico Vascellari

Il lavoro di Nico Vascellari, è focalizzato sul folklore e sul paesaggio, costanti nelle sue ultime produzioni. L'installazione utilizzerà alcuni materiali ricorrenti nella tradizione sarda, come cera, fuoco, legno, campanacci. Ciò che interessa l’artista non è tanto il riferimento alla cultura popolare in sé ma piuttosto a quei fattori sociali e geografici che hanno contribuito al suo sviluppo, come paure ataviche, fascinazioni primitive, identità territoriali specifiche che tuttavia conservano un valore universale.

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Egon Schiele 1890-1918

a cura di Annette Vogel

Il MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro inaugura la stagione espositiva autunnale del 2007 con la mostra EGON SCHIELE (1890-1918) dedicata al grande artista austriaco, uno dei principali esponenti della pittura moderna. Di questo illustre maestro, morto a soli 28 anni, la mostra, che si svolgerà dal 28 settembre al 9 dicembre prossimo, intende ripercorrere i principali temi, nell’intento di fornire una panoramica completa della sua produzione attraverso ottanta opere tra disegni, acquerelli e gouaches.

In meno di dieci anni di attività Egon Schiele, attento interprete di quella particolare realtà sociale che ha caratterizzato la Vienna fin de siècle, ha dato vita a una immensa produzione grafica: più di tremila opere tra disegni e acquerelli. Molti di questi fogli sono dedicati alla figura umana: la maggior parte raffigura corpi smagriti, figure ossute e spigolose, volti scarni ed emaciati, mani nodose, sguardi malinconici, vividi ritratti rifiniti con il colore, espressioni fortemente distorte e autoritratti sperimentali dell’artista.

Oltre a questo genere di soggetti, si trovano alcuni paesaggi, descrizioni di ambienti e edifici e, in qualche caso, nature morte di fiori o altri oggetti. Ma la parte più rilevante dei disegni di Schiele è costituita dai nudi, maschili e femminili, e dalle figure semivestite che ci appaiono in pose e atteggiamenti inconsueti, spesso in posizioni acrobatiche, talvolta esibendo i propri organi sessuali. Altre volte, oggetto di rappresentazione sono donne gravide, figure infantili alle soglie dell’adolescenza, corpi frammentari, doppi ritratti e coppie avvinte in un abbraccio.

Schiele ama anche autoritrarsi: infatti, l’artista ci ha lasciato un numero impressionante di immagini proprie, in cui i movimenti del corpo contorto, le espressioni del viso comunicano il senso di alienazione e di confusione angosciosa vissuta, rafforzando così fra i contemporanei la fama di artista maledetto, tormentato e sofferente. Con una quantità cosi considerevole di autoritratti, Schiele ha consapevolmente attirato l’attenzione del pubblico sulla propria persona fino a diventare, nel corso del tempo, una vera e propria icona del Novecento.

L’esposizione, nel dare ampio spazio ai lavori su carta, mette in risalto la straordinaria abilità grafica di questo artista, la perfetta padronanza del tratto e l’eleganza del segno affinato e di tagliente espressività che emerge in nudi di particolare efficacia. Nelle sue opere, infatti, il disegno ha vita autonoma: cristallizza, con incredibile precisione e nitidezza, momenti fugaci e sensazioni, corpi e sguardi. Egon Schiele è, innanzitutto, un disegnatore: il suo disegno è condotto con grande maestria, il tratto scorre preciso, lucidamente calcolato, docile e tagliente allo stesso tempo, i contorni sono netti e definiti. Altra peculiarità di queste opere è l’abolizione dei riferimenti spaziali: generalmente, infatti, l’artista rinuncia alla descrizione dello sfondo e dell’ambiente per concentrarsi esclusivamente sul modello.

È la figura umana la grande, e straordinariamente efficace, protagonista di questi lavori, colta in ritratti, autoritratti e nudi di natura spesso erotica. I contenuti sconvenienti dei suoi lavori e le soluzioni stilistiche adottate da Schiele appaiono oggi del tutto naturali e sono entrati a far parte delle nostre abitudini percettive, ma nella Vienna degli inizi del Novecento quelle opere erano viste come il prodotto di un artista antiaccademico e sessualmente licenzioso, che fu anche condannato al carcere perché accusato di immoralità pubblica.

L’allestimento del MAN contribuisce a mettere in evidenza l’evoluzione dell’arte di Schiele: dalle opere realizzate negli anni trascorsi all’Accademia di Belle Arti di Vienna (1906-1909) – caratterizzate soprattutto dal tema del paesaggio e che ancora risentono dell’influenza di Impressionismo e Jugendstil – al primo periodo di emancipazione stilistica (1909-1910), durante il quale, accanto all’ascendenza dell’amico e mentore Gustav Klimt, i corpi, colti in una nudità che sembra scarnificare la figura, appaiono quasi disarticolati nella loro essenzialità.

La mostra affronta poi gli anni trascorsi a Krumau e Neulengbach (1911-1912), estremamente ricchi dal punto di vista produttivo e vicini alla sensibilità espressionista, e quelli del ritorno a Vienna (1913-1918), durante i quali l’artista sviluppa una produzione ricca e sfaccettata, composta di opere allegoriche e da una serie di ritratti – che nel periodo finale della sua vita si connotano di un nuovo, e morbido, plasticismo – che gli garantiscono un tale riconoscimento di pubblico e critica da consacrarlo tra gli assoluti protagonisti della scena artistica viennese ed europea.

Alla morte di Schiele, avvenuta nel 1918 a causa di una epidemia di febbre spagnola, seguirono per l’artista anni di oblio, come se la ricezione della sua arte fosse indissolubilmente connessa alla sua persona. Solo decenni più tardi il contributo di Schiele allo sviluppo dell’arte moderna sarebbe stato riscoperto e valutato in modo appropriato.

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DNA Dal Nocento ad oggi. La collezione del MAN dialoga con Mirella Mibelli

Mirella Mibelli nasce ad Olbia nel 1937. Diplomata a Roma presso l'Istituto d'arte Zileri, ha frequentato nel 1958 a Salisburgo la Scuola del vedere diretta da Oskar Kokoschka presso la Sommerakademie fur Bildende Kunst. Pur continuando a utilizzare le tecniche tradizionali quali l'olio e la tempera ha ben presto prediletto l'acquerello, cercando e trovando risultati assolutamente originali sia nel campo del figurativo che dell'astrattismo. Negli ultimi anni la sua ricerca ha abbracciato tutte le tecniche d'incisione come la xilografia, la calcografia, la lithografia e la serigrafia utilizzando anche materiali inconsueti come le superfici di plexiglass.

L’inserimento delle opere di Mirella Mibelli nell’itinerario museografico individuato, all’interno della collezione di opere di artisti sardi del Novecento del MAN, sovvertendo ogni norma cronologica e temporale crea un progetto innovativo, realizzato in un processo dialettico che decostruisce l’immagine tradizionale del percorso museale, per privilegiare la soggettività dello spettatore, ripristinando la sua centralità e la sua capacità di muoversi tra esperienze e suggestioni disparate e scoprire relazioni e diversità tra le più varie immagini, storie, forme d’arte evidenziandone la sua flessibilità.

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Sala 1
Cruel Fairy Tales
a cura di Roberta Vanali

Inizia il ciclo la mostra Cruel Fairy Tales (28.09-11.11.2007), a cura di Roberta Vanali, che vede i lavori di sei artisti trarre ispirazione dalle fiabe. La fiaba, l’eterna vicenda umana, viene presa in esame come strumento utile alla comprensione dell’esistenza, in particolare alla decodificazione di quei lati oscuri che in essa si celano.«Le fiabe sono una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna», così le definisce Italo Calvino. Traendo spunto dalle radici antropologiche della leggenda e del racconto popolare, come tradizioni orali che narrano timori e credenze, che permettono la divulgazione di messaggi universali attraverso un linguaggio metaforico semplificato, sono stati invitati a riflettere su questo tema sei pittori sardi provenienti da ambiti ed esperienze culturali differenti.

Caratterizzata da stilemi comuni e motivi ricorrenti, la fiaba si rivela appropriata a sviscerare quegli aspetti più o meno occulti della natura umana, in quanto – come sottolineerebbe Calvino – le fiabe sono vere perché capaci di descrivere inquietudini e drammi. La mostra si pone l’obiettivo di evidenziare come gli aspetti oscuri dell’esistenza siano intrinseci alla cultura e all’immaginario collettivo della fiaba e della leggenda, dimostrando quanto queste siano ancora attuali e quanto si rivelino particolarmente adeguate a scandagliare l’animo umano attraverso simbologie e metafore spesso crudeli. Strutturata in sei appuntamenti di una settimana ciascuno, la mostra presenterà un’opera e una storia per volta, accompagnata da laboratori didattici pensati ad hoc per l’occasione e curati dagli stessi artisti.

Il 28 settembre inaugura la mostra Pietro Sedda con l’opera dal titolo Sacroiliaca, ispirata alla fiaba africana di Alberto Ribè “Le mani nere della scimmia”; a seguire Silvia Argiolas, che prende in esame Cappuccetto Rosso nella sua versione originale per mettere l’accento sulla piaga della prostituzione. Alessio Onnis indaga l’incapacità dell’uomo di accettare l’inesorabile scorrere del tempo con Carmilla, la sanguinaria contessa ispirata da Erzsebeth Bathory che fece uccidere 600 vergini per lavarsi nel loro sangue, mentre Giuliano Sale si rifà al classico Hansel e Gretel. Pastorello usa i parametri della fiaba tradizionale per inventare la fiaba dell’anomalo con Pierino e il lupo, e infine Gavino Ganau chiude la mostra con un trittico ispirato alla fiaba cinematografica.

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Museo d'Arte Provincia di Nuoro - MAN
via Sebastiano Satta, 15 - Nuoro
Orario: martedi - domenica 10-13, 16.30-20.30
Ingresso 3 ridotto 2

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