Opere d'arte senza titolo. Rassegna d'arte contemporanea con opere di pittura, scultura, fotografia, installazione, arte digitale, video e performance.
Opere d'arte senza titolo
Without, rassegna d’Arte contemporanea con opere di pittura – scultura – fotografia – installazione - arte digitale – video - performance.
Il progetto, molto ampio, manifesta, già nelle prime intenzioni della curatrice, il desiderio di superare ogni limite espressivo e geografico per quanto riguarda le scelte stilistiche e la provenienza degli artisti selezionati.
Le opere esposte in Without, saranno tutte rigorosamente senza titolo; una teoria di “moduli” dal forte impatto cromatico e formale offerti allo sguardo dei fruitori che, svincolati dalla lettura suggerita dai nomi imposti, potranno liberamente interpretare e costruire la propria “visione” rispondendo esclusivamente a stimoli sensoriali ed emozionali.
Tutte le opere d’arte hanno un titolo. Alcuni sono semplici didascalie, si limitano a descrivere il soggetto rappresentato; altri propongono un rapporto simbolico, poetico o allusivo con l’oggetto a cui si riferiscono. Esistono composizioni numerate, che nella loro austerità si avvicinano al carattere formale della musica. E infine, abbiamo il ricorso al “Senza titolo”. Vi è forse l’intenzione di non esprimere negando all’opera la sua identificazione verbale? O non si tratta piuttosto di una nuova forma d’intitolazione? Clfford Still ha dichiarato che “l’osservatore vede solo ciò che le sue paure, speranze o la sua istruzione gli hanno insegnato a vedere”. Perché allora ricorrere a un titolo, se qualsiasi forma di comunicazione è illusoria?
È questa in effetti la strada perseguita dai minimalisti, che concentrano l’attenzione sull’oggetto senza che questo pretenda di significare altro che la sua presenza concreta nello spazio. La rinuncia a un titolo evocativo o semplicemente descrittivo è la conseguenza logica di un atteggiamento impersonale, che prelude paradossalmente alla scomparsa dell’oggetto e alla sua sostituzione con l’enunciato, il concetto verbale. Nel titolo può allora riassumersi l’intera opera. L’idea non ha più bisogno di un mezzo per esplicarsi. Ma l’estremo rigore è del silenzio. Perché anche l’idea è un turbamento del vuoto.
Per questo la materia torna a rivendicare la sua natura primordiale e tutto ciò che era stato tenuto a freno dal concetto, pulsioni inconsce, immagini oniriche, fantasmi e ossessioni private, riemerge sotto forma pittorica, si concreta nel recupero del marmo come dei materiali poveri o degli oggetti trovati. E con i materiali, con le forme, tornano i titoli. Allusivi, quando la scelta è aniconica. Iperdidascalici, se il riferimento è all’anacronismo. Qualcuno sceglie di non intitolare, altri di sovratitolare.
Ma la questione resta insoluta. Cosa lega realmente un titolo all’opera a cui si riferisce, più che la targhetta, la didascalia o l’indispensabile riferimento di mercato? Si direbbe che ciascun artista abbia dato la sua risposta senza pretendere che la risposta di uno valesse per tutti gli altri. Forse c’è un legame più forte di quello che si potrebbe supporre a prima vista. Anche per chi sceglie il “Senza titolo”. Non è una scelta casuale, in fondo. Se non si può parlare chiaramente, qualche volta è proprio meglio tacere.
Chiesa di S.Francesco
Capranica (VT)
Ingresso libero