In ogni sala della galleria sono ospitati artisti che rappresentano con il loro lavoro esperienze e modalita' espressive differenti. Tre personali che si fondono in un'unica mostra.
Chiara Cochi, Sergia Avveduti, Manuele Cerutti
Il progetto espositivo, riproposto in questa nuova occasione, si distingue nell’ambito della programmazione della galleria come momento per presentare tre distinte personali che si snodano nelle tre sale adiacenti dello spazio. In ogni sala della galleria sono ospitati artisti che rappresentano con il loro lavoro esperienze e modalità espressive differenti. Tre personali che si fondono in un'unica mostra. Per questa occasione, sono stati invitati gli artisti Chiara Cochi, Sergia Avveduti, Manuele Cerutti.
Chiara Cochi (Orvieto - 1979, vive e lavora a Firenze)
L’artista presenta una serie di immagini fotografiche (Paesaggi e figure, 2007) che compone estrapolando dal quotidiano frammenti di vita ordinaria, poi ri-contestualizzati entro paesaggi spogli, elementari, dove la presenza umana agisce o riposa. Tramite questa operazione costruisce habitat estranei alle azioni ordinarie che lì inscena, quinte di un racconto che narra del tentativo di riappropriarsi di una natura ormai perduta, ma a cui l’uomo è indissolubilmente legato. La ricerca di Chiara Cochi esplora nuovi territori per accorciare le distanze tra uomo e natura, tra individualità e universalità presentando un lavoro che nasce dal desiderio di recuperare un respiro simbiotico tra corpo e terra dove l’uomo è sentito come parte del tutto. Una riflessione esistenziale che tenta di rispondere all’interrogativo posto dallo scrittore Albert Camus, nel suo libro Il rovescio e il diritto: “Fino a quando durerà questa notte in cui non mi appartengo più?”.
Sergia Avveduti (Lugo - 1965, vive e lavora a Bologna)
Il centro della ricerca di Sergia Avveduti ha come fulcro l'architettura, intesa come categoria simbolica, capace di offrire un rapporto di interscambio tra il pensiero e lo spazio. Si intitola Due il lavoro presentato per la mostra. Nella stanza dove interviene dialogano tra loro due sculture. La prima nasce da un gioco di contrasti che coinvolge la dimensione temporale: un piano in legno ottenuto rielaborando la forma di un meccanismo di orologio, si trova a contatto con un ramo di betulla che richiama l'idea della crescita fitomorfa, e quindi del tempo. La realtà si intreccia con l'idea. Se la forma in legno insegue la struttura di un tavolino, la pianta di betulla allude al profilo di una lampada. (Meccanismo d'orologio n°17, 2007).
La seconda installazione propone una composizione polimaterica che vede al centro la disposizione di alcune sfere di legno. In questo caso il rapporto con lo spazio e con lo sviluppo temporale prende forma partendo da una riflessione sul concetto di microcosmo e di confine (Fossile, 2007).
Manuele Cerutti (Torino - 1976, vive e lavora a Torino)
Una mano secolare è il titolo del lavoro pittorico presentato per la mostra che propone una riflessione su quegli aspetti formali e le implicazioni percettive che caratterizzano la nostra visione e la successiva comprensione di ciò che stiamo osservando.
L’artista scrive : “Noi interpretiamo la visione come un processo attivo in cui il cervello, nella sua ricerca di conoscenza del mondo visivo, opera una scelta fra tutti i dati disponibili e, confrontando l’informazione selezionata con i ricordi immagazzinati, genera l’immagine visiva, con un procedimento molto simile ad un processo creativo.
Sono diverse le aree del cervello coinvolte nella visione, molte specializzate nell’elaborazione di aspetti specifici della scena visiva come la forma, il colore e il movimento.
Nel caso in cui questi dati che ci giungono siano stai alterati, mascherati, la nostra grammatica visiva si dissolve in un teatro delle crudeltà in cui nulla è più rassicurante, non il volto della persona conosciuta, non il contorno delle cose e la loro disponibilità, non la semplicità di un gesto o la quiete di una parola. È una sottrazione al senso, è una celebrazione dell’ambiguità e della incapacità dei nostri sensi di discernere ciò che da familiare potrebbe diventare inquietante e angosciante.”
Immagine Chiara Cochi
Inaugurazione Sabato 6 ottobre 2007, alle ore 18
Galleria Spazio A contemporanearte
Via Modenese, 165, Pistoia
Ingresso libero