Atman. Un lavoro artistico che si svolge al confine tra la sfera visiva della pittura e quella tattile della scultura. Il linguaggio e' quello delle forme e dei colori ma anche quello delle masse, dei volumi, del rapporto tra la materia e lo spazio.
Atman
Nato a Luzzi (Italia), nel 1957 ha conseguito la maturità nella sezione architettura del Liceo artistico di Cosenza e il diploma in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Nel 1984 si trasferisce in Ticino ove inizia la sua ricerca artistica. Dopo un periodo di lavoro con il legno, il suo bisogno di silenzio e di essenzialità si concretizzerà in interventi materici sempre più rarefatti fino ad arrivare alle « strutture pittoriche » che oggi lo caratterizzano: opere in cui, scavalcato il limite del vincolo figurativo, “l'oggetto estetico va oltre la propria, stessa bellezza formale per proporsi anche come strumento di allineamento interiore” (M. Beltrani, 1999). Biagio Altomare è noto anche per la sua pregiata produzione grafica e per diverse installazioni. Dal 1999 vive e lavora a Losone.
A T M A N
È stato scritto, giustamente, che il lavoro artistico di Biagio Altomare si svolge al confine tra la sfera visiva della pittura e quella tattile della scultura. Il linguaggio è quello delle forme e dei colori ma anche quello delle masse, dei volumi, del rapporto tra la materia e lo spazio. In questa visione, l’oggetto non è una figura da rappresentare, ma l’energia prodotta da torsioni, posture, vortici, gesti. L’atto dell’artista non mira quindi a un rispecchiamento visivo del mondo, e neppure all’espressione di una visione puramente interiore, ma a porrein risonanza le sensazioni soggettive della mano che spalma il colore sulla superficie e le
qualità oggettive della materia trattata (la tela, la carta, il legno) che di volta in volta risponde al movimento e lo orienta nella costruzione di uno schema energetico. E questo dialogo non tollera la mediazione di uno strumento (il pennello, la spatola o lo scalpello): avviene nella forma più diretta, attraverso la sensibilità immediata delle dita, il movimento della mano che organizza la materia e insieme se ne lascia guidare quasi ascoltandone le pulsazioni sotterranee. Si può dire perciò che al centro di tutto sta il linguaggio delle vibrazioni, e che nella visione artistica di Altomare la più profonda verità del reale è l’energia vibratoria delle cose.
Questo linguaggio artistico non è il risultato di un’operazione intellettuale, ma anzi un sentimento quasi primitivo, un modo innocente di sentire la vita che scorre nelle vene dell’ uomo, nella linfa delle piante, nell’anima degli oggetti. Non si tratta però di un movimento irriflesso, di un sentire puramente immediato. Piuttosto, la mente retrocede fino a raggiungere quel punto di osservazione privilegiato in cui la sensibilità del soggetto e la verità profonda dell’oggetto si abbracciano. Si tratta a volte di un sentimento di solennità rituale (come nella forma tabulare statica del quadrilatero), a volte di un’esplosione di
vitalità potente. In certe torsioni si avverte quel tipo di virtualità dinamica che era uno dei segreti che davano tanta energia a certe sculture etrusche, egizie o greche: una immobilità vigile, una tensione controllata. Sono composizioni fatte di equilibri: l’ energia delle linee marcate,delle curvature nervose, degli angoli - e la serenità di un incantevole blu o delle delicatissime sfumature cangianti; la solidità severa della pala e lo squarcio enigmatico che l’incrina.
Soprattutto la coesistenza di attività e silenzio. Al centro di molte di queste opere di Altomare appare (oppure si nasconde) una sorta di occhio segreto verso cui convergono le forme raffigurate in cui si origina (o si estingue) il movimento: il centro di equilibrio in cui l’azione riposa in uno stato di quiete dinamica. È come il punto centrale di un mandala o il cuore vuoto della ruota di un carro da cui si diramano i raggi e che ne attiva e riassorbe la spinta.
Nella terminologia della spiritualità indiana, questo punto cosmico di coscienza inalterata è chiamato l’atman, lo spirito puro che siede immobile in mezzo alla danza della creazione che si esprime nell’infinito gioco della natura di cui è parte la stessa attività dell’artista.
Se il fine dell’arte è quello, in apparenza paradossale, di forzare il carattere convenzionale della comunicazione per far passare tra gli uomini non solo segni ma lo stesso sapore delle esperienze vissute e delle visioni interiori, l’opera di Altomare tende a trasmettere appunto la percezione diretta di questo rapporto tra il ritmo e la forma spirituale della vita e il silenzio dello sguardo interiore dell’atman che ne scandaglia le geometrie e le segrete linee di forza.
Martino Beltrani, Locarno, 2007
Inaugurazione ore 16
Officina Arte
via Cantonale, 57 - Magliaso