A mare mostrum. I pezzi esposti variano da sculture di media pezzatura in bronzo, a piccole steli con valve di frutti di mare trattate con inserti vari come oro o corallo o vetro o argento, a oggetti realizzati in rete metallica rivestite in materiale similcotto.
A mare mostrum
Specchio di piaceri di ricordi di ansie di paure Il Mare è immagine e
immaginario possiamo burlarci di un impalpabile Ozono o di un pessimistico
Immaginario ma non di una nera Immagine oleosa peraltro (e sarà d’altro)
tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare riflettere elencare descrivere
numerare Presentare e Rappresentare ciò che si presenta possibilità di
Costruire l’immagine condividerne un fare diffuso e non solo un Prodotto
diffuso ma un riuso mai un abuso.
Amato Rak - picaGallery
Amato Rak espone forme e oggetti come gusci, relitti di spiaggia e
surreali elaborazioni compositive, realizzate tanto con un uso raffinato
di resti e rifiuti marini, quanto con materiali e tecniche del modellato
tradizionale. I pezzi esposti variano da sculture di media pezzatura in
bronzo, a piccole steli con valve di frutti di mare trattate con inserti
vari come oro o corallo o vetro o argento, a oggetti realizzati in rete
metallica (zincata e di alluminio) rivestite in materiale similcotto
(resine).
Una poetica basata sulla “necessità di un fare diffuso” al di là del mito
del singolo artista.
Appunti
gusci, resti, inattendibili associazioni, segni prodotti da un qualcuno
assente.
osservatori di un qualcosa “appeso ad una parete”:
irriconoscibile, deformato, consumato e impreziosito da prodotti e
sottoprodotti di cui non si capisce la necessità.
necessità di immissione in un mercato in cui comunque ci si scambiano
perline e taroccature lucenti.
chi le fa? chi le produce? perché?
bisogna comunicare con un “fare” in cui il singolo produttore “riproduca”
la necessità del “suo fare”;
non la necessità del suo essere consumatore.
comunicare paesano del passa parola.
complesso e semplice da omero alle barzellette.
spaesante da internet ai salotti in piazza (di cui le piccole gallerie
possono far parte) e non in tv
comunicare la necessità di auto produrre forme, segni, strumenti o
immagini, ovvero di attestare il proprio essere “individui sociali”
ma la forma prodotta, per esistere, deve ricadere nella trappola della
comunicazione:
deve essere appetibile, sempre riproducibile, senza padri, ma firmata.
d’altro sarà un grido vuoto di sonoro, che può stimolare emozioni ilari o
indifferenza o depressione. a volte, curiosità.
12 "mensole" della dimensione di circa 12x36 cm. rappresentanti resti
fisici o immaginifici si susseguono sulle pareti della mostra le "mensole"
sono realizzate in rete metallica (zincata e di alluminio) rivestite in
materiale simil cotto (resine); su ognuna delle mensole insiste una
piccola stele con un guscio di ostrica variamente trattato (piccoli
inserti preziosi di corallo, perline, vetro, argento, oro)
Titoli: delle mensole sotto resti del pranzo di natale 2005 elaborati nel
2006-007:
500 di resto, resti di un ombra metrica, resto composito di cappio,
Seguono: resto strombettante di architettura, abbottonati al resto,
radicando i resti, un resto pubico, un resto androgino restando di spalle,
resto di vesta, resto di seno, esibendo resti di buatte
Nella mostra sono presenti inoltre pezzi singoli e compositi in fusione
metallica e tecniche miste di cui si riportano alcune immagini e titoli:
Amato Rak
Nato a Roma vive e lavora a Napoli.
Formatosi artisticamente sotto la guida di Giuseppe Antonello Leone e
Maria Padula, ha studiato presso il liceo artistico di Napoli con docenti
come Colucci, Tatafiore, Lippi, di Stefano, Pirozzi ed altri. Attivo a
Napoli sin dagli Anni Sessanta ha partecipato a gruppi come l’Operativo
Sud 64 in contatto con Luca Castellano ed ha collaborato con opere
grafiche a giornali e riviste. Laureato con lode alla facoltà di
architettura di Napoli ha svolto attività professionale operando anche
nell’ambito dell’architettura d’interni e nella progettazione di oggetti
con segnalazioni e premi (segnalazione al concorso internazionale di Cava
dei Tirreni del 1969, primo premio alla biennale d'arte di Gubbio del
1970, progetti, concorsi di architettura, pubblicazioni, brevetti). La sua
ricerca riguarda forme e segni indagati nella loro origine e dinamica, in
una iterazione tra conoscenza e osservazione, strettamente connessa alla
sua attività didattica - dalla scuola all’università. Negli ultimi anni si
è dedicato a mostre collettive - Scanno, Cennina, Spoleto, Montella,
Napoli, e mostra itinerante 13x17.
Vernissage: 31 ottobre 2007
Picagallery
via Vetriera 16, 80132 Napoli
Ingresso libero