Modi per fare arte e altro. Elisabetta Falqui, Groune de Chouque, Donatella Mei. Le tre artiste espongono fotografie, installazioni, opere pittoriche e sculture di acetato. A cura di Marianna Desantis.
Elisabetta Falqui, Groune de Chouque, Donatella Mei - Modi per fare arte e altro
a cura di Marianna Desantis
Elisabetta Falquisi concentra, attraverso una serie di fotografie ed installazioni, sul connubio tra arte e moda per porre alla sua e alla nostra attenzione la società contemporanea, vittima di uno sfrenato consumismo, di codici di omologazione, tempestata da slogan, spot e griffe. Con “Ob-fashion”, Elisabetta Falqui entra semplicemente nel mondo della quotidianità, dove l’ossessione per la moda e la seduzione dello shopping coinvolgono l’ intero universo stereotipato di uomini e donne, tutti fashion victims.
Si vittime della moda, perché la moda è ricerca di uno status sociale, di un posto nella collettività, di un senso di appartenenza. Una ricerca vana e inutile, una gabbia da cui è difficile uscire, perché tutto alla fine si rileva ingannevole, tutto è solo apparenza e formalità. Tutto questo mondo viene racchiuso nelle sue stupende immagini fotografiche curate con meticolosa attenzione. Le pose ripetute sono un chiaro richiamo al mondo della pubblicità, unica e vera “arma” di persuasione della nostra società.
Groune de Chouque crea quadri che non cessano di evolversi, di modificarsi e che subiscono mutamenti anche imprevedibili. È lo scorrere del tempo, l’affiorare della memoria quello che traspare nella fragilità dei suoi fiori e delle sue farfalle. Sono fiori e farfalle logorate dal tempo, impolverate di ricordi, sono tracce infime di cose già morte, inutili che si vorrebbero buttar via, ma di cui Groune de Chouque ne mostra tutta la bellezza e il mistero. Queste piccole cose, su cui lei posa la fine polvere del quotidiano, divengono l’espressione di frammenti di un diario intimo pieno di memorie; brevi brani poetici sussurrati e bisbigliati per renderli così timidamente manifesti alla realtà. Il senso e la forza affettiva delle sue opere sono la rivelazione di una meditazione segreta, di una ricerca interiore.
Donatella Mei affida la sua utopica poetica ad un linguaggio visuale composto dalla trasparenza dei polimeri (pvc, plexiglas) e degli acetati, nonché dall’uso della tecnologia della luce e della xerocopia, come prova di una riconciliazione armonica tra natura e tecnologia eludendone la storica e affascinante antitesi. Questo viene raggiunto da Donatella Mei attraverso l’utilizzo di segni appartenenti al mondo di strutture architettonicamente costituite, ma anche realizzando nelle sue opere un’unione sia ricordi personali che di storia dell’arte con l’attraente fascinazione dei materiali polimerici. lo stesso legame tra le sue emozioni, nate di fronte alla nutura toscana, e la libertà di esprimerle viene manifestato con l’impiego, indifferente, sia di materiali tradizionali che contemporanei. Nella purezza delle sue forme c’è il retaggio della tradizione rinascimentale, dove anche la natura faceva parte di una visione architettonica. Le sue opere, infatti, sono “pensieri-costruzioni” di monumenti architettonici per ambienti urbani, ma che ne segnano anche il confine con natura, la campagna, un piccolo giardino, origine del mondo poetico di Donatella Mei.
Immagine: Donatella Mei
Secondopiano c/o Palazzo Antinori Corsini
Borgo Santa Croce 6 - Firenze
Orario: tutti i giorni 9-19, chiuso domenica
Ingresso libero