Disegni pitture. Nelle sue opere, volti e movimenti si aggrovigliano tra di loro in una sorta di aereo e surreale cubismo in cui e' la linea e non la superficie ad indagare il soggetto da piu' punti di vista.
Dal nulla, attraverso il nulla, verso il nulla. Le
opere di Marsil Basento emergono dall’oscurità di
una vita vissuta ai margini dell’arte, del lavoro,
della famiglia. Frammenti di un discorso di cui
ormai si sono perse le frasi principali,
dimenticate, obliate, forse addirittura
allontanate da sé.
Dopo una breve vita lavorativa Marsil si chiude
alle spalle il mondo esterno rifugiandosi nel
dialogo con sé stesso e con le sue opere. Nelle
mie composizioni c’è sempre una figura, afferma.
L’importanza di rappresentare pur sempre qualcosa,
anche se attraverso il medium di linguaggi
non-oggettivi. Dai disegni degli anni ’70 alle
successive opere su tela, infatti, l’astrazione e
la figurazione si sovrappongono costantemente per
mezzo di forme e colori tenui, gentili.
Reminescenze delle avanguardie del primo ‘900 si
affacciano in composizioni dove la raffigurazione
non è mai confusa, ma emerge sempre dall’intreccio
dinamico di linee e campiture geometriche.
Nei disegni si colgono in nuce quelle forme che
emergeranno col tempo attraverso la pittura. Volti
e movimenti si aggrovigliano tra di loro in una
sorta di leggero ed aereo surreale cubismo in cui
è la linea e non la superficie ad indagare il
soggetto da più punti di vista. Sguardi perplessi,
diversi volti di una stessa anima, si ritrovano ad
esplorare il bianco della pagina cercando “più
vita”.
Nelle opere su tela degli anni ’80 e ’90 figure
antropomorfe, totemiche, riempiono lo spazio;
presenze in cui un movimento trattenuto,
potenziale, si scontra con una staticità quasi
sacrale, silenziosa. Vere e proprie forme
interiori, rappresentazioni visibili di passioni,
razionalità, sentimenti. Il coesistere di
staticità e movimento, inoltre, finisce con il
determinare un singolare equilibrio tra una parte
dell’immagine, che si offre placida allo sguardo,
ed un’altra che tende inquieta verso l’esterno del
quadro, quasi a voler fuggire, evadere da
quell’ingombrante mostrarsi.
Emerge tra queste forme il mistero di visioni
lontane di cui si sono ormai perse le tracce. Lo
stesso Basento ha disperso nella sua memoria il
ricordo di ciò che lo ha influenzato. Rimane
l’opera, il segno, il gesto quantomai vitale,
proprio perché riassunto di una vita, di tante
parole non dette, di tante cose non fatte, di
tanti luoghi non visti.
(Christian Costa)
Inaugurazione 7 dicembre 2007
PicaGallery
vico Vetriera, 16 - Napoli
Ingresso libero