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Marsil Basento
dal 6/12/2007 al 19/12/2007

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Marsil Basento



 
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6/12/2007

Marsil Basento

PicaGallery, Napoli

Disegni pitture. Nelle sue opere, volti e movimenti si aggrovigliano tra di loro in una sorta di aereo e surreale cubismo in cui e' la linea e non la superficie ad indagare il soggetto da piu' punti di vista.


comunicato stampa

Dal nulla, attraverso il nulla, verso il nulla. Le opere di Marsil Basento emergono dall’oscurità di una vita vissuta ai margini dell’arte, del lavoro, della famiglia. Frammenti di un discorso di cui ormai si sono perse le frasi principali, dimenticate, obliate, forse addirittura allontanate da sé.

Dopo una breve vita lavorativa Marsil si chiude alle spalle il mondo esterno rifugiandosi nel dialogo con sé stesso e con le sue opere. Nelle mie composizioni c’è sempre una figura, afferma. L’importanza di rappresentare pur sempre qualcosa, anche se attraverso il medium di linguaggi non-oggettivi. Dai disegni degli anni ’70 alle successive opere su tela, infatti, l’astrazione e la figurazione si sovrappongono costantemente per mezzo di forme e colori tenui, gentili. Reminescenze delle avanguardie del primo ‘900 si affacciano in composizioni dove la raffigurazione non è mai confusa, ma emerge sempre dall’intreccio dinamico di linee e campiture geometriche.

Nei disegni si colgono in nuce quelle forme che emergeranno col tempo attraverso la pittura. Volti e movimenti si aggrovigliano tra di loro in una sorta di leggero ed aereo surreale cubismo in cui è la linea e non la superficie ad indagare il soggetto da più punti di vista. Sguardi perplessi, diversi volti di una stessa anima, si ritrovano ad esplorare il bianco della pagina cercando “più vita”.

Nelle opere su tela degli anni ’80 e ’90 figure antropomorfe, totemiche, riempiono lo spazio; presenze in cui un movimento trattenuto, potenziale, si scontra con una staticità quasi sacrale, silenziosa. Vere e proprie forme interiori, rappresentazioni visibili di passioni, razionalità, sentimenti. Il coesistere di staticità e movimento, inoltre, finisce con il determinare un singolare equilibrio tra una parte dell’immagine, che si offre placida allo sguardo, ed un’altra che tende inquieta verso l’esterno del quadro, quasi a voler fuggire, evadere da quell’ingombrante mostrarsi.

Emerge tra queste forme il mistero di visioni lontane di cui si sono ormai perse le tracce. Lo stesso Basento ha disperso nella sua memoria il ricordo di ciò che lo ha influenzato. Rimane l’opera, il segno, il gesto quantomai vitale, proprio perché riassunto di una vita, di tante parole non dette, di tante cose non fatte, di tanti luoghi non visti.
(Christian Costa)

Inaugurazione 7 dicembre 2007

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