Doppia personale. In mostra le fotografie di Davide Battista che colgono l'attimo in cui la frenesia diurna cede alla necessita' del riposo. Francesca Vitali presenta invece gioielli di carta dove la consueta bidimensionalita' del materiale conquista la terza dimensione e si organizza in geometrie pulite e raffinate.
Davide Battista, "Holy nap"
A cura di Carlo Ercoli
“Una pennichella distilla in pochi minuti la dolcezza di un’intera notte di sonno”
Dolcemente le palpebre si fanno pesanti, le membra intorpidiscono, l’udito affievolisce. Non importa in quale situazione, Lei si presenta pesante o leggera, con spontanea irriverenza, senza distinzioni sociali o di età, ed è difficile non farsi convincere ad assecondarla. Lei è la Pennichella o Pisolino, che dir si voglia, così Mediterranea e Latina, spesso fonte di controversie e recentemente rivalutata anche dalla scienza. Addirittura il grande Leonardo da Vinci, non ne poteva fare a meno. Questo uno dei segreti del suo genio?
Davide Battista,fotografo romano espone nella mostra “Holy Nap”, gli scatti rubati durante i suoi viaggi di lavoro in giro per il mondo. Su una spiaggia o in mezzo al traffico, in metropolitana o durante una poppata, in un sambodromo o ad un rave party, coglie l’attimo in cui l’attività diurna frenetica ,recede di fronte alla necessità fisiologica di staccare. Lentamente, chi viene abbracciato da Morfeo anche per pochi istanti, scivola in una dolce situazione estraniante che fa perdere l’aderenza con la realtà.
Il silenzio rigenerativo che ne consegue,assume connotazioni di una sacralità che appare irrinunciabile. “Holy nap”, “Santa pennichella” tradotto letteralmente. La fotografia immortala questo sublime istante, dilatando all’infinito il suo concetto di spazio e tempo racchiudendo il tutto in doppia dimensione. L’istante non è più tale perché, viene innalzato sull’altare degli onori artistici contrastando la brevità della sua essenza e la foto si configura come somma di due pause. La principale è quella costituita dal soggetto che si addormenta, la seconda scaturisce dall’incontro di questo o questi con lo sguardo di Davide Battista che, prontamente li fotografa, carpendo un momento della pausa che amplia all’infinito. Il materiale su cui viene stampata, esula la classicità del cartaceo a favore del policarbonato e acciaio che, riflettono metaforicamente, l’irregolarità degli spazi ritagliati per la “pennichella”. Si, perché questa non ha rispetto di niente e nessuno e coglie sempre in luoghi ameni. I soggetti immortalati, dominano la scena fotografica in silenzio.
Soffermiamoci per un attimo a pensare a quali e quante sono le possibilità espressive che offre l’umanità quotidiana, sono numerose, ma non è da tutti saperle decifrare e leggere. E’ come interpretare le note di un pentagramma. Quello che il fotografo romano ci propone, sono il frutto di una lettura attenta e sensibile delle scenografie che animano il panorama urbano di ogni giorno. Del resto la fotografia, è il grande mezzo che ha rivoluzionato l’arte mediante la riproduzione meccanica di ciò che vediamo, sdoganando in un certo senso la pittura che ha cominciato a meditare anche su altre vie. Che ci si trovi a Roma come a Rio de Janeiro, in Sicilia o in Spagna, quello che traspare dalle fotografie è una multiforme umanità ingenua e stanca accomunata da quei quindici o venti minuti ristoratori.
Le opere presenti, in mostra sono corredate ciascuna da un audio che intende riprodurre l’acustica ambientale inerente allo scatto effettuato al fine di creare una situazione artistica polisensoriale con effetti estranianti. Il visitatore si trova di fronte la fotografia e con l’ausilio delle cuffie presenti in loco si immerge completamente nel flusso di sensazioni, nato dall’incontro tra lo sguardo di Davide Battista e i soggetti.
http://www.davidebattista.com
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Francesca Vitali. "Elementi di carta"
A cura di Luca Costantini
Francesca Vitali (in arte Frucci Design) cresce a Roma come scienziata laureandosi in Chimica all’Universita’ La Sapienza, riceve il dottorato di ricerca all’Università’ di Zurigo e attualmente lavora all’Università’ UC Irvine in California. Parallelamente agli esperimenti di chimica, evolve il suo percorso artistico come ‘alchimista della carta’. Progenitrice della chimica moderna, l’alchimia e’ stata praticata a partire dall’antichità fino ad oltre il XVI secolo con l’ambizioso scopo di trasformare materiali comuni in metalli preziosi come argento e oro. Francesca reinterpreta questa antica ambizione nella metamorfosi della carta in gioielli di autentica originalità e moderno design.
“Nella vita di ogni giorno, la carta e’ considerata un materiale umile, di pratica utilità, che attraversa le nostra quotidianità con tanta frequenza quanta e’ l’indifferenza con cui viene sfruttata, stracciata e alla fine abbandonata.” Le creazioni di Francesca restituiscono dignità a questo materiale attraverso la produzione di oggetti di ornamento personale e ambientale utilizzando carta comune, carta stampata e carta riciclata.
“La carta e’ essa stessa il prodotto di un’incredibile trasformazione. La sua apparente fragilità origina dalla manipolazione di uno dei materiali organici più resistenti, il legno. La mia alchimia non fa’ altro che continuare questo processo, catalizzandone la metamorfosi successiva, e far emergere la dignitosa essenza di questo incredibile elemento.” Negli Elementi che compongono i gioielli di Francesca Vitali, la carta, tipicamente relegata in uno spazio bidimensionale, conquista una terza dimensione e si organizza ‘alchemicamente’ in geometrie pulite e raffinate.
Immagine: Davide Battista
Inaugurazione 13 dicembre ore 19
Fondazione Pastificio Cerere
Via degli Ausoni 7, Roma
Orario: dal lunedì al venerdì 15-19
Ingresso libero