In mostra il dipinto che l'artista ha realizzato prendendo a modello un ambiente del museo Praz. Lo spazio ed il dipinto si riflettono in un gioco di suggestioni e rimandi insieme letterari e d'immagine che proseguono il lavoro di Mario Praz sulle parole e le cose.
Nella sua vastissima autobiografia, La casa della vita appunto, Mario Praz riflette assai frequentemente sull’importanza nella sua esistenza degli arredi della sua straordinaria collezione.
Cose care ed amate quasi più degli esseri umani, perché – a differenza di questi – “ le cose non tradiscono mai”. Queste silenziose stanze allestite con tanta cura negli anni, per ricreare - a ritroso nel tempo - degli ambienti ideali, tali quali la sua famiglia aveva potuto abitare nel corso dell’ Ottocento, sono oggi un museo. Ed assai rapidamente chi visita questi ambienti si rende conto delle strette analogie che uniscono tra di loro vedute d’interno quali l’appartamento della regina Maria Isabella di Napoli, dipinto da Vincenzo Abbati nel 1836, o i numerosissime acquarelli d’interno che riproducono case inglesi, francesi, tedesche, russe dell’Ottocento, alle stanze di questa stessa casa: analoghi i decori e molti degli arredi, assai simili i dettagli, dai tendaggi alla maniera di appendere i dipinti ed accostare tra loro gli oggetti. Praz stesso scelse di farsi ritrarre, alla sua scrivania, dall’amico pittore Sergio De Francisco nel gran salone di Palazzo Ricci, come in un minuzioso dipinto biedermeier, datato però 1965, dove anche i riflessi della luce sul mogano lucido dei mobili vengono accuratamente riprodotti assieme a molti degli arredi e degli oggetti ancor’oggi visibili nella casa museo.
Il dipinto che all’inizio di quest’anno Andrea Aquilanti ci ha chiesto di poter realizzare prendendo a modello un ambiente del museo Praz per la mostra Interni romani, tenutasi nella Sala Sinopoli dell’Auditorium, ci è parso una riflessione contemporanea su questi stessi temi e quest’identità è stata rafforzata dal testo di Ugo Riccarelli che accompagnava l’opera in catalogo.
Oggi la felice coincidenza di una mostra dedicata a Jacod Phlipp Hackert nel Palazzo Reale di Caserta, cui è stata inviata la veduta dei Campi Flegrei del Museo Praz, libera proprio nell’ambiente dipinto da Andrea Aquilanti uno spazio che pare esattamente calibrato per accogliere la sua veduta di questo stesso luogo. Bianca Attolico da pochi mesi proprietaria del dipinto, ha poi generosamente consentito a privarsene, permettendoci di concretizzare questo evento.
Specularmente quindi l’ambiente ed il dipinto stesso si riflettono in un gioco di suggestioni e rimandi insieme letterari e d’immagine che idealmente proseguono il lavorio prazziano sulle parole e le cose. Come scriveva Praz nella sua Casa della vita, riferendosi alle vedute d’interno da lui collezionate, ”…quelle sale e quelle stanze, tali quali furono allorché ci vivevan dentro coloro del cui gusto esse erano uno specchio mi sembrano vibranti di attesa, animate ancora da un calore umano…e che noi aspirassimo l’anima rimasta rinchiusa… come il profumo imprigionato in una antica fiala…”
Si ringraziano i Bettoja Hotels sponsor tecnico dell’iniziativa unitamente all’ Azienda Agricola Castello delle Regine e l’Associazione Amici dell’Arte Moderna A3M per il consueto supporto materiale e morale.
Ufficio Stampa
dr.ssa Carla Michelli
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cmichelli@arti.beniculturali.it
Inaugurazione 18 dicembre 2007 ore 18.00
Museo Mario Praz
Via Zanardelli 1, Roma
Ingresso liebro