Manichini "truccati" in modo da sembrare figure futuribili. Bambole, ironiche e giocose, che perdono la testa, le braccia e le gambe, presentandosi piu' come possenti strutture architettoniche che come uomini. Nell'ambito di "Via libera. Scultura".
La scultura con il suo prepotente vigore plastico, quella che si fa per forza di levare, come diceva Michelagelo, quella che si lascia andare alla poetica dell’object trouvé, ma anche quella che nasce dai materiali grezzi e si consuma nel fuoco, animerà le stanze della Galleria 8,75 Vetrina, diretta da Ursula Barilli e Gino Di Frenna. Sarà infatti la rassegna “Via libera - Scultura” ad accompagnandoci nell’anno nuovo con le tre interessanti personali di Beppe Villa (16 novembre - 5 dicembre), Corrado Askerz (7 - 20 dicembre) e Nero Levrini (21 dicembre - 10 gennaio).
La materia di Beppe Villa, come si legge nella nota critica di Chiara Serri, “lascia apparire eventi, essudazioni, coaguli che, andando oltre la compattezza della superficie, invadono lo spazio per riscaldare l’atmosfera in complesse sequenze narrative, montate su grandi tabelloni metallici. Le sue sono presenze, fusioni di metalli che, disponendosi sui pannelli come le note di uno spartito, si sforzano di condensare in un’immagine il dinamismo e l’energia insiti nel cuore stesso della materia, di riprodurne il peso, la tensione, il rapporto delle forme come ritmo e come numero, insomma l’incontenibile forza centrifuga che esplode, eludendo ogni possibile costrizione, al limite tra il vuoto e la piena concretezza delle cose.
La scultura di Corrado Askerz si caratterizza, invece, per l’impiego di materiali poveri, “non artistici”, come il legno, la pietra, i fili di metallo arrugginito e gli stracci, assunti nella loro espressività primaria e nell’immediatezza sensoriale che si produce durante la loro composizione. Le sue plastiche diventano dunque delle scenografie funzionali che abitano fisicamente la galleria, circondando lo spettatore e rendendolo protagonista dello spazio. Opere, insomma, realizzate con materiali grezzi, composti attraverso interventi minimali che, portando il processo artistico ai minimi termini, riducono l’oggetto, la scultura o la composizione parietale al suo archetipo.
Le sculture di Nero Levrini, per finire, sono manichini veri “truccati” in modo da sembrare più figure futuribili che corpi di carne. Bambole, ironiche e giocose, che perdono, di volta in volta, la testa, le braccia e le gambe, presentandosi più come possenti strutture architettoniche che come uomini. Gli organi vitali non sono collegati da vasi sanguigni ma da cavi elettrici, le viscere sono circuiti e le torsioni spesso innaturali. Corpi cibernetici, dunque, anche se descritti attraverso le forme della vita domestica, intinti nel rosso e nell’oro, nel verde e nel violetto, insomma in colori brillanti che rendono ancora più efficace il graduale smaterializzarsi della sostanza corporale”.
Inaugurazione 21 dicembre, ore 17
Associazione Culturale 8,75 Vetrina
via Della Croce Bianca Reggio Emilia
Venerdì e sabato 16.30-19.30. Gli altri giorni su appuntamento