Pittura e verita'. La commedia umana nell'arte di Antonio Cifrondi. In mostra una selezione di opere del pittore, attivo tra Bergamo e Brescia a cavallo tra Seicento e Settecento, provenienti da raccolte pubbliche e private. Il pittore e' stato un esponente di spicco di quella tradizione artistica lombarda, nota anche come "pittura della realta'".
L’esposizione presenta una selezione di opere del pittore Antonio Cifrondi (Clusone
1656-Brescia 1730), attivo tra Bergamo e Brescia a cavallo tra Seicento e
Settecento, provenienti da raccolte pubbliche e private. Celebrato dalle fonti per
la rapidità esecutiva e il virtuosismo tecnico, Cifrondi, che fu coetaneo di Fra’
Galgario e poco più anziano di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, ha realizzato
nell’arco di un cinquantennio un’impressionante quantità di opere (pale d’altare,
cicli di affreschi, ritratti, nature morte, scene di vita quotidiana) in gran parte
ancora conservate nelle chiese e nelle dimore del territorio bergamasco e bresciano.
Il pittore è stato un esponente di spicco di quella tradizione artistica lombarda,
altrimenti nota come “pittura della realtà” (comprendente Moretto, Moroni, Ceresa,
Cavagna, Baschenis, Fra’ Galgario, Ceruti ecc.) raccontata dal critico d’arte
Roberto Longhi nella rassegna “I pittori della realtà in Lombardia” (Milano, Palazzo
Reale,1953) che ha nell’adesione al dato naturale e nell’umana partecipazione ai
fatti della vita quotidiana le sue caratteristiche distintive.
Figlio di un muratore, Cifrondi si formò a Bologna presso la bottega di Marcantonio
Franceschini. Le fonti settecentesche riferiscono anche di un suo soggiorno a Torino
e di un viaggio in Francia a Parigi dove avrebbe incontrato il celebre pittore
Charles Le Brun. Nel 1679 è a Roma per il canonico viaggio “di formazione”.
Rientrato a Clusone, dal 1687 è titolare di un’avviata bottega che nell’arco di un
decennio sforna una mole eccezionale di dipinti e imprese decorative per la
committenza ecclesiastica e laica, specie in Val Seriana e nella città di Bergamo.
Negli anni a cavallo tra Seicento e Settecento è attivo tra l’altro nella
Parrocchiale di Cenate San Leone (telero con L’incontro di Leone Magno e Attila), a
Cerete Basso (tele dell’abside nella Parrocchiale) e in Sant’Alessandro della Croce
a Bergamo, ove realizza la grande tela con il Martirio del santo titolare.
Il suo
stile è caratterizzato da pennellate guizzanti e corsive, da impasti di materia
pittorica liquida e luminosa e da colori brillanti di gusto già settecentesco. I
suoi riferimenti, oltre che alla cultura bolognese sono alla pittura del lucchese
Pietro Ricchi e di Andrea Celesti, il veneziano che lo affiancò nella decorazione
della volta della Basilica di Clusone agli inizi del Settecento. Importante è anche
il rapporto con Luca Giordano dal quale deriva talune spericolate soluzioni
luministiche e compositive, come nelle due concitate versioni della Deposizione di
Cristo oggi al Museo di Clusone.
Tra il 1712 e il 1716 esegue un’ampia impresa decorativa per la villa extraurbana
della famiglia Zanchi a Rosciate. Il suo stile, che nel campo della ritrattistica si
confronta con le novità introdotte da Fra’ Galgario (come nell’Autoritratto del
1698), vira verso un colorismo più meditato, modulato sui toni preziosi degli ocra,
dei beige, degli avana e dei grigi mentre la materia pittorica diventa ancora più
fluida e vaporosa. All’inizio degli anni Venti si trasferisce a Brescia, dove è
attivo anche il giovane Ceruti, e realizza opere notissime come la Cucitrice, il
Vecchio sotto la neve o l’incantevole Mugnaio della Pinacoteca Tosio Martinengo di
Brescia, che segnano la sua stagione migliore, quasi interamente dedicata alla
produzione di genere: una galleria di umili protagonisti della vita di tutti i
giorni - mendicanti, contadini, viandanti, ciabattini, bevitori - descritti con
sentimento di umana solidarietà e partecipazione emotiva.
La “commedia umana” messa
in scena da Cifrondi si collega al filone ricco di spunti umoreschi e briosamente
caricaturali - come in certi almanacchi popolari e nelle raccolte illustrate di
proverbi e mestieri - reso popolare da pittori “forestieri” attivi in Lombardia come
il danese Monsù Bernardo e l’austriaco Giacomo Francesco Clipper detto il
Todeschini.
Inaugurazione sabato 22 dicembre 2007 ore 16,30
Museo Arte Tempo della Citta' di Clusone - MAT
via De Bernardi, 5 (Palazzo Marinoni Barca), Clusone (BG)
Tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15,30 alle 18,30
mattino del 1 gennaio 2008: CHIUSO
Ingresso libero