Passwords. Le opere dell'artista sono composizioni poetiche di singoli fonemi, incontri di piu' elementi che si alternano e susseguono su lastre di alluminio, dando vita a poemi visivi di suono, significato e colore.
Claudio Catanese mette in mostra negli spazi del Kaplan’s Project n° 3 i suoi sistemi di accesso. Composizioni poetiche di singoli fonemi, crasi di più elementi che si alternano e susseguono su lastre di alluminio, dando vita a poemi visivi di suono, significato e colore. Come quasi in tutte le passwords – ridondanti realtà del nostro quotidiano, formule magiche da ricordare – il perchè della scelta di ogni elemento è noto solo al loro creatore.
L’artista si diverte a comporre in successione, lasciando crescere il numero dei fonemi di volta in volta: ‘blu gin lei him lsd’ e ancora ‘sex web uno tuo ufo oro’, insieme ad altri, sono alcuni elementi lessicali delle due griglie compositive passwords x 1. Si passa poi ai trittici polisenso delle passwords x 2 e ancora x 3 per x 4 e x 5, fino ad arrivare a veri e propri statements: ‘Vai nei bui bar per ber’ e “Ira del dio per chi sia reo”, composizioni x 6 e x 7 su sfondo verde e giallo. In queste frasi più strutturate, a dispetto della grande libertà compositiva, scatta un meccanismo paragonabile a quello della potenziale littérature à contrainte di Georges Perec.
Unità minime di articolazione sono chiamate a comporre queste frasi più o meno leggere, da interpretare con visione olistica, privilegiando il tutto a discapito delle singole parti. Ciascuna password è composta dall’insieme dei caratteri, eppure – anche grazie all’alternanza cromatica – ogni elemento splende di luce propria.
Gli assemblages di Claudio Catanese evocano il senso evanescente e affidato al caso degli haiku giapponesi. Le sue griglie e matrici poliglotte svelano le diverse anime dell’artista “Mon ame tue tue mon ame”, brandelli di frasi, mozziconi di parole, parole sfilacciate e nascoste, parole sotto le parole - ‘les mots sous le mots’ di Saussure - secondo una poetica del visivo e del tipografico.
Il carattere adoperato infatti – contrapponendosi allo status delle parole d’ordine dell’era digitale – ricorda quello della macchina da scrivere.
Il poeta è colui che dice, che si oppone a quel linguaggio colloquiale che invece non dice: le parole d’ordine esposte permettono di varcare una soglia, di accedere ad un’espressione più autentica, ad un uso a-convenzionale dei codici comunicativi.
In questa mostra, prima esposizione organica, Claudio Catanese presenta anche una selezione di opere grafiche e pittoriche prodotte dal 1990 al 2007: acquerelli su cartoncino e a tecnica mista su carta insieme al alcuni assemblages a bande, creati col nastro adesivo su supporti di zinco e riconducibili alla tecnica dell’action taping, sperimentata dall’artista nel lungo percorso lavorativo legato a importanti esposizioni in Italia e all’estero, alla cui realizzazione ha contribuito e contribuisce con passione e creatività.
Fuani Marino
Claudio Catanese (Enna, 1952, vive a lavora a Napoli) sperimenta il teatro come attore ed organizzatore, la filmografia, la poesia elettronica, il viaggio. Numerosi e lunghi i suoi soggiorni all’estero, in Europa e negli Stati Uniti. Elemento costante rimane la sua produzione artistica, collabora stabilmente con la Fondazione Morra di Napoli.
opening domenica 23 dicembre 2007 ore 19
Kaplan’s Project n° 3 - Palazzo Spinelli
via Tribunali, 362 - Napoli
orari: dal 24 al 31 dicembre dalle 11 alle 13.00 e dalle 16 alle 19.30; dal 1 gennaio al 15 marzo per appuntamento.