Daniel Buren e Douglas Huebler sono due esponenti tra i piu' rappresentativi della ricerca sulla dematerializzazione dell'arte e la messa in discussione nei confronti del tradizionale concetto di pittura che sul finire degli anni Sessanta coinvolge Stati Uniti ed Europa. Il risultato e' un'inedita relazione fra la definizione di spazio interno ed esterno e spettatore.
"Il mondo è pieno di oggetti, più o meno interessanti, non voglio
aggiungerne". La frase scritta nel 1969 da Duglas Huebler può essere il filo
conduttore che lega due esponenti tra i più rappresentativi della ricerca
sulla dematerializzazione dell'arte che sul finire degli anni sessanta
coinvolge Stati Uniti ed Europa.
La messa in discussione nei confronti del tradizionale concetto di pittura
viene teorizzato nel corso del 1967 e in questo periodo entrambi gli artisti
abbandonano pittura e scultura dando forma compiuta alla loro ricerca. Buren
firma col gruppo BMPT a Parigi il manifesto nel quale gli artisti dichiarano
di non essere dei pittori, e codifica quello che negli anni a venire sarà il
suo mezzo espressivo invariato: tela a strisce bianche e colorate di 8,7 cm
che trova al Marche Saint Pierre e nei magazzini di tessuti a Montmartre.
Huebler organizza nel 1968 il suo lavoro secondo 3 assiomi: tempo, luogo e
variabilità, ovvero la combinazione dei primi due. Cerca in tal modo di
indagare l'essenza della quotidianità in termini di tempo e/o luogo,
legandola ad un preciso sistema di documentazione che può concretizzarsi
sotto forma di fotografie, mappe o testi scritti. In entrambi i casi il
risultato è una inedita relazione fra la definizione di spazio interno ed
esterno e spettatore.
Daniel Buren
Si diploma all'Ecole Nationale Supérieure des Métiers d'Art a Parigi nel
1960 e membro del gruppo BMPT insieme a Mosset, Parmantier e Niele Toroni,
dopo il 1966 sviluppa una forma estetica che rifiuta qualsiasi indagine
formale per dedicarsi esclusivamente al rapporto fra opera d¹arte, contesto
e spettatore. Il suo tratto distintivo consiste nell'alternare strisce
verticali bianche e colorate, sperimentando tutta una gamma di supporti. Con
le sue strisce, Buren abbandona l¹idea del dipinto come oggetto e propone
un¹analisi critica della pittura attraverso i supporti più diversi, dalla
carta da parati incollata per le strade di Parigi al grande stendardo steso
nel mezzo del Gughenheim Museum di New York (1971). Ha sempre dedicato
particolare attenzione al dialogo delle sue installazioni con lo spazio
circostante e con il contesto, sia che fossero all¹interno di una galleria
o in spazi esterni.
Douglas Huebler
Nato ad Ann Arbor in Michigan, ha studiato presso la University of Michigan,
presso la Cleveland School of Art e presso l'Academie Julian a Parigi. Ha
insegnato presso alcune delle più prestigiose università americane.
Esordisce in pittura nell'ambito dell¹espressionismo astratto, del
minimalismo in scultura. Ottiene la sua prima personale presso la Phillips
Gallery di Detroit nel 1953. A partire dalla fine degli anni sessanta avvia
le sue ricerche in ambito concettuale: lavora a una serie di lavori quali
Duration Pieces, Location Pieces e Variable Pieces tutte documentate,
secondo un progetto precedentemente elaborato, con fotografie, mappe,
disegni e testi descrittivi. Si dedica poi alla produzione di sculture
minimaliste in formica su legno.
Inaugurazione 17 gennaio 2007
1000 Eventi
via Porro Lambertenghi, 3 - Milano
Ingresso libero