Archivio Cavellini
Brescia
via P. Marone, 3a
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dal 20/11/2001 al 12/1/2002
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Segnalato da

Piero Cavellini




 
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20/11/2001

TUbe

Archivio Cavellini, Brescia

Una sorta di laboratorio aperto e quotidiano, in cui il lavoro di sei giovani artiste emergenti (generazione 1980) si alternerà e si accompagnerà a quello di Piero Almeoni, a partire da una piattaforma comune, da una rete di esperienze vissute, da una strategia condivisa e aperta, allo stesso tempo. Sette linee di una metropolitana immaginaria, sette percorsi che attraversano una città qualunque. Una città che però non ha più corsie preferenziali né semafori, ma semplicemente stazioni d'incontro confidenziale, fermate personali.


comunicato stampa

Piero Almeoni con
Monica Carrera, Francesca Damiano, Eva Formenti, Larissa Lazzari, Luisa Littarru, Raffaella Orioni


Da un'idea nata nei corsi di Pittura e di Estetica della Nuova Accademia di Belle Arti di Brescia.

Una sorta di laboratorio aperto e quotidiano, in cui il lavoro di sei giovani artiste emergenti (generazione 1980) si alternerà e si accompagnerà a quello di Piero Almeoni, a partire da una piattaforma comune, da una rete di esperienze vissute, da una strategia condivisa e aperta, allo stesso tempo.

Sette linee di una metropolitana immaginaria, sette percorsi che attraversano una città qualunque (Brescia in questo caso, ma anche Milano come Catania, Vicenza o Matera). Una città che però non ha più corsie preferenziali né semafori, ma semplicemente stazioni d'incontro confidenziale, fermate personali, aree di sosta come memorie, abitudini, immagini interiori; una circolazione che osserva solo il codice delle relazioni tra le persone, delle complicità, un codice composto da norme emotive, private, affettive, da reciproche affinità, da spazi di libertà.

La mostra, curata da Marco Scotini, si presenta come una mappa pubblica e allo stesso tempo privata, dove ognuno può scegliere differenti possibilità di orientamento, registrare e soffermarsi sui rumori degli incroci, degli scambi, leggere e praticare i segni dei luoghi, contribuire a tracciare altri spazi, a raccontarsi assieme agli altri, entrando a far parte di quella trama comunicativa e relazionale cui i dispositivi messi in atto dagli artisti, come in una sorta di sala-giochi, danno luogo.

Quasi una di tela di Penelope dell'immagine nel caso del puzzle di Larissa Lazzari in cui una grande fotografia continuamente frantumata e ricomposta è il segno della consuetudine affettiva, di un equilibrio precario; il desiderio di realizzare uno stato autonomo, composto dalle persone a lei più vicine, a partire però da un'attribuzione arbitraria di ruoli nell'opera "Monicrazia" di Monica Carrera; il tratto di spazio che unisce il suo paese alla città, il viaggio nella sua reiterazione quotidiana, diviene nel videogioco di Eva Formenti un'affermazione identitaria; nel domino realizzato con i suoi ritratti disegnati dagli altri, Francesca Damiano affida al gioco la lettura di un sé (probabile quanto immaginario) nelle possibilità combinatorie delle sue figure; lo spazio chiuso-tana di Luisa Littarru (dove lei si ritirerà per lavorare ogni giorno) è invece segno della volontà di esserci altrettanto forte della volontà di sottrarsi e scomparire; la famiglia, infine, l'immaginario popolare consegnato ad un intero archivio di riviste, settimanali e foto storiche nel lavoro di Raffaella Orioni.

Lo spazio che, in quest'occasione, si riserva Piero Almeoni, da sempre al lavoro sulla necessità dello scambio, è quella di cucire gli interventi tra di loro, tracciarne le distanze, aprirne i confini, metterli in circuito.

Durante la prima settimana il laboratorio sarà aperto e costantemente gestito dagli autori.
Orari:
dal martedì al sabato dalle 15,30 alle 19.30.
Festivi chiuso.

ARCHIVIO CAVELLINI
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25121 Brescia (I)
Tel e Fax 0303757401

IN ARCHIVIO [11]
Due mostre
dal 13/6/2002 al 13/7/2002

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