Fondazione Italiana per la Fotografia
Per appassionati di fotografia e collezionisti di magneti, un'occasione in più per visitare la mostra di Margaret Bourke-White alla Fondazione Italiana per la Fotografia; a partire da questa esposizione e per le successive che si terranno, ai visitatori verrà dato in omaggio fino ad esaurimento il primo magnete della Collezione Magnet Memories.
MARGARET BOURKE-WHITE FOTOGRAFA
LAVAZZA collabora da alcuni anni con la Fondazione Italiana per la Fotografia contribuendo all'attività di conservazione, promozione e diffusione della cultura fotografica in Italia.
Sulla scia delle scelte effettuate per i Calendari Lavazza (1993-2000), affidati a grandi firme della fotografia internazionale, e dopo il sostegno dato alla mostra "Des Européens" di Henri Cartier-Bresson, Lavazza ha contribuito alla realizzazione della mostra di un altro importantissimo maestro della storia della fotografia: Margaret Bourke-White
La mostra. Dai primi scatti degli anni Venti, che riprendono il mito futurista della tecnologia e delle macchine, agli struggenti documentari di guerra degli anni successivi, ai ritratti, fino alle ultime astrazioni aeree degli anni 50. In 120 fotografie la testimonianza di una tra le più dirompenti, importanti e contemporanee personalità della fotografia mondiale.
Margaret Bourke-White comincia a fotografare nell'America degli anni Venti. Possiede un' incredibile forza di volontà , mania di perfezionismo e una gran voglia di misurarsi non solo con la fotografia ma anche con temi poco usuali per una donna: il mondo dell'industria, la grande attualità , i reportages sull'America e sul contemporaneo.
Comincia da qui, da queste prime fotografie del '25, una carriera straordinaria di donna e di fotografa che la porterà , per cinque diverse decadi, a percorrere gli Stati Uniti fotografando l'emarginazione e le difficoltà del suo paese ma anche le grandi industrie in espansione e i cantieri navali, l'Europa della fine della guerra e dei campi di concentramento, la Russia, il Messico degli anni '50, l'India di Gandhi e di Pandit Nerhu, il Sud Africa delle miniere.
Fotografa di grande forza ed energia, sua è la prima, storica, copertina di Life, come sue sono alcune delle immagini più significative del nostro tempo entrate a pieno titolo nella Storia della Fotografia.
In tutta la sua carriera, la Bourke-White attribuì sempre grande valore alla propria indipendenza professionale: un modo pionieristico di intendere la vita e la professione al femminile.
A Margaret Bourke-White e alle sue immagini è dedicata questa mostra (prodotta da Contrasto in collaborazione con la Life Gallery di New York) e il libro che l'accompagna (Lit. 110.000).
COLLEZIONE MAGNET MEMORIES
Per appassionati di fotografia e collezionisti di magneti, un'occasione in più per visitare la mostra di Margaret Bourke-White alla Fondazione Italiana per la Fotografia dal 2 al 28 maggio.
A partire da questa esposizione e per le successive che si terranno in Via Avogadro, ai visitatori verrà dato in omaggio fino ad esaurimento il primo magnete della COLLEZIONE MAGNET MEMORIES. Realizzato grazie al contributo di Lavazza e disegnato da Teorema il magnete, formato cartolina è destinato a diventare oggetto da collezione.
MARGARET BOURKE-WHITE 1904-1971
La fotografia della Bourke-White fu emblematica sia per i contenuti che per lo stile. Fin dagli inizi, la sua carriera abbracciò la visione moderna tipica di quegli anni, di un mondo dominato dalla fede nel potere della macchina e della tecnologia.
Nel 1928 affermò su un giornale che "l'industria è il vero luogo dell'arte" e due anni più tardi che "i ponti, le navi, le officine hanno una bellezza inconscia e riflettono lo spirito del momento".
Nella composizione delle sue prime immagini, si può notare una stretta relazione con la pittura cubista, la sovrapposizione dei piani, le geometrie astratte, la riduzione da tridimensionale a bidimensionale; e fu senza dubbio altrettanto importante l'influenza del cinema espressionista russo e tedesco, da cui derivano la drammaticità degli effetti di luce, e la suggestione per l'astratto.
Accanto all'aspetto teatrale, e a volte retorico, della sua fotografia industriale, ha sicuramente contribuito alla sua fortuna anche un certo aspetto romantico: la nazione aveva bisogno di credere e sognare della tecnologia, una delle poche speranze per controbattere l'insorgere della Depressione.
Nel 1931 un giornalista del New Work Times scrisse che la fotografia era lo strumento artistico per eccellenza: "il movimento della macchina e lo scatto segnano il nostro tempo. La produzione di massa implicita nel processo fotografico è economicamente moderna".
Negli anni Trenta la Bourke-White muove la sua ricerca sulla scia di altri fotografi da Moholy Nagy a Steichen, verso il dinamismo dell'astratto: le fotografie della Elgin Watch Company o della Singer rivelano un'immagine senza alto né basso, senza punto focale, così che l'occhio è costretto a vagare sull'intera superficie; l'immagine è una successione di oggetti senza fine, e un'inquadratura puramente arbitraria di un mondo che si estende ben oltre di essa. Uno straordinario esempio di questa pratica è il foto-murales per il palazzo della NBC al Rockfeller Center datato 1933, conservato sul luogo fino agli anni 50 e successivamente rimosso e mai più mostrato.
Con gli anni della Depressione, l'interesse per la tecnologia passa dalle macchine agli uomini che dietro ad esse lavoravano: inizia il grande periodo del fotogiornalismo, che coincide con la nascita di Life. Proprio la Bourke-White firma la prima copertina e il primo servizio dedicato al New Deal nel Montana. Erano gli anni dell'importante campagna fotografica della Security Farm Administration e anche la Bourke-White con il futuro marito, lo scrittore Erskine Caldwell intraprende un viaggio di ricerca e documentazione sociale nel sud, che sfocerà nella pubblicazione del libro You Have Seen Their Faces.
Al fotogiornalismo la Bourke-White dedicherà la maggior parte della sua carriera; come corrispondente di Life seguì la seconda guerra mondiale su più fronti e successivamente la guerra di Corea.
Solo verso la fine della sua lunga e brillante professione, nei primi anni '50, ritorna la passione per l'astratto con alcuni interessantissimi esperimenti di fotografia aerea che precorrono molta pittura della fine degli anni cinquanta e sessanta.
Per la maggior parte della sua carriera la Bourke-White si considerò una fotografa seria e impegnata in un'altrettanto seria missione. Dopo aver scattato le fotografie della Cecoslovacchia invasa dai tedeschi nel '38, credette che la macchina fotografica potesse salvare la democrazia del mondo: "sono fermamente convinta che il fascismo non avrebbe preso il potere in Europa se ci fosse stata una stampa veramente libera che potesse informare la gente invece di ingannarla con false promesse".
L'unico modo di servire questa causa è quello di trovarsi sul luogo giusto nel momento giusto e la Bourke-White per una serie di coincidenze, per fortuna a volte, o per pianificazione e organizzazione, ci riuscì brillantemente.
Fu con il marito in Russia nel '41, quando venne invasa dai nazisti (la Bourke-White fu non solo l'unico fotografo americano testimone dell'evento, ma anche il solo fotografo straniero a Mosca).
Grazie all'intervento di Roosevelt scattò il primo ritratto non ufficiale di Stalin, anche l'unico per molti anni, con circolazione autorizzata al di fuori dell'URSS.
Nel '43 fu la prima donna ad accompagnare i caccia americani che bombardavano e fotografò quello che fu uno dei più violenti attacchi all'esercito tedesco.
Entrò a Buchenwald il giorno dopo la liberazione dei prigionieri e fece parte del gruppo che scoprì, prima ancora dell'esercito, il campo di Erla.
Nel '52 capì per prima i tragici risvolti della guerra di Corea.
Perseguendo la sua missione lei stessa divenne leggenda: nel 1937 durante un servizio nell'Artico il suo aereo fece un atterraggio di fortuna e si interruppe per giorni e giorni ogni contatto; nel '42 in navigazione verso il Nord Africa la nave fu silurata nel Mediterraneo e passò una notte e un giorno su una scialuppa di salvataggio; nel '59 quando colpita dal morbo di Parkinson non fu più in grado di lavorare, si sottopose ad un intervento chirurgico al cervello che fu documentato sui giornali.
La sua vita fu un esempio di moderna conquista di professionalità femminile. Della sua professione di donna fotografa disse più volte: "la fotografia non dovrebbe essere un campo di contesa fra uomini e donne" e più tardi rivelò ad un editore: "in quanto donna è forse più difficile ottenere la confidenza della gente e forse talvolta gioca un ruolo negativo una certa forma di gelosia; ma quando raggiungi un certo livello di professionalità non è più una questione di essere uomo o donna".
(dal testo introduttivo di Vicki Goldberg
Margaret Bourke-White. A Retrospective
International Center of Photography, New York, 1988)
Luogo: Fondazione Italiana per la Fotografia
Torino - Via Avogadro 4
Date: 2 marzo - 28 maggio 2000
Ingresso: Lit. 10.000, ridotto Lit. 7.000, scuole e gruppi Lit. 5.000
Orario: mart. - ven. 15.00/19.00 - sab. e dom. 10.00/19.00
Con il contributo di LAVAZZA
Ufficio stampa: Fondazione Italiana per la Fotografia - Daniela Trunfio
Tel. 011-544132/ 546594 fax 011.5189799 - 0339-6116688
ATTIVITA' DIDATTICA E VISITE GUIDATE DAL 2 MARZO AL 28 MAGGIO
ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER LA FOTOGRAFIA
In occasione della mostra antologica Margaret Bourke-White Fotografa e grazie all'accordo con la Città di Torino e la Provincia, le scuole di ogni ordine e grado potranno usufruire dei programmi di laboratorio sull'educazione all'immagine predisposti dalla Fondazione Italiana per la Fotografia.
Sono stati messi a punto tre laboratori:
- per le scuole elementari: Il mondo intorno a noi, giorno dopo giorno. Attività di laboratorio su materiali prestampati a cura del Museo e inviati alle scuole prima delle visite. Gli alunni imparano a ritrovare le immagini in mostra, a realizzare fotomontaggi, interazioni tra fotografia e disegno, a percepire il rapporto tra bianco e nero e colore.
- per le scuole medie inferiori: Una fotografa americana racconta tutto il mondo.
Laboratori incentrati sul rapporto tra fotografia e altri linguaggi, dalla grafica alla musica, alla prosa, con particolare attenzione alla percezione di sé.
Sono previste anche uscite di gruppo e utilizzo di macchine usa-e-getta.
- per le scuole superiori e gli istituti professionali: Incontri con il reportage. Serie di workshop condotti da reporters per imparare ad appropiarsi della visione fotografica come testimonianza e interpretazione.
I laboratori come pure la visita guidata alla mostra ad essi abbinati sono gratuiti.
Visite guidate Sono in programma visite guidate alla mostra per gruppi min. 10 max. 15 persone nelle giornate di domenica ore 10.30 e ore 16.00. Presentarsi alla cassa con un anticipo di almeno 10 minuti.
ATTIVITA' DIDATTICA - Informazioni e prenotazioni: POLIEDRA Tel. 011 3912664