Mi manca chiunque. Cio' da cui nascono i suoi quadri sono sensazioni epidermiche, emotive e improvvise. Presenta lavori che riprendono volti e fisionomie dal quotidiano trasposti poi in un orizzonte dominato dal colore. A cura di Stefano Cortina
Da una collaborazione tra
Associazione Culturale Renzo Cortina e Spazio Tadini
a cura di Stefano Cortina:
Tra storia e attualità, dall’avanguardia alla ricerca, il mio percorso da sempre mi ha portato a studiare e approfondire gli estremi delle arti figurative del ‘900, dal futurista Depero al liberty Dudovich ai più vivaci prodotti della contemporaneità poiché, come il mio illustre padre e mentore Renzo Cortina mi ha insegnato, dal giovane seme nascerà il maestro, la guida di future tendenze. È la ricerca di questi germi che mi ha portato a incontrare molti giovani artisti. Ora mi sono imbattuto in Manusch, fin troppo giovane pittrice, ma animata da forte, quasi sfrontata, determinazione, seppur dotata di quella attenta e vivace intelligenza che le consente di accettare e sostenere il confronto generazionale. Ammiro la sua incondizionata fede nella pittura e nelle proprie idee, altrettanto di quanto apprezzo la sua consapevolezza di essere allieva in un mondo che velocemente cambia e si evolve. È questa sete di sapere, che il titolo della mostra ben evidenzia, che rende fiducioso il mio sguardo sul lavoro dell’enfant italo-iraniana. "Mi manca chiunque, poiché chiunque può apportarmi conoscenza anche se io sarò sempre padrona di me stessa, ricca di ciò che potrò cogliere dall’altro, generosa fautrice di idee, feconda dispensatrice di immagini ed emozioni". Questo è e, spero, sarà il pensiero di Manusch.
Questa è la sua prima esposizione importante, in un luogo come lo Spazio Tadini, che da una grande storia è votato alla contemporaneità e alla multidisciplinarietà delle proposte. Questa uniformità d’intenti e di idee tra me e Francesco Tadini ha creato i presupposti al nascere della nostra collaborazione i cui frutti doneremo volentieri a chi ne vorrà e potrà fruirne.
Con la personale “Mi manca chiunque”, che inaugura il 30 gennaio presso Spazio Tadini, Manusch Badaracco, 25 anni, diplomata all’Accademia di Brera, presenta un lavoro che ruba volti e fisionomie dal mondo reale e li traspone in un orizzonte parallelo dominato dal colore, presenza forte e avvolgente al punto da diventare invasiva.
La pittura di Manusch Badaracco è fatta di istinto: ciò da cui nascono i suoi quadri sono sensazioni epidermiche, emotive e improvvise. Come una danza, fatta proprio di istintività e non di riflessione, queste tele sono il frutto di sensibilità che cerca un’espressione “carnale e fisica”. Si parte dalle emozioni che nella vita di tutti i giorni colpiscono l’artista: "Durante il giorno vengo, come tutti, travolta da un’infinità di immagini, provenienti dalle situazioni più diverse del quotidiano. Queste immagini si riversano poi sulla tela seguendo le emozioni che quel ricordo mi suscita". La trasposizione sulla tela ha come effetto "qualcosa di molto diverso rispetto a ciò da cui sono partita" rivela l’artista. Persone conosciute, situazioni concrete e reali, vissuto quotidiano, immagini talvolta bloccate con una fotografia: questi
elementi rubati dall’artista al suo stesso entourage, si trasformano nei volti rigenerati che popolano i suoi quadri, visi che non si evolvono come ritratti, ma come “maschere”, spesso deformate. Testimonianze di un’emozione e di un evento reale, spogliate delle loro determinazioni e caratteristiche “mondane” specifiche: visi ridotti a pure fisionomie isolate in un fluido denso e colorato. Sfondi colorati che avvolgono prepotentemente i personaggi, deformazioni dei volti: diversi elementi contribuiscono a sconvolgere le immagini bloccate sulla tela: è così che l’artista rivela quello che è all’origine del suo lavoro, "sono sensazioni che mi invadono e mi annullano. La pittura è per me una cosa fisica, come mangiare e bere, una necessità che mi travolge e impone di rielaborare quelle sensazioni trasformandole in immagini". Un magma di colore avvolge e protegge le figure: esso genera una sospensione, forse una fuga, dal mondo reale, al quale si oppone come non-luogo, fatto di cromie pure e di flutti, dove l’unico obbligo è quello di immergersi nella massa che circonda le figure. Si tratta di un limbo vuoto che allo stesso tempo protegge, affascina e inquieta. Alcuni visi vengono deformati dal colore, i contorni del volto, ultimo elemento di determinazione rimasto in questo spazio vuoto, si dilatano e si sfaldano. L’abbandono è totale: una sorta di trance o di oblio si è impossessata delle figure, che non hanno possibilità di reagire, subiscono le
distorsioni imposte senza opposizione, quasi senza esserne coscienti. Attraverso una sorta di lente deformante e colorata Manusch Badaracco ci propone un “mondo parallelo” ove i punti di riferimento risultano sovvertiti o completamente assenti tanto da far sentire all’artista “la mancanza di chiunque”.
Susanna Muston per Spazio Tadini
Nel corso dell'inaugurazione, alle ore 19.30:
PER DESCRIVERE UNA PASSIONE
esibizione di tango di Valentina Vitolo e Luca Napoli
Spazio Tadini
Via Jommelli, 24 Milano