Federico Bianchi Contemporary Art
Tutto accade una prima volta. Niente di cio' e' mai stato. L'artista utilizza tecniche differenti - wall painting, collage, aquarello - che comprendono anche il cucire insieme tele e tessuti di vario tipo, o attaccare quadrati di stoffa in formazioni modulari.
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La tentazione di chiamare Alexander Wolff un "bersaglio mobile" è forte.
Ma sarebbe fuorviante, perché implicherebbe un qualche tipo di
intelligenza speciosa, o atteggiamento difensivo come se reagisse in
opposizione a, quando le scelte che fa sembrano piuttosto essere governate
da una sincera e durevole curiosità.
Lavorando principalmente su lettighe e muri, Alexander Wolff utilizza una
moltitudine di tecniche che recentemente includono cucire e intrecciare
assieme tela e stoffe varie, o attaccare tra loro quadrati modulari di
tessuto tramite bottoni in griglia e altre formazioni. Alcuni di questi
tessuti sono tinti in scale monocromatiche, altri sono candeggiati, o
scampoli, o sembrano essere ritagli dal suo studio. Anche pittura muraria,
collage, acquerello e quadri da mercato delle pulci riciclati (ridipinti)
sono apparsi fra i suoi modi di creare immagini, così come astrazioni ad
acrilici e olio, alternando patterns e altri motivi. La sua "tavolozza" è
recentemente stata in gran parte un affare terroso, au natural,
letteralmente, poiché a volte egli usa sporcizia nelle sue pitture
murarie, e in termini di calore e tono totali, dettati non tanto dal gusto
personale ma dai materiali che l'artista usa.
Diversamente da una grande quantità di quadri, non c'è niente di veramente
feticista in ciò che fa, i suoi lavori seducono molto meno di quanto
intelligentemente si facciano amici. Si manifestano francamente in pieghe
di pensiero operate, che emergono dai materiali, un non-prezioso ma
delicato senso di oggettività e sistemi articolati visivamente che egli
permette a sé stesso di violare. Nonostante lavori in una tradizione
concettuale Alexander Wolff non è esattamente un "pittore concettuale",
poiché il lavoro non è guidato esclusivamente da idee. Si riserva il
diritto di essere particolare quanto vuole, lavorando in un modo lineare
che non solo incorpora, ma dipende da esperimenti, errori e fallimenti per
procedere fluidamente, piuttosto che in modo intermittente (dev'essere
detto che Alexander Wolff è anche conosciuto per la sua collaborazione a
progetti più puramente concettuali, ben distanti dalla pittura, e inoltre
per le sue sculture e anche co-pubblicare una rivista d'arte, in modo
mutevole quanto - se non più - il suo dipingere).
Evitando il grandioso récits di pittura, la sua pratica pittorica potrebbe
essere meglio descritta come un'accumulazione di eterogenee note a piè di
pagina di un corpo principale di lavori (quadri) che non esisteranno mai.
Dunque, più del suo lavoro si vede - piuttosto che districare come la
maggior parte delle pratiche "pluralistiche" - più diventa ricco e
coerente. Cruciale nel suo metodo di lavoro è la costante espansione dei
suoi stessi parametri e, se si volesse chiamarlo costante, sarebbe
attraverso il suo impegno a cambiare in caso la sua curiosità lo
richiedesse - come fa molto spesso.
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The temptation to call Alexander Wolff a 'moving target' is strong. But
that would be misleading, as it would imply some kind of specious
cleverness, or defensive stance as if reacting in opposition to, when the
choices he makes seem rather to be governed by a sincere and abiding
curiosity.
Working for the most part on stretchers and walls, Alexander Wolff uses a
multitude of techniques that recently include stitching and weaving
together canvas and various fabrics, or attaching modular squares of
fabric together via buttons in grid and other formations. Some of these
fabrics are dyed in monochromatic scales, others are bleached, or found,
or seem to be scraps from his studio. Wall painting, collage, watercolor,
and recycled (painted-over) flea market paintings have also figured among
his modes of picture making, as have acrylic and oil paint depicting
abstractions, alternating patterns and other motifs. His 'palette' as of
late has been largely a loamy, au natural affair, literally, in that he
sometimes uses dirt in his wall paintings, and in terms of over-all warmth
and tone, which is dictated less by personal taste, but rather by the
materials the artist uses.
Unlike a great deal of painting, there is nothing really fetishist about
what he makes; his works seduce a lot less than they intelligently
befriend. They frankly occur in textured folds of thought, which emerge in
the material, an un-precious yet delicate sense of objecthood and visually
articulated systems that he permits himself to violate. Although he works
in a conceptual tradition Alexander Wolff is not exactly a 'conceptual
painter,' as the work is not exclusively idea driven. He reserves the
right to be as idiosyncratic as he pleases, working in a linear mode that
not only incorporates, but depends upon experiments, mistakes and failures
in order to fluidly, as opposed to fitfully, proceed (it should be stated
that Alexander Wolff has also been known to collaborate on more purely
conceptual projects, far removed from painting, in addition to making
sculptures and also co-publishing an art-magazine as, if not more, protean
than his picture making.)
Eschewing the grand, chest-beating récits of painting, his pictorial
practice could probably best be described as an accumulation of
heterogeneous footnotes to a primary body of works (painting) that will
never take place. As such, the more of his work you see - rather than
unravelling like most 'pluralistic' practices - the richer and more
coherent it becomes. Crucial to his working method is the constant
expansion of his own parameters, and if he could be said to be consistent
in any way, it is precisely through a commitment to change, should his
curiosity require it- as it so often does.
Chris Sharp
Opening 16 February 2008 6.30 p.m.
Federico Bianchi Contemporary Art
Piazza Manzoni, 2 - Lecco
Ingresso libero