La mia gente. 30 fotografie in mostra. "Lo stile si e' andato affinando negli anni attraverso il ferreo setaccio della cronaca; dalle esperienze giovanili di ricerca della foto 'evento', ha trovato nella quotidianita' la ragione del suo divenire." (Marina Silvestri)
Non è… la gente fredda, impersonale che troppe volte abbiamo visto e che ci ha lasciato addosso un sottile velo di indifferenza mista a fastidio.
A lui è bastato… un attimo per coglierne i momenti. Dell’attesa, della gioia, della rabbia, del gioco,della lotta, del far tutto o far niente.
A lui è bastato… uno scatto tempestivo per appropriarsene, farli entrare nell’ obiettivo, imprimerli sul negativo, stamparli su carta fotografica e colorare il bianco e nero con la luce del sentimento.
Dalla guerriglia urbana irlandese di ieri ma ancora così attuale in tanti altrove, agli zingari della provenza ,con uomini impegnati a difendere il proprio credo ed un popolo perennemente in movimento.
Lo sapevate che il tetto di una macchina serve anche da ripiano per il ramino, quando la città avara non dona spazio per il gioco?
Lo sport, l’avvenimento importante, l’ordinaria quotidianità … ma cosa stanno guardando? Non si vede alcunché! Eppure qualcosa c’è, anzi non c’è ma si percepisce.
Con queste immagini noi vediamo quello che Lui ci sta indicando, al di là delle apparenze, del visibile.
Da fuori, a dentro, per andare oltre.
Questa è la “SUA GENTE”, perché, dovunque collocata, l’ha fatta prima sua ed ora la dona al nostro sguardo a piene mani, come solo gli uomini con profondo sentimento interiore sanno fare.
Alida Cartagine
L’Autore
Sergio Ferrari è nato a Trieste nel 1946. Ha studiato lingue all’Università di Trieste e dal 1966 si occupa di fotografia. Ha lavorato a Trieste come fotoreporter e cineoperatore, per diverse testate italiane e slovene. Nel 1993 assieme a Davorin Krizmancic ha aperto Foto Kroma, che fornisce sevizi fotografici al Primorski Dnevnik.
Attualmente lavora come operatore di ripresa alla sede regionale della RAI. Vive a Samatorza.
Hanno scritto di lui:
L’uso frequente del grandangolo è una questione di stile e di sguardo. Per non ingannare la realtà, per non rubare l’attimo all’insaputa. È un bisogno interiore di stare dentro la realtà ritratta.
Così, la soggettività - e la complicità delle persone presenti nell’immagine - concorre a fare della fotografia qualcosa di più del ricordo di un istante, mentre la luce discreta che rende ‘assoluti nella loro normalità giorni come altri, diviene memoria collettiva, perché rimanda a condivise stagioni della vita.
Lo stile si è andato affinando negli anni attraverso il ferreo setaccio della cronaca; dalle esperienze giovanili di ricerca della foto ‘evento’, ha trovato nella quotidianità la ragione del suo divenire uno ‘sguardo inclusivo’.
Marina Silvestri
Circolo fotografico triestino
via zovenzoni, 4 - Trieste
Ingresso libero