Never say never. La mostra presenta lavori video, istallazioni ed elaborazioni manuali in cui l'artista tocca motivi che, partendo dalla realta' immediata dell'Africa australe, offrono una lettura di alcune tematiche riguardanti le relazioni fra le diverse aree del pianeta in epoca post-coloniale.
A cura di Carla Roncato e P&P
Si inaugurerà, il prossimo mercoledì 20 febbraio 2008, presso la galleria Derbylius di Milano la prima mostra in Italia e in Europa del giovane artista Dan Halter, nato ad Harare, nello Zimbabwe, ma da qualche anno operante a Cape Town, in Sudafrica.
L’esposizione presenterà lavori realizzati con l’uso dei diversi media – video, istallazioni, elaborazioni manuali e concettuali - all’interno dei quali si svolge la sua ricerca, toccando motivi che, partendo dalla realtà immediata dell’Africa australe, offrono una lettura di alcune tematiche culturali e geografiche riguardanti le relazioni fra le diverse aree del pianeta in epoca post-coloniale.
La mostra si avvale di un catalogo edito per l’occasione, comprendente le illustrazioni dei lavori che saranno esposti e un testo di Francesco Tedeschi dal quale sono tratti gli stralci seguenti:
“Never Say Never”?
Le opere di Dan Halter tra immagini, mappe e transazioni
(…) Nel suo lavoro emerge una capacità di rileggere alcune delle emergenze sociali ed economiche che caratterizzano la vita del suo paese d’origine, senza che queste vengano però trattate in modo didascalico. Piuttosto, esse sono il punto di partenza di elaborazioni valide a cogliere un livello simbolico e riflessivo nella lettura del mondo in cui viviamo e dirette a suscitare la possibile funzione catartica che l’oggetto d’arte può svolgere nella realtà, passando dal livello descrittivo a quello rappresentativo. In particolare, tra gli argomenti del suo operare hanno una forza immediata i riferimenti ad alcuni aspetti di una realtà “locale” che ben riflettono questioni di natura “globale”: dai tentativi di riordinare dall’alto l’organizzazione statale, tramite la misurazione e la rilettura della distribuzione terriera, all’abbandono a un’inflazione impossibile da sostenere, alla continua presenza del virus dell’HIV, tutti problemi che condizionano la vita dei singoli e della collettività del paese africano, insieme con i residui di una difficile fase post-coloniale. Nelle sue opere un ruolo di primo piano hanno alcune mappe dello Zimbabwe da lui composte cucendo insieme frammenti di carta colorata, proveniente dalle banconote del paese, tagliuzzate come carta straccia, da pagine di elenchi telefonici o di libri scelti in relazione a particolari significati attribuiti ai loro contenuti. (…)
Diverse sono le tecniche e le forme di elaborazione adottate da Halter, unite da ragioni poetiche che si concentrano su alcuni spunti derivati dal reale per trasmettere il senso di precarietà e nello stesso tempo di vitalità di ogni immagine che diventi rappresentativa di un vissuto collettivo percepito e registrato con occhi estremamente personali.”
Biografia dell’artista
Dan Halter è nato ad Harare, in Zimbabwe, nel 1977. Ha lasciato il suo paese d’origine dopo aver terminato gli studi per recarsi in Svizzera, dove ha partecipato da artista ad un anno di corso alla Schüle für Gestaltung di Zurigo. Nel 2001 si è trasferito in Sud Africa e si è diplomato con successo alla Michaelis School of fine Art della University of Cape Town. Nel 2006 ha avuto la sua prima esposizione personale, intitolata “Take me to your leader”, presso la João Ferreira Gallery di Cape Town. Ha preso parte a numerose mostre collettive, come “Second to None” nella South African National Gallery, “Zeitgenössiche Fotokunst aus Südafrika” al Neuer Berliner Kunstverein (NBK) e “VideoBrasil” a São Paulo nel 2007. Insegna videografia alla Michaelis School of Fine Art, UCT. Nel 2008 svolgerà due periodi come “artist in residence” a Zurigo e a Rio de Janeiro.
Inaugurazione mercoledì 20 febbraio 2008 dalle ore 18.30
Galleria Derbylius
via Pietro Custodi, 16 Milano
mar/sab ore 14.00-19.00