Consulta Confartigianato Cultura & Societa'
Le opere. "La tua pittura mi piace perche' e' robusta e raffinata nello stesso tempo; perche' c'e' dentro un senso di solidita' delle cose, una soddisfazione della fisicita', un piacere nella fatica di esistere" (da una lettera di Italo Calvino all'artista).
Confarte e la Consulta Cultura & Società di Confartigianato Imprese Prato sono onorati di ospitare dal prossimo 23 febbraio (inaugurazione alle ore 17.30 nei locali della Sede Provinciale - viale Montegrappa 138 – PRATO) un grande protagonista dell’Arte italiana ed internazionale: GIORGIO CELIBERTI.
Giorgio Celiberti è nato a Udine nel 1929. Ha cominciato giovanissimo a dipingere. Il suo ingresso ufficiale sulla scena artistica italiana è avvenuto con la partecipazione, appena diciannovenne, alla Biennale di Venezia del 1948, la prima del dopoguerra.
Ha frequentato il Liceo Artistico di Venezia e poi lo studio di Emilio Vedova. Negli anni trascorsi nella città lagunare ha intessuto una ricca rete di amicizie, in ciò favorito dal suo temperamento estroverso e generoso. Con Tancredi ha diviso, alla pensione Accademia, la camera–studio. Intense le frequentazioni con Carlo Ciussi, Marco Fantoni e Romano Parmeggiani che negli stessi anni vivevano a Venezia un periodo di formazione. Sulle orme dello zio Modotto, uno dei più importanti pittori udinesi degli anni Trenta, è stato protagonista, assieme ai fratelli Basaldella (Afro, Dino, e Mirko) a Filippini e a Candido Grassi, del rinnovamento in senso novecentista dell’arte friulana. All’inizio degli anni ’50 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i maggiori rappresentanti della cultura figurativa d’oltralpe.
Viaggiatore instancabile, curioso, assillato interiormente da una febbre di novità e di conoscenza, soggiorna a Bruxelles, Londra, negli Stati Uniti, in Messico, a Cuba, in Venezuela. Da queste esperienze ed esplorazioni ha tratto un repertorio di segni, di immagini, di tecniche, che ha rielaborato negli anni successivi: un substrato di emozioni e di “materiali” culturali entrati a far parte dell’inconscio dell’artista e che continuano ad affiorare, in forme diverse, nella sua attività. Rientrato in patria, Celiberti si stabilisce per un lungo e fruttuoso periodo a Roma, dove frequenta gli artisti di punta del panorama italiano. Il ritorno a Udine, verso la metà degli anni Settanta, consente al pittore di avviare un lavoro di riflessione su se stesso, che dura tuttora, ricco di esiti creativi caratterizzati sempre da una divorante ansia di sperimentazione. Inizia così a dedicarsi anche alla scultura, realizzando grandi opere in bronzo, acciaio e pietra. Fondamentale nel suo percorso artistico-interiore la visita del 1965 al Lager di Terezin, vicino a Praga, dove migliaia di bambini ebrei, prima di essere trucidati dai nazisti, lasciarono, in brevi frasi di diario e in un “libretto” di poesie, testimonianze toccanti della loro tragedia.
“Varcando il confine che introduce nell’area dello studio di Giorgio Celiberti”, scrive Giovanna Barbero, “si è accolti dalla consapevolezza della percezione dell’infinito e, assieme ad una potente sensazione di libertà, si è pervasi da sentimenti positivi. Come nel biblico viaggio di Lot in fuga dalla tempesta di fuoco abbattutasi su Sodoma e Gomorra, ci si lasciano alle spalle le rovine del mondo, senza alcuna tentazione di voltarsi indietro e rimanere pietrificati nel guardare al di là della parete invisibile che separa la vita comune dalla sacralità di questo luogo. Si è su un altro pianeta, dentro una cattedrale dell’arte e precipuamente nell’oasi della mente dove è possibile trovare la propria dimensione. Sorpresa, meraviglia, letizia si liberano spontaneamente dall’intimo personale, determinando un sereno spaesamento e un immediato godimento; a tali osservazioni il Maestro risponde con un sorriso. Risposta che aiuta a soppesare il valore del silenzio, in questo spazio dove pensiero e spirito diventano lirica di alta intensità nelle creazioni/creature che popolano numerose questo territorio e indicano suoni altri, composti in armonie non udibili nel frastuono quotidiano. Tale piacevolezza egli vorrebbe renderla continua ed eterna, disponibile a chiunque, ma è una partecipazione difficile, non largamente accettata, perché troppo divina e non umanamente recepibile da tutti.”
“Il ricordo della mia infanzia”, racconta Celiberti, “è un po’ la gioia della mia vecchiaia. Sono un vecchio-bambino, perché ho la stessa gioia, gli stessi interessi di quando ero piccolo; sono un operaio che ama moltissimo il proprio lavoro. Passo i 365 giorni dell’anno nello studio, dove si stemperano i miei pensieri, le mie fatiche”.
Ha scritto a Celiberti il grande scrittore Italo Calvino: “La tua pittura mi piace perché è robusta e raffinata nello stesso tempo; perché c’è dentro un senso di solidità delle cose, una soddisfazione della fisicità, un piacere nella fatica di esistere, e insieme una continua ricerca della musica che scorre tra le cose, ritmo e canto. Il mondo ha per te tutto il suo peso doloroso, la sua opaca difficoltà ma è proprio attraverso a tutto questo che tu raggiungi la tua colorata esultanza e salute.”
Inaugurazione: Sabato 23 febbraio 2008 alle ore 17.30 Nell’occasione verrà distribuito il catalogo della mostra. Seguirà un piccolo buffet. L’ingresso è libero.
Sede Provinciale Confartigianato Imprese
viale Montegrappa 138 - Prato
Orario: al lunedì al giovedì 8.30-13.00 14.30.18.00 Venerdì 8.30-13.00 (su richiesta apertura nel pomeriggio).
Ingresso libero