Alighiero Boetti
Christian Boltanski
Urs Luthi
Michelangelo Pistoletto
Rainer Ranaldi
Bruno Cora'
La mostra, che affianca le opere di Boetti, Boltanski, Luthi, Pistoletto, Rainer e Ranaldi offre una nuova circostanza di riflessione su differenti paradigmi esercitati da ognuno degli artisti invitati. L'esposizione invita a un'ulteriore riflessione sulla valenza del 'sentire' al plurale che l'arte ha sempre lasciato trapelare anche quando offriva con furore poetico l'individualita' dei suoi testimoni.
Con il titolo “Je est un autre” elevato esponenzialmente alla simbolica cifra del 7, si
aprirà a Roma, lunedì 25 febbraio, alle ore 18,00, la mostra delle opere di Alighiero
Boetti, Christian Boltanski, Urs Lüthi, Michelangelo Pistoletto, Arnulf Rainer e
Renato Ranaldi.
Nelle due celebri lettere inviate da Arthur Rimbaud rispettivamente il 13 maggio e il
15 maggio 1871 a Georges Izambard e Paul Demeny, il grande poeta ‘veggente’
introduce in entrambe la folgorante proposizione sulla quale la critica poetica prima e
in seguito tutto il pensiero analitico e interrelazionale si sono interrogati per le
molteplici aperture potenziali di quell’apparente paradosso. Nondimeno, una
significativa parte della visionarietà artistica, attraverso l’autoritratto o l’evocazione
dell’altro da sé nella circolarità di un’interrogazione affidata all’opera, si è misurata
con quell’enigmatica formula identificativa.
Tornando ancora una volta sull’inquietante libertà dischiusa da Rimbaud, la mostra,
che affianca le opere di Boetti, Boltanski, Lüthi, Pistoletto, Rainer e Ranaldi offre una
nuova circostanza di riflessione su differenti paradigmi esercitati da ognuno degli
artisti invitati in essa. Dallo sdoppiamento d’identità di Boetti all’alterità speculare di
Pistoletto, che coinvolge chiunque, dalla reattività autoesorcizzante di Rainer
all’intuizione clonatrice di Ranaldi, dalla provocatoria ambiguità di Lüthi alla
proteiforme mutazione dell’io di Boltanski, in ciascuna delle opere esposte si
evidenzia l’instabilità congenita del flusso esistenziale che attraversa il dato
individuale e la coscienza nel dilemma mitico sospeso tra eco e narciso.
Dopo la ossessiva serie di autoritratti che hanno distinto la pittura di De Chirico, ma
anche di Bacon, di Giacometti e di numerosi altri artisti del XX secolo, questa mostra
invita a un’ulteriore riflessione sulla valenza del ‘sentire’ al plurale che l’arte ha sempre lasciato trapelare anche quando offriva con furore poetico l’individualità dei
suoi testimoni.
A seguito della mostra, sarà realizzata una pubblicazione, con la riproduzione delle
opere degli artisti e un saggio critico sull’argomento di Bruno Corà, che sarà
disponibile nel corso della durata dell’esposizione, prevista fino al mese di maggio.
Inaugurazione 25 febbraio ore 18,00
Gallerja
Via della Lupa 24 (Fontanella Borghese) Roma
Martedì-sabato 11-13.30 / 15.00-19.30