In esposizione 15 opere pittoriche in cui l'artista riannoda e porta avanti un discorso personale fatto di pomone e d'irriverenti "macometti" (una specie di servo di scena che si alterna e dialoga con i personaggi principali).
Dopo la grande mostra antologica del Vittoriano, ritorna, con una personale alla Galleria Andrè (via Giulia 175), Alice Gombacci. E vi ritorna con 15 tele in cui riannoda e porta avanti quel suo discorso personale fatto di pomone e d’irriverenti macometti. Su questo tipico fantoccio di tela, che l’artista ha voluto scherzosamente chiamare Macometto, si sono scritte e dette parecchie imprecisioni. Si è voluto vedere nel suo nome una specie di storpiatura dialettale dell’infedele Maometto, come pure si è parlato di un folletto della sagra friulana. Niente di tutto questo.
L’artista ha sempre detto che per lei il Macometto è una specie di servo di scena; uno zanni che si alterna e dialoga con i personaggi principali. Un po’ come nei quadri devozionali del XVII Secolo in cui all’avvenimento principale veniva contrappunto (defilato e in quinta), un avvenimento laico in un gioco di allusioni e sottolineature utili a smitizzare la realtà e riportarla nel limbo della illustrazione rappresentativa. In Alice Gombacci poi, il “serio criterio di verità” è ancora più scarnificato dalla rigidità del disegno, dai fondi appena accennati, dalla tela lasciata grezza, dalle ombre assenti o suggerite con un semplice chiaroscuro frontale. Quando poi ai macometti si aggiungono le donne, le figure sono enfiate per una esuberante funzione formale di grotteschi manichini.
Inaugurazione venerdì 29 febbraio 2008, ore 18
Galleria Andre'
Via Giulia, 175 Roma
ingresso libero