Cavenaghi Arte
Milano
via S. Gregorio, 25
02 20240271 FAX 02 20421581

Albano Morandi
dal 11/3/2008 al 3/4/2008
mar/ven 15-19, sab 10-12.15, sabato pomeriggio e domenica su appuntamento
02 20240271

Segnalato da

Gianfranco Cavenaghi



approfondimenti

Albano Morandi



 
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11/3/2008

Albano Morandi

Cavenaghi Arte, Milano

Spazio incondizionato. L'artista nelle sue tele inventa, anzi ricicla, e racconta senza mai consegnare un reportage. La sua e' un'arte ricca di allegorie visionarie, tutte vere, nelle quali l'aspetto narrativo e' sottilmente preponderante.


comunicato stampa

“Deghe soto fioi”
Ordine del giorno dell’Ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff, di Maribor, Slovenia, all’equipaggio della fregata corazzata austroungarica Erzherzog Ferdinand Max il 20 luglio 1866, nelle acque di Lissa.

L’arte è anche mistero, magia, odore, polvere, sudore, freddo, fatica, attesa, eternità, birra. Vive un tempo dal ritmo più antico del mondo. Ma oggi, il fiato dell’arte soffia sempre meno in un paese dove la cultura tradizionale e il tempo della vita sono in rapida estinzione programmata. La delusione è che anche nel catasto delle cose ‘nuove’ le proposte sono già state fatte e soprattutto già viste da qualcuno. Ed è proprio in alternativa a questa noia dello scoprire senza neppure un po’ d’entusiasmo né di sorpresa avanzi d’informale generico che si colloca l’esperienza seguita da Albano Morandi. Convinto che l’arte non deve inventare più nulla, ma solo cercare di perfezionarsi, ci presenta finalmente delle emozioni e anche un punto di partenza per la verifica del proprio lavoro, della sua validità.

Morandi inventa, anzi ricicla, racconta senza mai riconsegnare un reportage. È un’arte ricca di allegorie visionarie, tutte vere, che concentrano uno strano fascino e una grande suggestione, nelle quali l’aspetto narrativo è sottilmente preponderante. Ma la volubilità di fondo della persona Morandi, con il suo inquieto distacco, e le sue segrete foga, esuberanza, frammentarietà, è solo intuita nel suo lavoro che è concentrazione riflessiva, consistente, densa. Le declinazioni estetiche delle opere di Morandi si dipanano in un racconto fatto di molteplici storie raccontate allo specchio. Un taccuino Moleskine lasciato aperto, un seducente mondo dei materiali, scritto da opere in grado di raccontare e da composizioni che vogliono gridare in uno spazio suasorio, illusivo e allettante. Di fatto Stephane Mallarmé aveva avvertito che “il mondo esiste per finire in un libro”. È importante che le immagini esprimano la forza racchiusa in esse stesse e non s’impongano per le dimensioni. La forma diventa facoltativa, meglio: si governa da sé, per l’urgenza dell’artista di concentrarsi sui contenuti. Non è importante “chi” ma “che cosa fa”.

Morandi ammicca, senza cedervi, a un manierismo cristallino ed elegante, al citazionismo, dove la tensione è sempre sotto controllo, mai perversa, ma si agita in immagini che non soddisfano l’impulso, ma certo esaltano l’esigenza di godimento estetico e l’indiscrezione. Manifesta anche una grande preoccupazione di restituzione nei suoi materiali apparentemente poverie riciclati, appassionati, eppure fissi. Sono immagini effimere, sovente refrattarie all’immagine, che valicano il confine dell’iconografia protagonista per portare l’arte nel privato. Morandi rapisce anime e sguardi per farne delle icone.

È l’arte del vincere il senso e il controllo dello sguardo per entrare nell’effluvio immateriale di sogni senza fine. La linea di fuga è la frontiera che corre tra due frammenti d’infinito. Tanto più se rappresenta un vivido cinismo che ripetutamente imprime nella materia e nella forma e nel colore un sigillo inquietante che scandisce il tempo e lo spazio dell’opera. Albano Morandi coglie l’attimo di silenzio interiore che tende a raffigurare; ma è volutamente più brutale e i suoi lavori, le sue parole, e ancor più le sue intenzioni devono fare paura.

È proprio da questa riflessione continua, mai pedante né formale, che Morandi trae la propria visione e la traduce in forme e immagini. Questa coscienza informa di sé l’uomo-Morandi in quell’eloquio rapsodico che percorre vie segrete dall’iperbolico al metaforico, dall’aneddoto alla citazione e che rendono audace ogni sua avventura, affascinante ogni suo racconto, seducente ogni sua complessa costruzione. Perfette gabbie geometriche e temporali che urlano e gemono, ma dettano poesia e tenera fragilità in un distacco tenue eppur presente.

L’inquietante andamento compositivo destruttura le composizioni di Morandi, ma ne rivela al contempo la natura e, insieme, la sottile pericolosità. Ne recupera, infine, le potenzialità liberanti. Ma Morandi rimane profondamente intriso di quella vocazione gioiosa e provocatoria, di quel gusto dissacrante di una grande tradizione culturale, in una generazione che incarna anche l’anima ludica, equilibrista, spericolata e irrefrenabile di una gioia di vivere che rasenta il rischio distruttivo e autodistruttivo.

Inaugurazione mercoledi 12 marzo 2008 ore 18

Cavenaghi Arte
via San Gregorio, 25 Milano
martedi/venerdi 15-19, sabato dalle 10 alle 12.15
sabato pomeriggio e domenica su appuntamento
ingresso libero

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