Dalle morti bianche alla ricerca della futura occupazione, alla considerazione del lavoro come impegno sociale o realizzazione di un sogno, i lavori esposti appaiono liberi da legami e preconcetti dimostrando una profonda consapevolezza della situazione attuale. In mostra opere realizzate con diverse tecniche dagli studenti Liceo Artistico di Napoli.
Dal 19 marzo al 12 aprile presso Castel Nuovo si terrà la mostra “Lavoro e lavoro”.
L’esposizione è il risultato di un progetto presentato dall’Associazione Doppiowu in
collaborazione con l’Assessore all’Istruzione e al Lavoro, Corrado Gabriele, con
l’Assessore alla Cultura, Nicola Oddati, e con il patrocinio del Sindaco di Napoli.
Gli allievi del Liceo Artistico di Napoli sono stati chiamati ad esprimersi
attraverso la produzione di manufatti artistici sulla tematica del lavoro. Tre opere
saranno selezionate da una giuria di esperti che ne stabilirà la corrispondenza
all’argomento e la valenza tecnica. Artisti, critici e giornalisti valuteranno le
creazioni dei futuri artefici che hanno visualizzato e concretizzato le proprie
riflessioni su un argomento quanto mai attuale. I manufatti scelti vinceranno un
premio di un viaggio del valore di € 500,00.
Dalle morti bianche alla ricerca della
futura occupazione, alla considerazione del lavoro come impegno sociale o
realizzazione di un sogno, le opere eseguite appaiono libere da legami e preconcetti
dimostrando una profonda consapevolezza della situazione attuale. La riflessione
etica si è trasformata in puro senso estetico. Le tecniche usate, dalla foto
digitale all’istallazione, dalla pittura al carboncino, sembrano essere il
corrispettivo di un pensiero sui timori e sulle aspettative future. La
visualizzazione del lavoro come fatica traspare dai disegni delle mani, strumenti
del fare, o dagli stessi ragazzi ritratti nell’atto di dipingere (l’impegno come
occupazione). La ricerca affannosa di un impiego diventa in un’opera la corsa
impossibile di mille omini o, in un’altra, un labirinto colorato che stringe e
costringe l’essere umano. Il consumismo, rappresentato da scarpe vanitose, è il
motore che spinge i meccanismi della produzione mentre un uomo appare correre in un
ingranaggio come unica forza vitale del lavoro. Ma le opere spaziano anche verso
l’attualità, dagli occhi tristi di un bambino sfruttato alla valigia di sogni ormai
persi nella precarietà o nelle figure scure che simboleggiano il lavoro nero.
Dal
fondo di una galleria dei minatori guardano con poetica speranza la luna come
simbolo di una luce di umanità in condizioni estreme. Così compaiono le sagome dei
fanciulli, di memoria ottocentesca, che si piegano nel lavoro affiancati ai tubi e
ai luoghi industriali ormai isole della solitudine dell’immaginario collettivo. Il
sangue che scorre da un’opera-istallazione invade i giornali che riportano le
notizie delle morti bianche mentre una testa bifronte appare come la consapevolezza
di un tragico destino. In altre opere esili personaggi si curvano schiacciati dal
peso dell’esistenza mentre grandi punti interrogativi invadono lo spazio della tela
e il triangolo dei lavori in corso si arricchisce degli elementi caratterizzanti del
cantiere da cui è stato preso. Delle teste di argilla simulano le urla del popolo,
quasi un corteo di precari, che pur nella differenziazione fisiognomica appaiono
omologate dalle stesse esigenze e dalla stessa protesta. Tutti i simboli e i
messaggi appaiono diretti perché comunicati attraverso il linguaggio universale
dell’arte e se i fautori di tali comunicazioni visive sono studenti che si
apprestano ad entrare nel mondo del lavoro c’è solo da imparare.
Graziella Melania Geraci
Ufficio stampa 3475999666
Museo di Castel Nuovo
piazza Municipio, Napoli
ingresso libero