Segno e ombra. L'allestimento della mostra comprende una ventina di opere recenti, olii e tecniche miste su carta a mano intelaiata, di medie e piccole dimensioni. La pittura di Rampinelli, che puo' essere definita stilizzazione del reale, e' caratterizzata dai personalissimi toni e dalla delicatezza del segno.
a cura di Alberto Agazzani
Giovedì 3 Aprile 2008 alle ore 18:00, presso la Galleria 44 Arte Contemporanea, si inaugura la mostra personale di Roberto Rampinelli. Catalogo in galleria con testo critico di Alberto Agazzani.
L’allestimento della mostra comprende una ventina di opere recenti, olii e tecniche miste su carta a mano intelaiata, di medie e piccole dimensioni. La pittura di Rampinelli che può essere definita stilizzazione del reale è caratterizzata dai personalissimi toni e dalla delicatezza del segno, che sono una costante della sua raffinata pittura.
Roberto Rampinelli è nato a Bergamo, nel 1948. Vive e lavora tra Milano, Urbino e Amer (Catalogna - Spagna).
Ha frequentato la Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco di Milano e i Corsi Internazionali di Tecnica dell’Incisione di Urbino, sotto la guida di Carlo Ceci per la litografia e di Renato Bruscaglia per l’incisione.
Dal testo di Alberto Agazzani sul catalogo della mostra:
L’afasia visiva della nostra epoca è una delle epidemie più terribili e devastanti che la storia dell’uomo abbia conosciuto. Essa non colpisce corpi od organi vitali, tutt’altro, e non appare mortale, né dolorosa. I suoi sintomi sono difficili da riconoscere, tale, tanta e tanto veloce è stata la diffusione con la quale questo male si è diffuso in ogni angolo della terra. Ne conosciamo le cause e buona parte dei sintomi, ma non altrettanto chiaramente la cura. Le cause sono da riscontrarsi nel progressivo sgretolarsi di un’idea d’arte intesa come componente fondamentale nella formazione di un’identità, singola e sociale. Oggi altri valori ne hanno preso il posto; valori “pratici”, utili, soprattutto convenienti: denaro, tecnologia, scienza, politica, religione. L’afasia visiva nasce proprio dalla marginalità nella quale l’arte, soprattutto nell’ultimo secolo, è stata relegata. Il veloce illuminismo della nostra epoca ha presto abbattuto ogni idolo, cancellato ogni antico dio ed ogni eroe, esaltando sull’altare della propria presunta modernità il culto del relativismo. Lo stesso nuovo dio nel quale si è inizialmente formata un’intera generazione d’artisti, subito smarrita al suo interno, ma che successivamente, e con velocità collassante, ha presto trovato sollievo nel nuovo ordine, accettando come liberatorio, quando non fortunoso, il terribile illuminismo afasicizzante di cui oggi viviamo la fase (forse) più terribile.
L’afasia visiva consiste sostanzialmente nell’incapacità di vedere oltre lo sguardo: si guarda, ma non si vede nulla. Un accecamento estetico, che segue a quello politico, causato dalla sovraesposizione visiva cui è vittima una società dominata dallo strapotere e dall’invadenza dei massmedia, con la loro capacità immediata di donare “realtà” ad ogni immagine transiti attraverso di loro. Questo ha inevitabilmente portato ad estreme conseguenze nell’arte, che non a caso è ricorsa proprio agli strumenti massmediologici (fotografia, televisione, video) per realizzare e dar forma alla sua modernità più estrema, spostando i valori della vita dell’uomo all’interno del marchingegno tecnologico. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, con un’evidenza ed una violenza tale da far pensare ad un’epidemia senza ritorno.
In questo panorama apocalittico e desolato la figura solitaria di Roberto Rampinelli potrà a molti apparire come anacronistica e marginale. E non potrebbe essere altrimenti considerando la purezza retinica ed il rigore etico col quale il pittore bergamasco vive e lavora, facendo coincidere davvero la sua pittura con la sua vita. Mentre il mondo s’accalca attorno all’ennesimo evento massmediatico o si prostra davanti al videoartista di turno, lui, tranquillo ma non serafico, s’interroga ostinatamente sulla composizione della sua ultima natura morta, ossessionato, anzi terrorizzato dall’essersi pure lui ammalato di quell’afasia retinica che tante vittime, anche eccellenti, ha fatto tra molti, forse troppi, suoi amici e compagni di strada. Rampinelli, da buon bergamasco, conosce il valore e il colore dell’inquietudine e altrettanto bene sa quanto questa possa indurre ad uno sterile manierismo, anticamera dell’accecamento (quello mentale, s’intende, ma non solo…) e dell’afasia. Lo sa perché davanti a lui ha una pletora importante di maestri, Gianfranco Ferroni in primis, che hanno trasformato il grigio della polvere e della solitudine in un colore della mente, rifuggendo qualunque compiacimento o qualunque soluzione fine a se stessa.
Quella lezione Rampinelli l’ha appresa bene, distillando quel grigiore e quella precarietà in una figurazione insolita, rara, per molti aspetti unica. Nelle sue immagini il pericolo di afasia retinica è quanto mai assente. Rampinelli intende la pittura principalmente come un (im)possibile punto di contatto fra le varie mutevolezze dell’anima e della mente, una sorta di infinito, interminabile e sfinente lavoro di mediazione, di concentrazione mentale ed emotiva. La sua è davvero poesia pura, di quella tanto rara e tanto preziosa in quanto piena di tutto ciò che l’afasia visiva del nostro tempo non è più in grado di percepire. Proporzioni, quel colore mai definito né definibile, la scabrosità di certi tratti che contrasta con la morbidezza (emotiva soprattutto) di altre forme. E poi la luce: impossibile, irreale, mai mentale come nel caso di tanto iperrealismo, eppure altrettanto impossibile. Anima contro mente, sogno contro realtà, dubbio contro certezza. Ognuno di noi vede ciò che sa, ma nel caso di Rampinelli la definizione non è sufficiente: davanti ad un suo quadro si ricompone un percorso nel quale il nostro sapere è la base per ricominciare a vedere. Ed allontanare sempre più lo spettro di un male.
Inaugurazione Giovedì 3 Aprile 2008 alle ore 18
Galleria 44Arte Contemporanea
via della Rocca, 4/1 - Torino
Orari: 10.30-12.30 / 16.00-19.30 dal martedì al sabato
Ingresso libero