BR-101. Nell'ambito del Festival della Fotografia di Roma, una personale dell'artista brasiliana che presenta 2 video installazioni: Last Supper accompagnata da 13 c-print, e Uphill; nonche' 12 fotografie inedite. Si tratta di immagini di scene 'qualsiasi' del Brasile d'oggi che l'artista ha fotografato nei suoi andirivieni, per poi rivisitarle individuandone gli elementi essenziali.
Presso la Sala Roberto Olivetti
di Roma, si inaugura BR-101 mostra personale di Debora Hirsch,
realizzata nell'ambito del Festival della Fotografia di Roma che in
questa edizione ha come titolo Vedere la normalità. La fotografia
racconta il quotidiano.
BR-101 la strada principale del Brasile. Si tratta di una strada
federale che, correndo parallela al mare, taglia longitudinalmente l'
intero paese attraversando i diversi stati che lo compongono. Pur avendo
un nome che la connota nel suo insieme, la BR-101 viene denominata
diversamente in ogni stato che attraversa. Sulla BR-101 circolano ogni
giorno automobili, pullman, automezzi di ogni genere: un viavai di genti
e di umori, una transumanza senza fine di persone spinte da motivi
diversi. Vi transitano gli abitanti di San Paolo che escono dalla città
alla ricerca di piacevolezza sulle spiagge della costa; ma la percorrono
anche coloro che, spinti dalla necessità, lasciano il nord del paese,
più arretrato, e intraprendono viaggi della speranza verso il sud più
sviluppato e benestante.
BR-101 di Debora Hirsch un lavoro fotografico, ma anche un
percorso tra contraddizioni e paradossi di un paese che l'artista
conosce bene per esservi nata e cresciuta. E' un lavoro che esprime uno
sguardo particolare: quello di chi, avendo lasciato il paese d'origine,
ha sperimentato la distanza, gli scambi; di chi ha conosciuto stili di
vita e culture diverse e nel confronto si èpotuto rendere conto delle
convenzioni tra le quali si èformato. Debora Hirsch ha infatti
lasciato San Paolo anni orsono, ha vissuto in Europa, e la lontananza,
la dislocazione le hanno consentito di osservare il proprio paese con
sguardo rinnovato, partecipe e distante al contempo. Ed ora non può più fare a meno di interrogarsi. Lo fa dunque attraverso BR-101: una
serie di immagini che a prima vista possono parere semplici scene di
vita ordinaria.
Si tratta in effetti, del risultato di situazioni
trovate tra le innumerevoli che compongono il panorama quotidiano di
alcune città lambite da questa strada. Per anni, nell'ambito dei suoi
andirivieni, l'artista ha fotografato scene qualsiasiasi nel Brasile
di oggi, la varia umanità affaccendata nella routine di ogni giorno:
personaggi comuni dediti ad attività e azioni normali, in ambienti
domestici o per strada: una tata con un bimbo, una coppia di fianco a un
uscio, operai al lavoro, una donna incinta, bambini. Ma poi, nel corso
del tempo, quelle fotografie Hirsch le ha rivisitate, ne ha individuato
gli elementi essenziali, le componenti strutturali, i segni nei quali più evidentemente si manifestava una contingenza significativa.
Proprio
come nella nostra mente, dove poche delle immagini che si susseguono e
accavallano nel traffico veloce della quotidianità sono destinate a
riemergere, e anche quelle, nel tempo, finiranno probabilmente per
fondersi tra loro, così nel lavoro di Debora Hirsch un grande numero di
scatti realizzati in momenti diversi, vicini o distanti tra loro, viene
scomposto, i frammenti trasposti, ricomposti in contesti nuovi.
Per chi le guarda, in quelle immagini si avverte una vaga risonanza,
come se nel riorganizzarle Hirsch vi avesse immesso un ordine
particolare: vi riecheggia qualcosa del nostro passato profondo; un
passato che noi conosciamo attraverso la tradizione storico-artistica
occidentale di cui siamo depositari. La sensazione che Hirsch, della
realtà che la circonda, colga le medesime strutture visive che si
presentavano agli artisti di un tempo. In realtà l'artista, a quel
bagaglio condiviso di conoscenze, fa ricorso con discrezione, ma con
grande consapevolezza.
Hirsch registra dunque le immagini per poi
isolarle, e sottrae azioni e circostanze al loro sfondo o alla loro
necessità, alla logica o ai casi che nella realtà ne determinavano lo
svolgersi in un contesto dato. Così facendo, per contrasto, questa
logica emerge con rinnovata evidenza. Ciò che da questo lavoro si
percepisce del Brasile è un sistema sociale organico e preciso, dedito
al mantenimento dello status quo, dotato di ruoli determinati, di leggi
ferree capillarmente presenti sebbene tendenzialmente sottintese; una
situazione di forti divisioni sociali ed economiche.
Così una casa
borghese è una sorta di microcosmo autonomo in cui il lusso esibito, il
barocchismo ridondante dominano gli ambienti, e tra mobili e
soprammobili, dentro dorate cornici, troneggiano grandi quadri che
testimoniano l'attaccamento alla tradizione. In una casa di questo
genere una baby sitter con bimbo al collo non si muoverebbe mai
disinvoltamente nell' ala padronale, ma resterebbe nei meno visibili
ambienti di servizio; in sala da pranzo il desco elegante sarebbe
destinato unicamente a persone di adeguato stato sociale. Invece; invece
nelle immagini di Debora Hirsch la baby sitter, sottratta al suo destino
d¡ invisibilità, cammina veloce sui lucidi pavimenti intarsiati del
corridoio, tra specchi, abajours e lampade di cristallo. E tre meninos
de rua stanziano accanto a una ricca tavola imbandita, e guardano fuori
attraverso la porta a vetri. In una cornice tutta riccioli la
contemporaneit¨¤ fa capolino con le sue disarmonie: Hirsch vi ha
inserito un paesaggio anonimo con strada dissestata. Mentre in una
biblioteca campeggia incongrua una struttura instabile, apparentemente
effimera.
Negli esterni le incongruenze sono frutto di un insistenza sottile. Le
figure sono state fotografate nello stesso ambiente in cui le vediamo,
ma singolarmente e in momenti diversi; Hirsch invece le riunisce, in
qualche caso dislocandole. Due operai dotati di tute e giubbetti
segnaletici arancione si trovano su una spiaggia sabbiosa, ma sembrano
piuttosto intenti a un lavoro di manutenzione stradale. In una strada
lastricata di pietre sta un gruppo di bambini vestiti tutti uguale,
studenti di una stessa scuola. Di fianco a loro, nell'indifferenza, c'èun uomo a terra: chi è? è vivo? Dorme? Si tratta di presenze
realissime, concrete,quasi plausibili ma non proprio, e come dotate
di un sovrappipiù d'intensità; ma nello stesso tempo in qualche modo
aleatorie. Insistenza e vaghezza insieme.
Ognuna di queste immagini ¨¨
frutto di decine, talvolta di centinaia di scatti. E' come se, per
meglio rappresentare la realtà che le interessa, Debora Hirsch avesse
voluto superare i limiti fisici e temporali di una fotografia, il suo
essere contingente. Come se avesse cercato di concentrare, nello spazio
limitato di un'unica immagine, il massimo possibile di senso; per
mostrare, del paese che ha lasciato, ciò che l'occhio viziato dal dejà
vu dell'abitudine rischia di non vedere più: un sistema sociale che
si deve riformare in direzione di modelli di convivenza più equi, un
assetto economico instabile che influenza fortemente l'esistenza di
buona parte della popolazione, condannandola a oscillazioni
incontrollabili, a cambi di marcia e di velocità. Il video Uphill dà
forma sensibile a questo continuo cambio di marcia, rendendo visibile
il moto perpetuo, la velocità nella discesa e lo sforzo necessario per
la risalita. Scenario del video l'area scoscesa del Pelourinho,
a San Salvador in Bahia, dove fino al 1835 gli schiavi venivano
torturati. L'assetto attuale non è che l'effetto dell'eredità
postcoloniale di una società ancora in fase di transizione. Urge una
nuova apertura. Ma alla transizione si oppongono forze che dallo status
quo traggono vantaggio.
BR-101 presenta due video installazioni, Last Supper accompagnata da
tredici c-print e Uphill, nonchè dodici fotografie inedite. Per l'
occasione sarà pubblicato un catalogo edizioni Nero, con un testo di
Gabi Scardi ed un'intervista di Maria Alicata a Debora Hirsch.
La mostra è stata realizzata con il sostegno di mini
Inaugurazione 10 aprile ore 18.30
Fondazione Adriano Olivetti
Via Zanardelli 34, Roma
Orario: dal lunedi al venerdi 10 - 13.30, 14.30 - 18
Ingresso libero