Green rabbit: action figures del nuovo millennio. I personaggi nati dalla gestualita' dell'artista nascono come frammenti della propria infanzia e adolescenza, inquietanti presenze di un mondo adulto, restituito attraverso esilaranti manipolazioni plastico-pittoriche.
Dallo scantinato al manga: le (trans)figurazioni LudiPop di Raffaele Di Gioia.
di Guglielmo Greco
Parlare del lavoro di un artista potrebbe sembrare semplice o immediato
tanto quanto la rapidità con cui si consumano percezioni ed emozioni
stimolate da un percorso ben preciso, il più delle volte intimista e riservato.
Rispetto a complessità e tortuosità concettuali imposte da diverse correnti artistiche, nel lavoro dei nuovi autori del Sud non si avverte l'obbligo
di ricorrere a tutti i costi a spiegazioni filosofico-esegetiche che continuano
ad allontanare, invece di avvicinare, un pubblico non troppo abituato a
fruire l'opera d'arte come estensione di un concetto estetico fine a sé stesso, del tutto personale.
Per questo il progetto Cibo&Arte di CasaRita Show Food, include in questa rassegna le scultore di Raffaele Di Gioia, perché trasmettono lo stesso sanguigno - genuino impulso tipico di molti giovani autori dell'arco jonico che tanto fanno sperare in un futuro già presente - di una certa ripresa della sperimentazione artistica, che da più di qualche anno sembrava ormai essere totalmente estinta nei nostri hinterland.
Raffaele rispecchia peraltro in modo evidente, la stessa affermazione di un'identità che distingue gran parte degli artisti individuati nella Nuova Ondata di talenti apprezzati soprattutto fuori dai nostri territori.
Come altri autori già riconosciuti nella New Wave e nel Nu-Pop esportati altrove, già ospitati nello spazio CasaRita Show Food, Raffaele Di Gioia ha sviluppato nel tempo uno stile e un codice di riconoscimento che coniugano tradizione, provenienza ed evoluzione di un'azione creativa ben precisa.
Non è difficile, infatti, individuare nelle sue realizzazioni, tracce di un passato-
presente, perfettamente assimilate prima, e rielaborate poi, in una cifra
figurativa polimaterica immediata e fortemente caratterizzante.
Da questi semplici, trasparenti, chiari elementi, l'artista ridefinisce la ricerca
di una Nuova Figurazione particolarmente originale e insolita.
I personaggi nati dalla gestualità di Raffaele nascono come frammenti della propria infanzia e adolescenza, inquietanti presenze di un mondo adulto, restituito attraverso esilaranti manipolazioni plastico-pittoriche.
Esagerate alchimie cromatiche vestono icone-feticcio da cartoon o fumetto di culto, americano ed europeo, autentiche icone ultrakitsch, così care alle generazioni dell'ultimo trentennio.
Ma c’è anche la storia, le storie di un passato cupo, fuorviante… delirante, archetipi di un altro Medio Evo in cui figure contorte e reietti, si muovono in un mondo a dir poco grottesco e al limite della demenza caricaturale.
Dai particolari delle sue ultime produzioni si evince un legame piuttosto
forte con il bombardamento di certi personaggi classici del merchandising che hanno ormai influenzato e condizionato le attuali culture di massa.
Gli ultimi lavori di Raffaele Di Gioia, più autentici outsiders (con tanto di accessori e abbigliamenti) figure talvolta zoomorfe, esprimono una certa naturalità nel rapportarsi con audace e ironica potenza visiva, come in storyboards opportunamente riveduti e corretti, ipercolorati e ultrapop, mescolando materiali poveri di grande efficacia come legno, gesso, alabastrino, acrilici o chissà cos’altro ancora.
Eredità della sua passata esperienza di mastro artigiano carnascialesco.
Come nell'animatic di un photoframe, estremamente dinamico e suggestivo,
l'artista pone l'accento su piccoli e grandi temi che trasformano in eroi di
tutti i giorni, personaggi solitamente relegati in un immaginario fantastico e strabiliante.
Un aspetto ludico (ri)educativo mai più rispolverato e riutilizzato come reale e autentico stile di vita.
Tra i messaggi del lungometraggio è chiaro l'invito al recupero di una
dimensione più tradizionale e rassicurante del gioco, ormai sopita, se non
addirittura rimossa dal mondo degli adulti, fino ad ignorare l'importanza
rigenerante del sogno, attraverso l'impagabile capacità di immaginare qualcosa
di assolutamente unico e irripetibile.
A tal proposito, acquista un significato piuttosto emblematico la frase di uno
dei personaggi protagonisti del film Small Soldiers, di Joe Dante: “Sol perché non riusciamo a scorgere altri mondi, non è detto che non esistano…”.
Una verità che sembra venir fuori dalla vasta produzione di Raffaele Di
Gioia, visionario e sognatore Signore dei Pupazzi. Abile e giocoso manipolatore
del nostro tempo, inventore di nuove storie e di altre vite, talvolta
inquietanti, ma proprio per questo, oltremisura intense e bellissime.
Perché talvolta non ci si accorge di un altro valore estetico, ben più importante e rasserenante: quelloa dell’anima, che trascende quasi sempre dall’involucro.
Che il tempo stesso, prima o dopo, ben saprà come deteriorare e distruggere.
Nell'iconografia dell'autore, sono spesso ricorrenti simbolismi, curiose combinazioni zoomorfe, segni oltremodo dinamici, del tutto simili alle manipolazioni pittorico-illustrative sperimentate da Gianluigi Toccafondo, inventore di diverse sigle televisive, neosigle cinematografiche e spot pubblicitari.
Nell’action in progress di Raffaele Di Gioia, coesiste anche (anzi, soprattutto) il fattore tridimensionale, a tal punto da vantare una significativa iperpopolazione di pupazzi e umanoidi rianimati da grande forza espressivo-caratteriale. Una peculiarità che configura questo giovane autore nel team di artisti del calibro di Ezia Mitolo, Pino Caputi, Jiko, che hanno aperto il progetto Cibo&Arte con instancabile e singolare ricerca interpretativa, dando vita a un vero e proprio movimento artistico-culturale, che vuole l’opera d’arte al di fuori degli spazi canonici ed istituzionali della fruizione dell’opera.
Un arte che convive in uno spazio, in un non luogo “Dove Abitano I Sensi”, in tutti i Sensi.
Casarita Show Food
via Berardi, 81/83 - Taranto