In mostra tre video di Virgilio Villoresi realizzati in varie combinazioni collaborative con Vivi' Ponti e Mateo Rivano che presentano anche collages e installazioni. Nei loro lavori il collasso ambientale del nostro pianeta viene raccontato, con stralunata ironia.
Crack! Come di cosa che si rompe (nel glossario onomatopeico del fumetto) o
cade fragorosamente (anche nel linguaggio figurativo). Se a rompersi è il
delicato equilibrio della natura, a cadere (in rovina) è il mondo intero.
Muove da questo semplice assioma Crack!; ultimo lavoro
collettivo realizzato a sei mani da tre dei più promettenti artisti della
scena italiana: Vivì Ponti, Mateo Rivano e Virgilio Villoresi, nel quale il
collasso ambientale del nostro pianeta viene raccontato, con stralunata
ironia, in un'animazione video prodotta per All Music Lab e Ministero dell'ambiente.
Porta lo stesso titolo la loro prima collettiva, negli spazi fiorentini
della Galleria Biagiotti da mercoledi 23 Aprile alle ore 18.00. In mostra tre
video di Virgilio Villoresi realizzati in varie combinazioni collaborative con gli
altri due artisti, i collages di Vivì Ponti e le installazioni di Mateo
Rivano.
I loro sono tre percorsi artistici differenti che però hanno molti punti di
convergenza, attorno a sensibilità e temi comuni, come la dimensione onirica
nella quale sembrano sospese molte opere, la centralità del passato nei
riferimenti stilistici e simbolici, eclettismo nelle scelte di
formati e supporti.
Sulla scia delle lezioni di visionari come Maya Deren, Kenneth Anger e Harry
Smith, Virgilio Villoresi costruisce brevi film come un demiurgo plasmerebbe
piccoli mondi. La sua è una singolarità poetica declinata in ipotesi
cinematografiche sincretiche, che tengono assieme, su un unico tavolo di
montaggio, le rotture imposte dalle avanguardie storiche e le divergenze
dell'underground, l'artigianalità della pellicola e il vjing
digitale. Nei suoi video si muovono, in stop motion, geometrie variabili
(nel clip "breathes the best" per Populous), melanconiche atmosfere fiabesche (in
The Rain con Ericailcane) e un'inquietudine serpeggiante
che muta in ironia. Frozen delights si legge sul fronte della casa che apre
Frigidaire; video realizzato con Vivì Ponti. E dentro ci sono
tante piccole delizie che paiono congelate nel tempo: gli abiti delle
bambole,le scatole ricolme di giocattoli dell'infanzia, le pareti decorate con
carte da parati che angosciano o divertono a seconda dei parametri di
riferimento. Sono così i collages di Vivì Ponti: cut up visivi ed emozionali
che si materializzano da un inesauribile bagaglio di memorie e ricordi e si
assemblano seguendo rigorose regole di colta irriverenza, bon-ton e burlesca
ironia. Composizioni ricche di allure, osservando le quali pare di sentire
un
carillon che accompagna flash di vita vissuta e proiezioni di sogni in
divenire.
Sincretica ed onirica è pure l'arte di Mateo Rivano, giovane artista
colombiano trapiantato a Firenze. Nasce da un crogiuolo di culture,
geografie e spunti biografici profondamente interiorizzati, da una tensione costante
tra meditazione profonda e gestualità istintiva. I suoi segni oscillano fra
essenzialità del bianco/nero marcato e l'ipertrofia iridescente
del montaggio fumettistico. Tutto in lui muove dal disegno, anche quando poi
diventa pittura, installazione, animazione. Il suo universo è popolato di
marinai e pirati, esseri mutanti e oggetti poetici. Sembra appartenere
all'immediatezza di certa street-art eppure la prescinde e la supera
inuna adesione totale ad una dimensione onirica, fluttuante, misteriosa, che
gioca con il mito e il simbolo nella semantica del presente.
Nel periodo del decadentismo viennese inizio XX secolo, Arthur
Schnitzler faceva dire a Fridolin, in Doppio Sogno, che
"nessun sogno è interamente sogno". Lì si indagava sui pericoli
dell'individualismo e la crisi dei protagonisti si strutturava secondo
un diagramma di turbamenti paralleli. Qui invece si disegnano tragitti
personali destinati a incrociarsi, richiamando i meccanismi immaginativi del
sogno: stimolare associazioni, evocare atmosfere che oltrepassino la logica,
lasciar parlare le immagini abbandonando la parola.
Testo di Andrea Mi
Inaugurazione mercoledi 23 aprile ore 18.00
Biagiotti Progetto Arte
via delle Belle Donne, 39/r Firenze
da martedì a sabato dalle 14 alle 19