I due artisti fondono gli elementi delle avanguardie pittoriche del '900 con le testimonianze dell'arte primitiva africana come totem e maschere, secondo uno spirito multietnico che si respira in questi anni in Europa. Gli sfondi sono i muri scrostati delle periferie delle nostre metropoli, ricoperti di scritte, manifesti e disegni.
a cura di Roberto Savi
Chérif e geza fondono gli elementi delle avanguardie pittoriche del novecento con le testimonianze dell’arte primitiva africana, i totem e le maschere, di cui si sentono eredi, secondo uno spirito multietnico che si respira in questi anni in Europa. Nelle loro composizioni emergono spesso frasi, scritte o semplici parole, che incarnano la cultura della strada, lo spirito degli emarginati, delle periferie elevandole di rango. Le lettere rivelano lo sforzo dell’apprendimento, simbolo del desiderio di integrarsi e di essere uditi dalla società dialogando a distanza.
I fondi sono i muri scrostati delle periferie delle nostre metropoli, ricoperti di scritte, manifesti e disegni
apparentemente senza significato, teatro della espressività selvaggia valvola di sfogo del malessere endemico della realtà sociale. Le pennellate dei fondi, molto veloci ed accese smascherano una preparazione pittorica non comune, vicina allo stile dell’espressionismo astratto. Le figure ricordano vagamente uomini ed animali, i loro corpi sono sommariamente abbozzati, piatti, tutti dipinti con alcune parti ad olio ed altre realizzate con la vernice spray, classico strumento usato per i graffiti metropolitani. Largo è l’impiego dei manifesti pubblicitari che strutturano l’opera creando il supporto, l’intonaco del muro e, nel contempo, il pretesto per il dialogo.
Le opere ci presentano la ricca sensibilità poetica dei due artisti, ne identificano la loro vita ed arte, entrambe tese alla ricerca di un senso e di un significato profondi. Sono composizioni di grande forza espressiva in cui il colore si confonde e quasi cancella le parole. Queste sono disposte in maniera a volte ripetitiva, a volte disordinata, come litanie ossessive, o voci echeggianti, che esprimono lo stato d’animo smarrito ed inquieto degli artisti, che cercano di dare forma ed ordine alle loro angosce, al malessere della società contemporanea ed ai temi dominanti lo scenario mondiale (media – anoressia – violenza – inquinamento – terrorismo ...) ma anche ad eventi di vita vissuta. Eroica è la loro concezione dell’arte, di cui incarnano gli anti-eroi, che si sacrificano e si immolano.
Galleria contemporary arte Pancaldi
Via Antonio Serra 78, Roma
orario: ma / ve 15,30/19,30 sa - do per appuntamento (si riserva la variazione dell’orario)
ingresso libero