Moderst. Donne in Medio Oriente. Un reportage fotografico: l'artista ha compiuto il suo viaggio nel quotidiano femminile, tra giovani donne che si confrontano ogni giorno con l'Islam, il fondamentalismo, la guerra, la violenza domestica. La mostra fa parte della seconda edizione di Meditaeuropa, festival delle culture del Mediterraneo.
A Ravenna inaugura la seconda edizione di “Meditaeuropa”, festival delle culture del Mediterraneo organizzato dall’associazione Meditaeuropa in compartecipazione con il Comune di Ravenna.
Il festival è costruito sull’idea di Mediterraneo quale spazio comune fra i popoli e le culture in cui Ravenna è crocevia, in virtù dell’antica sua storia di Porta d’Oriente. Il tema dell’edizione 2008 legge il Mare Nostrum come luogo di tensione permanente, palcoscenico privilegiato del contraddittorio incontro tra società, culture, economie e religioni e per sua natura, terreno di contaminazione ininterrotta.
E proprio tra i confini di quei paesaggi inquieti e nobili, la fotografa francese Alexandra Boulat – scomparsa all’età di 45 anni l’ottobre scorso - ha compiuto il suo viaggio nel quotidiano femminile, tra giovani donne che si confrontano ogni giorno con l’Islam, il fondamentalismo, la guerra, la violenza domestica. Documento e testimonianza di quel viaggio è la mostra reportage dal titolo “MODEST. Donne in Medio Oriente”, presentata all’interno del Festival Meditaeuropa 2008 in collaborazione con l’Agenzia Grazia Neri di Milano, aperta dal 2 al 17 maggio 2007 nella splendida cornice della Chiesa di San Domenico nel centro storico di Ravenna.
La parola modest identifica la richiesta da parte della società di esprimersi con attitudine pudica e riservata. L’intenzione del progetto è di descrivere lo spirito con il quale le donne dell’Islam affrontano la vita e le relazioni umane. L’intero lavoro è ispirato dal desiderio di arricchire la visione che in occidente abbiamo delle donne musulmane, di mostrare la loro forza di carattere e di condividere un momento del loro destino. Con questa mostra fotografica, Meditaeuropa intende portare un suo contributo all’esigenza dell’incontro, della condivisione e del confronto, per un percorso di conoscenza reciproca tra le genti e per tratteggiare assonanze e fonti ispirative comuni.
In mostra ritratti e storie di donne che vivono in Iran, Iraq, Afghanistan, Giordania, Siria, Gaza, West Bank, un lavoro che raccoglie immagini scattate tra il 2001 e il 2007.
Le fotografie che riguardano l’Iraq sono state scattate agli incroci delle strade mentre le forze Americane bombardavano la periferia di Bagdad, durante l’invasione dell’Iraq nella primavera 2003 e successivamente quando Saddam scomparve. L’occupazione del Paese da parte delle forze della coalizione e la guerra hanno sottratto alle donne irachene libertà e speranza, il nuovo governo iracheno è stata quello di ripristinare il codice religioso familiare, strappando alle donne ogni possibilità di auto-realizzazione-
In Afghanistan i burqa blu sono un po’ sollevati, ma le tradizioni ancora rigide. Nel nord-ovest dell’Afghanistan, nel reparto ustionati dell’ospedale di Herat, Shaima lotta fra la vita e la morte: si è data fuoco per sfuggire alla costrizione del proprio ambiente, alla propria matrigna e ad un matrimonio sbagliato. A Kabul, Mouna era giovane e ribelle, non voleva seguire le regole imposte dalla società afghana, era divenatata giornalista e presentava un programma per giovani su Tolo TV. Ma è morta presto, suicidandosi.
Chador nero e sciarpa chiara nelle foto della Boulat per le donne dell’Iran, dalle cadette dell’accademia di polizia femminile a Teheran, alle donne che pregano in massa nel cortile della moschea di Mashad, il valore più apprezzato in una donna mediorientale è la modestia. Kalidja ha deciso di cambiare sesso ed è diventata donna col pieno sostegno di un’organizzazione governativa iraniana.
Le donne di Gaza, salvate dall’Islam, sono donne combattenti di Hamas hanno un ruolo attivo, la loro missione è resistere alla violenza quotidiana e portare il loro aiuto a una società disperata.
Pur essendo la Siria un paese laico e la Giordania una monarchia aperta all’Occidente, in entrambi i Paesi la gioventù cresce fra valori conservatori e precisi codici familiari. Tuttavia i caffè di Amman sono più trendy di quelli di Gaza e a Damasco, schiere di ragazze sono pronte a ballare in jeans e maglietta sui set televisivi dei cantanti arabi.
Alexandra Boulat, nata a Parigi nel 1962, si è spenta il 5 ottobre 2007.
Fotogiornalista dal 1989, è stata tra i soci fondatori dell’agenzia “VII” nel 2001. I suoi servizi, strettamente inerenti all’attualità politica e sociale, sono stati regolarmente pubblicati su riviste internazionali, tra le quali National Geographic, Time e Paris-Match.
Per la qualità del suo lavoro, ha ricevuto diversi importanti premi internazionali molti dei quali per i suoi reportage in Kosovo negli anni Novanta fino al Premio come “Migliore donna fotografa” in Italia nel 2006.
Boulat ha documentato guerre e tematiche di ordine sociale e realizzato estesi reportage su Paesi e popoli diversi. Tra i molti servizi svolti, ha raccontato con le proprie immagini la guerra nella ex-Yugoslavia, la caduta dei Talebani in Afghanistan, la guerra in Iraq e attualmente il conflitto israelo-palestinese.
Tra i lavori più recenti, quello sul mondo femminile in medioriente e un servizio su Gaza, pubblicato su Time Magazine il 16 ottobre 2006. Ha pubblicato il libro: “Eclats de Guerre, 10 years of wars in former Yugoslavia” (National Geographic Books, SYL, Paris, 2002).
Con il patrocinio di: Parlamento Europeo, Ministero degli Affari Esteri, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Ravenna.
Alexandra Boulat è rappresentata in Italia dall’Agenzia Grazia Neri.
© foto di: Alexandra Boulat/VII/Grazia Neri
Ufficio stampa Coop. Aleph
Tatiana Tomasetta e-mail: tomasetta@coopaleph.it
Chiesa di San Domenico Urban Center
Via Cavour - Ravenna