La mostra presenta 45 opere tra acquarelli, disegni e incisioni datati 1967-2008. "...gli 'oggetti' di Assadour: semiassi e rotelline, lune, lettere e numeri, ingranaggi, machineries, sfere e semisfere, cinghie rotanti, cupole rovesciate, nastri trasportatori (...), e adesso persino quei personaggi coloratissimi" Fabrizio D'Amico
La mostra di Longiano presenta 45 opere tra acquarelli, disegni e incisioni datati 1967-2008 e si inaugura il 30 aprile 2008.
La mostra è a cura da Fabrizio D’Amico, che nel catalogo pubblicato da De Luca Editori d’Arte, settimo della Collana Laboratorio, scrive: “Pensando ad Assadour, a questo soteriologico, afrodisiaco induttore fuori generazione che sarebbe piaciuto a Emilio Villa (piacque infatti a Libero De Libero, che scrisse, villianamente, di sue ‘visioni tra il pieno e il vuoto d’una solitudine’), non si può immaginarlo altro che circonfuso di ‘se’: di ipotesi, di interrogativi. Semmai destinati a non aver risposta. L’ha spiegato molto bene, anni fa, Enzo Bilardello: che fra le fonti infinite che servirebbe rammentare per lui, distese dal deserto al Mediterraneo alla sua Parigi, dagli egizi ai romani agli arabi fino ai due ‘contuberni Klee e Kandinsky’, la tentazione è di buttare all’aria le carte, rimescolarle tutte e infine, in ottica critica, ‘alzare bandiera bianca’. O forse si può fare l’inverso: dire di quel che – mi pare – si sia lasciato indietro, Assadour-le-Métèque, libano-afgano-francese, nel corso degli anni, e in particolare in quest’ultimo decennio, il cui fitto lavoro si raccoglie oggi ad Assisi – acquarelli e tempere in serie prestigiosa, e le prodigiose acquaforti-acquatinte. Prima fra tutte – fra quanto Assadour ha lasciato alle spalle – sta certamente quella vocazione che è pur stata sua, e che molta esegesi su di lui ha confermato, a ordinare le sue visioni all’interno d’una gabbia prospettica che scende da Leon Battista Alberti, da Piero della Francesca, da Luca Pacioli. Sull’adozione della quale, per certo, hanno inciso gli anni della formazione italiana, spesi fruttuosamente all’Accademia Vannucci di Perugia. Ma che oggi è interamente elusa, in favore di uno spazio tutto di superficie, che sulla prima pelle del dipinto rigetta e affastella tutti gli elementi della ‘storia’. È lì che si danno convegno, gli ‘oggetti’ di Assadour: semiassi e rotelline, lune, lettere e numeri, ingranaggi, machineries, sfere e semisfere, cinghie rotanti, cupole rovesciate, nastri trasportatori (debitori del futurismo, di dada, o di Chaplin? o forse un po’ di tutto questo insieme?), e adesso persino quei personaggi coloratissimi (che, ripensando le poupées di suoi anni lontani, sono fatti di quell’arcobaleno di colori che stupiva un Melotti ammirato e voglioso) visti talvolta attraverso – sembra – l’oblò di una lavatrice in modalità centrifugante. Lì, sul piano. Specchiati sulla superficie dove, senz’ordine e disciplina, senza nemmeno un grano residuo di gerarchia, convivono: dandosi semmai l’un l’altro qualche spintarella per entrare nel cuore dell’immagine”.
Assadour è nato a Beirut, in Libano, nel 1943. Ha studiato all’Accademia Vannucci di Perugia e all’Ecole Nationale des Beaus-Arts di Parigi dove vive dal 1964. Ha tenuto, dal 1968 ad oggi, mostre personali in tutto il mondo (Parigi, Bruxelles, Roma, Pesaro, Trieste, Lione, Amsterdam, Novara, Bari, Firenze, Pisa, Grenoble, Tokyo, Ferrara, Lima, Taipei, Metz, Vicenza, Matera, Spoleto, Seoul, Reggio Emilia, Osaka, ecc.) e ha partecipato a tutte le grandi mostre e biennali internazionali (Cracovia, Parigi, Epinal, Firenze, Venezia, Katowice, Buenos Aires, Bradford, Toulon, Lijubljana, Belgrado), ricevendo numerosi premi di prestigio tra i quali, nel 1984, il Grand Prix des Arts de la Ville de Paris.
Senza titolo, 2003. Olio su tela cm. 50x61 Courtesy galleria Galaverni
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Inaugurazione 30 aprile ore 18.30
Fondazione Tito Balestra
Piazza Malatestiana 1 - 47020 Longiano (FC)
da martedì a domenica e festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19; chiuso lunedì
intero € 3, ridotto € 2