Tra il rito e il quotidiano. Le 14 opere che compongono la mostra sono tecniche miste di medie dimensioni (quasi tutte su carta) dedicate a Sant'Efisio e, in particolare, alla processione del ritorno del Santo. A cura di Massimo Antonio Sanna.
a cura di Massimo Antonio Sanna
La ricorrenza del 1° maggio a Cagliari ha una valenza prettamente
religiosa ed è senz’altro l’evento che vede la partecipazione diretta
e indiretta di più persone in tutta l’isola. Rilevante da diversi
anni, anche da un punto di vista mediatico, non è un caso che sia
oggetto d’interesse da parte di molti operatori culturali.
Giungiamo così a descrivere un altro evento che riguarda Sant’Efisio,
una mostra di pittura, la seconda in ordine cronologico dopo quella
del 2007, di una pittrice, Mabi Sanna, che ora dedica la sua ricerca
al culto del Santo e alla relativa processione.
I dipinti in questione non vogliono però essere una ricerca
antropologica e non hanno valore agiografico; questa teoria di opere
fissa una piccola parte di una rappresentazione che si ripete da
secoli. Sono fragmenta di un percorso che è sempre lo stesso e sempre
diverso. Focalizzano attimi, situazioni particolari e momenti
ufficiali di quel rito religioso e popolare che è uno dei principali
caratteri distintivi della città di Cagliari.
Tecniche miste che, occhieggiano al Novecento sardo, ma non perché
trattino di una manifestazione in costume, bensì per la fissità delle
forme e per le subitanee esplosioni di azzurri e di rossi. I quadri
offrono altresì contrasti evidenti: nel tema, quando vengono
raffigurati episodi anticlassici che sono quasi dei fuori scena, come
le donne che parlano, e nella forma quando i soggetti in primo piano
(e i loro costumi) sono materici in un ambiente che spesso è
indistinto, indefinito perché solo abbozzato.
14 opere di medie dimensioni caratterizzate da una sintesi di disegno
e colore, quasi narrative di un quotidiano speciale dove accadono
delle piccole eccezioni nelle azioni del rito di sempre.
La sintesi cromatica porta Mabi Sanna ad usare praticamente o
prevalentemente solo i colori primari, e spesso il giallo è
sostituito, come nel gotico, dall’oro.
Oro che maschera i lineamenti dei partecipanti nascondendone la
fisionomia. Ma questo è un gioco ambivalente delle parti: vuol dire
che non è importante chi siano tali personaggi, essi rappresentano
tutti coloro che nei secoli hanno seguito il simulacro. E,
contemporaneamente, questo espediente stilistico in primo luogo
nobilita letteralmente i figuranti, in secondo luogo ci ricorda ciò
che Maschera voleva dire per gli antichi romani e per i giapponesi.
Sembrerà un’ironia, ma Maschera significa persona. Massimo antonio sanna
Inaugurazione Giovedì 1 Maggio 2008 alle ore 11.30
Arcivernice
via Baylle 115, Cagliari
mar-dom - dalle 18,00 alle 20,30
ingresso libero