Goldfish on the bridge 2001>>>2002: un progetto di arte pubblica. Il progetto e' inserito nell'iniziativa "Ponti d'artista", opere di luce, sostenuta dal Comune di Bolzano e curata da Letizia Ragaglia. La mostra nella galleria nasce come completamento dell'omonima installazione di Stefano Cagol sul Ponte Druso a Bolzano.
"Form follows fiction" afferma Jeffrey Deitch, già autore della felice etichetta "posthuman", suggerendo un percorso di lettura dell'arte dell'ultimo decennio, dove il confine tra realtà e finzione si fa sempre più sottile e permeabile. Le opere di Stefano Cagol non mancano di rispondere a tale appello: le sue fotografie e i suoi video mettono in scena modalità "fictional", che però non rinviano ad una dimensione fantascientifica, lontana nel tempo e nello spazio, bensì ad aspetti esperibili nel nostro quotidiano. Nel suo lavoro situazioni ordinarie, episodi ed oggetti appartenenti alla sfera del banale vengono indagati tramite simulazioni fittizie o rielaborazioni successive: senza enfasi, ma solamente attraverso minimi scarti e straniamenti, che si concentrano su estrapolazioni di realtà . Finita l'era di aneliti totalizzanti ed aspirazioni onnicomprensive, l'arte si concentra su particolari insignificanti, cerca dettagli in luogo di ampie panoramiche. Così, anche Stefano Cagol predilige tagli insoliti e inquadrature ravvicinate per ricomporre il suo mondo estetico, in cui artificiale e reale si mescolano, sovente indistinguibili. Fotografia e video sono estremamente funzionali all'indagine intrapresa dall'artista trentino, in quanto permettono dei prelievi di brandelli di realtà e favoriscono il dominio della parte sul tutto. Il suo lavoro partecipa alla sintesi che si compie oggi tra gli anni Settanta, che hanno rivalutato la fotografia e il filmino amatoriale, l'album di famiglia e il video delle vacanze, scoprendo in essi delle inedite proprietà concettuali e i decenni successivi che hanno ridonato la giusta valenza alle proprietà formali e materiali. Il nostro gusto e quello degli artisti si è formato in un contesto capillarmente intriso dall'uso di macchine fotografiche e cineprese: ma lo scarto tra il lavoro amatoriale e quello artistico oggi non sta solo nella padronanza della tecnica, bensì nell'elaborazione emotiva. Gli interventi basati su prelievi, decontestualizzazioni e rielaborazioni di resti della memoria o di realtà e situazioni quotidiane sono accompagnati da una complessa ricchezza d'articolazione e implicano un'alta forma di controllo delle cariche emotive. In sintonia con questa tendenza, una delle caratteristiche della produzione artistica di Stefano Cagol risiede proprio nella perdita della dimensione d'origine degli oggetti individuati, al fine di stimolare un approccio soggettivo: dilatandosi nello spazio tecnologico gli oggetti assumono inedite connotazioni, che si rinnovano incessantemente nelle proiezioni individuali apportate dai singoli fruitori. Parimenti nelle opere di "Goldfish on the bridge", realizzate per la Galleria Les Chances de l'Art in continuità con il progetto ideato da Cagol per l'iniziativa "Ponti d'artista" della città di Bolzano, prevale una dimensione "sentimentale", una sospensione effettiva e metaforica dell'oggetto, che entra in un contatto emotivo con quello che lo circonda. Il punto di partenza dei lavori è dato da immagini di pesci rossi scattate dall'artista, che in seguito vengono debitamente rielaborate al computer ottenendo una dilatazione spazio-temporale. La rielaborazione permette un rapporto modificato con l'esistente: il concetto di spazio fisico si amplia a quello di spazio virtuale, mentre al concetto di tempo misurabile e quantificabile se ne sovrappone uno fluido, indefinibile. Il liquido, in cui sono immersi gli animaletti, diventa uno sfondo luminoso e riflettente, sul quale essi si stagliano per contrasto con contorni ben definiti proponendosi in pose sempre nuove ed accattivanti, che danno luogo a molteplici giochi di luce ed ombra. Il trattamento digitale non inficia la natura prettamente fotografica dei lavori: le manipolazioni al computer non si risolvono in un "pennello tecnologico" che conferisce alle immagini le leggi della pittura, bensì continua a predominare la logica della fotografia. Le opere di Cagol si comportano come le fotografie "tradizionali" nello stabilire un rapporto emotivo e rivelatore nei confronti del mondo. Nel caso specifico dei pesci rossi, la loro semplice e quieta presenza si carica di un remoto significato simbolico. Il loro lento fluttuare nello spazio non solo contrasta con i ritmi frenetici delle feste natalizie, ma lancia anche un implicito beneaugurante messaggio: infatti, questi comuni animaletti oltre a riecheggiare attimi di gioia legati al mondo della nostra infanzia, richiamano inoltre una densa simbologia orientale, in cui vengono diversamente associati a pace, ricchezza e prosperità .
La mostra Goldfish on the bridge nasce come completamento dell'omonima installazione di Stefano Cagol sul Ponte Druso a Bolzano.
Stefano Cagol realizza un progetto di arte pubblica. Il progetto é inserito nell'iniziativa "Ponti d'artista", opere di luce, sostenuta dal Comune di Bolzano e curata da Letizia Ragaglia. Goldfish on the bridge è una image-projection dove pesci rossi sono proiettati da 70 metri su una membrana bianca in pvc semitrasparente, sospesa all'ingresso del ponte Druso e sostenuta da due strutture auto portanti metalliche alte dieci metri. L'istallazione sarà attiva giornalmente dalle 5 pm alle 11 pm, dal 23 novembre 2001 al 6 gennaio 2002.
Galleria Les Chances de l'Art
Via Visitazione, 16/A - 39100 Bolzano Italy
Lun-Sab / Mo-Sa 10-12.30 / 15.30-19.30