Fortezza di Castelfranco
Finale Ligure (SV)
via Generale Enrico Caviglia
019 6816004 FAX 019 6816377
WEB
Paola Ravasio
dal 30/4/2008 al 24/5/2008
venerdi' - domenica e festivi 15-19

Segnalato da

Assessorato alla cultura




 
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30/4/2008

Paola Ravasio

Fortezza di Castelfranco, Finale Ligure (SV)

L'intimita' del divenire. "I turgori ossessivi tipici dell'immaginario della scultrice, artefice di una invidiabile prepotenza fallica, ora si confrontano corpo a corpo con moduli geometrici." Federico Masedu


comunicato stampa

Paola Ravasio nasce a Varese il 19.09.1978.
Frequenta il liceo artistico A. Frattini, diplomandosi.
Successivamente affina la sua arte presso i laboratori di scultura di PietraSanta e Carrara.
Prosegue e amplia l’attività di scultore nello studio-laboratorio di Pietro Scampini, a Castronno.
Risiede e lavora a Caronno Varesino.

M e m b r A z i o n i
Paola Ravasio

Il Ciclope Valtellinese ha forse deposto l’ultima pietra sulle opere energumeniche di Paola Ravasio. “I bestioni” tutto istinto e muscoli, introversi, rapaci nelle tre dita che esibivano la loro natura non ancora o non più umana, hanno lasciato spazio a un nuovo più dialettico discorso. Dal narcisismo delle membra al dualismo di forme che permette e promette valori più complessi e risolti, di spazio e di simboli attivati dall’incontro fra antipodi plastici.

I turgori ossessivi tipici dell’immaginario della scultrice, artefice di una invidiabile prepotenza fallica, ora si confrontano corpo a corpo con moduli geometrici. Ecco la dialettica novità, dove si dispiega la ricercata alterità tra linea retta e linea curva, spigolo e protuberanza, piano e meandro.

Si genera un mondo plastico che vive e prospera di contrasti e di contatti fra elementi eterogenei. Omogenea è la materia, il gesso levigato al massimo, quasi fosse marmo. Come è riuscita la scultrice a liberarsi del rigonfio plasticismo a volumi espansi, troppo umano, a cui ci aveva abituati? Dall’interno del suo mondo espressivo, capace di rinnovarsi e rilanciarsi senza negarsi. All’artista dal linguaggio prorompente mancava un argine, un contraltare, una disciplina. L’ha ritrovata nella geometria solida, dalle linee nette e squadrate, perfette per innesti di organica potenza e invadenza. Questa nuova origine per antitesi sortisce complessi che si vanno liberando dell’anatomia umana verso più nitide morfologie. Le “membrazioni” tipiche della Ravasio affrontano l’avventura dello spazio in una nuova sintassi: il modulo funge da piano-volume di appoggio per l’organismo plastico dalle membra ben tornite e definite, affusolate in più sobrie tensioni.

La vicinanza fisica costringe la forma a una più intensa rivelazione delle sue qualità, in una contrapposizione feconda proprio in quanto dichiara impossibile la fusione dei due mondi. Questa scultura è una ricerca conturbante ma sempre più disciplinata che indaga il problematico rapporto fra le due nature dell’essere umano. Il raziocinio ospita e bilancia le pulsioni dei sensi, in una lotta che perennemente si alimenta dalla irriducibile antinomia dei duellanti.

Il modulo si apre e si inclina per accogliere quelle membra aliene ma umanissime, esasperate, nate per stringere e divergere, annodarsi e ritrovarsi nell’assedio della mente. Le energie della materia, della creta modellata, circolano e corrono verso uno sprofondamento, spariscono e riaffiorano da un’altra parte, si espandono nello spazio come gemme. Il dramma è in atto ma si lascia contemplare come forma. Una formatura del modellato primario, sensuale, intuitivo avviene realmente per ottenere il calco in gesso, che raggela e sublima le membra. Paola Ravasio si deve per ora dedicare al perfezionamento del gesso sacrificando luci e calore. Li ritroverà nel bronzo, esito finale delle sue opere.

Con questo ciclo di MembrAzioni, ancora da esplorare in tutte le possibilità ma già coerente e pieno di carattere, è riuscita a liberarsi dall’enfasi dell’androide. Questi lavori dell’ultimo biennio hanno titoli che suggeriscono il magma psicologico e l’archetipo mitologico cui la serie rimanda. Essi rappresentano una felice schizofrenia e costituiscono in certo qual modo l’uscita di Paola Ravasio dalla pubertà espressiva. La presenza del modulo ha fornito rigore e spazialità alla sua innata e introversa esuberanza.

Nel disegno a carboncino l’artista conferma la forza virile del suo temperamento evidenziando i nodi plastici e ritmici del suo linguaggio. Sono grandiose visioni di un mondo insieme organico e meccanico, violento e germinale. Anche per le ragguardevoli dimensioni, non semplici studi ma opere autonome di grande efficacia, condotte senza esitazioni. Lo spazio abitato da pulsioni, fecondo, compenetrato, è l’attuale ossessione creativa di Paola Ravasio. Il luogo delle forze in conflitto, della sperimentazione mai fine a se stessa. Se la scultura è l’arte del membrificare, siamo di fronte a una scultrice vera.

Federico Masedu, 3 marzo 2008

Immagine: Tra sé e sé

Inaugurazione giovedì 1 maggio, ore 11

Fortezza di Castelfranco
via Generale Enrico Caviglia - 17024 Finale Ligure (SV)
da venerdì a domenica e festivi compresi 15.00 / 19.00

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