In mostra lavori di grande formato, realizzati nel 2008 con tecnica mista su tela. Nel teatro di Tamburo fanno irruzione paesaggi metropolitani, sculture ed architetture antiche, in cui l'uomo riveste un ruolo marginale, quasi alienante.
a cura di Fabio Cozzi e Licia Rubcich
Martedì 20 maggio 2008, alle ore 18.30, la galleria Michelangelo di Roma presenta la mostra personale di Marco Tamburro Teatro Quotidiano, a cura di Fabio Cozzi e Licia Rubcich.
In occasione della mostra Marco Tamburro espone venti opere recenti. Sono lavori di grande formato, realizzati nel 2008 con tecnica mista su tela, che mantengono quella costante da sempre tema centrale della sua pittura: il saper raccontare della vita quotidiana. Nel teatro di Tamburo fanno irruzione paesaggi metropolitani, sculture ed architetture antiche, in cui l'uomo riveste un ruolo marginale, quasi alienante. I colori che predilige l'artista sono il bianco, il nero ed il grigio, con frequenti usi del rosso ed altre intrusioni cromatiche che inducono lo spettatore ad andare nella profondità dell'opera stessa.
"In queste ultime tele – spiega Paola di Giammaria – la visione si è fatta meno frenetica e i suoi palcoscenici, seppur sempre contaminati dall'instabilità, sono più calibrati, più studiati dal pittore che ora può concentrarsi su una singola visione o un singolo oggetto". Questo spiega il ruolo marginale che la figura umana ha nella sua pittura: è una semplice presenza, un'ombra, uno spettro consumato dal tempo che insegue incessantemente le traiettorie infinite della città, attraversando lunghe strisce pedonali, salendo in alto a vertiginosi e monumentali grattacieli.
L'uomo rimane inevitabilmente schiacciato ed alienato da questo magma che è la metropoli odierna, simbolo della forza del potere ostile e aggressivo che lo sovrasta. Questo teatro nei quadri di Tamburro diventa una rappresentazione simbolica di un'umanità trasformata in tristi burattini manipolati da un congegno infinito di fili, tra i quali si rivede impotente anche l'artista stesso. Spiega Adriano Amendola: "L'opera dell'artista sollecita non solo la retina dell'occhio, mezzo meccanico di collegamento col mondo circostante, ma anche la mente e i ricordi per portarci poi dove? Marco Tamburro vuole condurci tramite le sue visioni a riflettere sul tema del bello, della nostra frenetica quotidianità occidentale, delle ossessioni private".
Marco Tamburro nasce a Perugia nel 1974. Nel 1994 si trasferisce a Milano, qui comincia ad esporre in alcune gallerie e spazi alternativi legati soprattutto all'ambiente della moda e del design. Alla fine degli anni Novanta si trasferisce a Roma dove attualmente vive e lavora. Dal 1998 Tamburro ha realizzato numerose esposizioni personali e collettive, nazionali ed internazionali, destando il plauso della critica e del pubblico.
Si sono occupati di lui letterati e critici d'arte quali Renato Civello, Vito Riviello, Gabriele Simongini, Enzo Santese, Maurizio Sciaccaluga, Barbara Martusciello, Ennio Calabria, Antonio Tamburro ed altri che hanno definito l'opera dell'artista come personale ed efficace nel rappresentare con cinica puntualità, l'annullamento delle identità che sostanziano l'età contemporanea.
La mostra fa parte della rassegna Primaverile Romana 2008, dell'Associazione Romana Gallerie d'Arte Moderna (A.R.G.A.M.), realizzata per l'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e per la Sovraintendenza Comunale – Mostre e Manifestazioni Culturali.
Vernissage: martedì 20 maggio 2008, ore 18.30
Galleria Michelangelo
Via G. Giraud 6, Roma
Lun 15.30-19.30; Mart - Sab 11-13.00 / 15.30-19.30
ingresso libero