L'esposizione mostra una circa 30 opere provenienti da collezioni private e appartenenti ai due decenni d'oro di Schifano, quegli anni Sessanta e Settanta che lo hanno visto creare serie di opere che hanno segnato i tempi, come i monocromi postinformali, i 'Paesaggi anemici' ed i 'Paesaggi tv'. In mostra e' presente anche un capolavoro come Futurismo rivisitato, del 1960. A cura di Nicola Davide Angerame.
a cura di Nicola Davide Angerame
Venerdì 23 maggio 2008, a partire dalle ore 21, s’inaugura presso l’Ex Chiesa Anglicana di Alassio la mostra antologica “Mario Schifano”, artista tra i più celebri della Pop Art italiana.
L’esposizione, organizzata dall’Ex Chiesa Anglicana (Assessorato alla Cultura e al Turismo di Alassio) e curata da Nicola Davide Angerame, mostra una circa 30 opere di assoluto pregio, provenienti da collezione privata e appartenenti ai due decenni d’oro di Schifano, quegli anni Sessanta e Settanta che lo hanno visto creare serie di opere che hanno segnato i tempi, come i monocromi postinformali, i "Paesaggi anemici" ed i “Paesaggi tv”, e gli sono valse l’appellativo di “Andy Warhol italiano”, grazie anche ai primi dipinti dedicati ai loghi della Esso o della Coca-Cola.
Tra le opere spicca uno dei primissimi monocromi, verde, un autoritratto di grandi dimensioni (due metri per due) esposto in una recente mostra degli Uffizi di Firenze ("Moi!") e una grande tela dedicata al suicidio dell’amico Lo Savio, più diverso smalti si carta e alcune delle prime Palme del 1970 e un Albero della vita del 1970, retaggi dell’infanzia libica dell’artista e simbolo di un ritorno alla natura che Schifano opera in modo compiuto negli anni Ottanta. In mostra è presente anche un capolavoro come Futurismo rivisitato, del 1960.
Schifano videomaker e regista.
La mostra alassina intende raccontare il genio poliedrico di Schifano esponendo anche la sua produzione cinematografica, la trilogia di film (Satellite del 1968, Umano non umano del 1969 e Trapianto. Consunzione e morte di franco Brocani del 1969) alcuni spot per Absolut Vodka del 1994 e la sigla della trasmissione RAI di enrico ghezzi La magnifica ossessionei del 1985: tutti proiettati durante il corso della mostra. La grande “imagofilia” di Schifano viene tradotta nei suoi film in propensione alla frammentarietà del montaggio fatto di “corrispondenze” tra immagini e suoni Schifano è stato uno dei primi artisti in Italia ad aver portato nella pittura i linguaggi della comunicazione di massa, forgiando un'estetica multimediale mediante l'uso di apparecchi fotografici e macchine da presa.
I mezzi di comunicazione di massa vengono utilizzati dall'artista come contenitori di stimoli sensoriali ed espressioni visive della societa' contemporanea. Pur non avendo mai preso parte alla Cooperativa del Cinema Indipendente Schifano è considerato uno dei piu' grandi autori del cinema d'artista. Il suo è un cinema di contestazione sociale e politico, usa pellicola scaduta e manca di sceneggiatura e di uno sviluppo narrativo. Human Lab, l’unico film scritto nel 1970 con Tonino Guerra e finanziato da Carlo Ponti, non verrà mai realizzato. Anche come film-maker Schifano è veloce ed esaurisce l’avventura in pochi anni inizaindo dopo il viaggio in America del 1962 in cui riprende ciò che lo attrae. Nasce così Round Trip (1964). Reflex, realizzato sempre durante il soggiorno in America, è incentrato sulla storia di un fotografo di moda. Rientrato in Italia Schifano realizza Carol + Bill, poi Anna (Anna Carini).
Altri cortometraggi di gusto "monografico" sono Ferreri, un omaggio all'amico regista; Jean-Luc ciné girato sul set di Week-end di Jean-Luc Godard; Fotografo, che riprende Renato Gozzano nel suo atelier mentre fotografa alcune modelle. Nel 1967 l'artista realizza Vietnam, con Marco Ferreri ed Ettore Rosboch, usando immagini di repertorio della guerra del Vietnam. Serata è un cortometraggio fatto di programmi televisivi. In Souvenir invece riprende provocatoriamente Gerard Malanga mentre simula il farsi una "dose" sul colonnato del Bernini a Piazza San Pietro. Made in USA e Silenzio, entrambi del 1967 muti e in bianco e nero, sono presentati alla galleria L'Attico di Roma, mentre Anna Carini vista in agosto dalle farfalle (1967) dove Schifano simula il modo di vedere degli insetti, da Marconi a Milano.
Dopo i cortometraggi, la Trilogia, comprendente i film Satellite (1968), Umano non umano (1969) e Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani (1969). La Trilogia, che permette a Schifano di entrare a pieno titolo tra i registi dell'underground italiano, è caratterizzata da uno stile frantumato e dispersivo composto per blocchi che acquistano una loro discorsivita' mediante dei suoni, rumori o immagini ricorrenti tra una sequenza e l'altra. Il montaggio, apparentemente arbitrario ed insensato, in realtà ho pensato col fine di dare una corrispondenza tra il sonoro e le immagini, ed esprime la propensione dell'artista per la frammentarietà (non solo cinematografica ma anche pittorica).
In Satellite lo spettatore compie un viaggio nelle apparenze, reso tangibile mediante la sovrapposizione delle immagini. Con un ritmo convulso e frammentario le scene di violenza in USA, in Vietnam o in Cina arrivano al fruitore scarnite della loro tragicità, non sensibilizzando la coscienza di chi le guarda perché mediate dal freddo mezzo televisivo. Umano non umano, uno dei pochi film d'artista ad essere stato prodotto, è da molti critici considerato come il piu' bel esempio sperimentale del cinema italiano anni Sessanta. Nel film fanno da cerniera tra una sequenza e l'altra le immagini di guerra riprese dalla televisione, mentre il trait d'union sonoro è il battito cardiaco che cessa solo in alcuni momenti.
Schifano ha voluto rappresentare, con un montaggio a salti temporali, il "non umano" della cultura occidentale, effimera ed insopportabile (spesso ripresa con l'ottica deformante del grandangolo), contrapposta all'"umano" della resistenza vietnamita e della rivoluzione cinese. Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani termina il percorso della Trilogia. Eseguito con l'aiuto di Ivan Stoynov, un professionista nel settore cinematografico, per la prima volta compare un protagonista, il regista Franco Brocani che nel film veste i panni di un uomo alla ricerca di se stesso.
“A dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1998, Alassio vuole ricordare – spiega Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al turismo di Alassio - la figura di uno dei pochi artisti italiani diventato “personaggio pubblico”, amico del jet set e dei grandi artisti americani, ma anche di una generazione di artisti romani passati alla storia come la pop art italiana. Grazie alle sue vivaci intuizioni, alla sua arte graffiante, alla sua estetica colta e popolare insieme, e ad una vita intesuta di sregolatezze Schifano è uno dei pochi artisti contemporanei iscritto nel Pantheon degli “artisti maledetti”, in un’epoca in cui questa figura scompare a vantaggio dell’artista-businessman o dell’artista-pubblicitario o dell’artista-artigiano”.
“Questa mostra – spiega Nicola Davide Angerame –offre un concentrato di opere significative del primo Schifano e permette di conoscere intimamente un artista che è stato un sismografo della cultura di quei due decenni, prima che diventasse anche lui un marchio e fosse fagocitato dal successo, dalle sue gioie è soprattutto dai suoi dolori. Mario Schifano ha rappresentato anche un modello di artista dal pensiero libero, ironico e caustico in un’epoca di conformismi e ideologie. Un outsider nel centro di Roma”.
inaugurazione venerdì 23 maggio 2008 ore 21
Ex Chiesa Anglicana
Via Adelasia 10 - Alassio
Orari di apertura:
fino a domenica 8 giugno : da giovedì a domenica ore 15 - 19
da giovedì 12 giugno : da giovedì a domenica ore 17,30 – 19,30 e ore 21 - 23
ingresso libero