Gianni Cella, alla sua prima personale dopo la fuoruscita dal gruppo Plumcake traduce in opere la furiosa classicomania dei tempi recenti, mettendone in risalto la futilita' e l'assoluta inattendibilita'. Le sue graduatorie sono tra le pochissime che, per ora, non hanno trovato spazio in tivu', sui giornali o su internet. 'Show must go on', anche e soprattutto a discapito dell'intelligenza.
Mostra personale di GIANNI CELLA
Pitture su tavola e
sculture (vetroresina)
La GALLERIA MARIA CILENA giovedì 17 Gennaio 2002 alle ore 18,
inaugura l'anno nuovo con la mostra personale di GIANNI CELLA.
Gianni Cella, alla sua prima personale dopo la fuoruscita dal gruppo
Plumcake, di cui ha fatto parte per quasi vent'anni, traduce in opere la
furiosa classicomania dei tempi recenti, mettendone in risalto la
futilità e l'assoluta inattendibilità .
Le sue graduatorie sono tra
le pochissime che, per ora, non hanno trovato spazio in tivù, sui
giornali o su internet. Sono quelle che, uniche, i media ancora ci
risparmiano: al posto delle veline più spogliate dei calendari ci
sono I fratelli più stupidi del mondo, in sostituzione dei dieci divi
più richiesti di Hollywood compaiono I tre ragazzi più buoni
dell'universo, invece che la Falchi, la Ferilli e la Marini si vedono I
palloni più gonfiati del Belpaese.
Le serie realizzate dall'artista
lombardo, dalle Tre piante più intelligenti del mondo ai Dieci
quadretti più belli del mondo sono l'inutilità fatta ordinamento
serioso, il paradosso letto come discussione logica, l'assurditÃ
trasformata in classificazione rigorosa.
A volte l'arte mette a fuoco
gli aspetti più caratteristici del periodo storico di cui si nutre, e
le sculture di Cella evidenziano il vuoto, truccato da filosofia che
caratterizza il millennio appena inaugurato.
Altre volte l'arte anticipa
e predice il futuro, anche con fare preoccupato, e i quadretti del
Plumcake transfuga preannunciano i valori, i costumi e i criteri della
società che verrà .
"Show must go on," anche e soprattutto a
discapito dell'intelligenza.
Dalla Hit Parade dei dischi più venduti
all'elenco annuale dei maggiori contribuenti fiscali, dal Pallone d'oro
per il calciatore più bravo d'Europa alla lista nera dei quindici
terroristi più ricercati del pianeta, la società contemporanea è
schiava delle classifiche. Il voto è la sua droga, la dose quotidiana
di morfina che allevia ogni male.
Tutto deve essere catalogato, il sunto
di ogni discussione finisce sempre per essere un podio. Ci sono
l'arbitro più affidabile del campionato e l'attentato più sanguinoso
della storia, il miglior rimbalzista, la donna più desiderata dagli
italiani, l'attrice meno elegante del festival.
Il mondo intero è dei
recordman, chiunque - e non soltanto chi si occupa di programmi
televisivi - deve dar retta all'audience. Sia dei goleador che dei
serial killer conta soprattutto il più prolifico. L'ambiente dell'arte
non fa eccezione, e adora supino gli artisti più gettonati, i girasoli
più pagati e i video meno comprensibili e peggio realizzati. Podio e
premiazioni fanno sempre spettacolo. Il tempo del talk show, dei quiz
show, del motor show è perfettamente riassunto nei cicli/graduatorie.
Entro in classifica, dunque sono.
Anche a discapito di qualità più
vere e profonde. L'artista guarda la società e la ritrae, come ne
fosse fotografia.
La falsità patinata, la pochezza imperante,
l'inutilità dei temi esistono nella realtà , e come si presentano nel
mondo così si specchiano e riflettono nelle sue opere.
Lo stile
dell'artista, nato nel 1953 a Pavia dove tuttora risiede, ricorda la
comicità demenziale e sferzante di Monthy Pyton o gli sproloqui
surreali e sovversivi di Groucho Marx. Come nei lavori firmati in
precedenza col gruppo, è iconoclasta, cattivo, spesso spiacevole.
Echeggia i colori fulgidi, le forme appariscenti, i gusti eccessivi e i
linguaggi cicaleggianti di questi tempi tanto illuminati a giorno dai
neon quanto neri e bui nell'anima, e per farlo usa gli strumenti che
condivide con altri artisti della sua generazione.
Pesca
nell'immaginario favolistico, adotta il tratto del cartoon, si avvale di
giocattoli e slogan pubblicitari, percorre una via di mezzo tra new
media e ready-made.
Come il libro di Nick Hornby Alta fedeltà ,
anch'esso dominato dalle classifiche più ovvie e astruse, messe in
atto solo per nascondere e procrastinare il vuoto, il lavoro di Gianni
Cella è toccante, amaro, sarcastico e, soprattutto divertente.
In galleria è presente il catalogo con un testo di Maurizio
Sciaccaluga
INAUGURAZIONE: Giovedì 17 Gennaio 2002 - 18,30/20,30
La galleria è aperta da martedì a sabato, dalle ore 15,30 alle 19
e/o su appuntamento
Galleria MARIACILENA arte contemporanea
Via Ariberto 17, 20123 Milano.
tel - fax: 028323521