Lost Dreams. L'alienazione dell'ingranaggio industriale e' la metafora che l'artista sceglie di utilizzare per mettere in evidenza un modello coercitivo di convivenza ora tradotto in un articolato percorso di corridoi claustrofobici e labirintici, che in penombra riportano allo spettatore un'esperienza sensoriale di straniamento costante e progressivo.
a cura di Milovan Farronato
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La singolarità qualunque, che declina ogni identità e ogni condizione
d'appartenenza a una stringente questione di giornaliera sopravvivenza, è
nemica tanto di un'individualità che vuole preservare le sue radici
culturali quanto di una collettività flessibile in cui poter entrare e
uscire a propria discrezione. Questo modello relazionale e sociale è alla
base del nuovo progetto espositivo dell'artista tedesco Andreas Golinski
(Essen, 1979).
L'alienazione dell'ingranaggio industriale, di oggi e di ieri, è la metafora
che l'artista sceglie di utilizzare per mettere in evidenza un modello
coercitivo di convivenza. Operai costretti a condividere un livellamento
percettivo e culturale sono stati i soggetti con cui Golinski a Essen ha
convissuto per un lasso di tempo sufficiente a dipanare le dinamiche
dell'ingranaggio produttivo, ora tradotto in un articolato percorso di
corridoi claustrofobici e labirintici - realizzati attraverso pallet
impilati - che in penombra riportano allo spettatore un'esperienza
sensoriale di straniamento costante e progressivo.
Dov'è finito l'uomo con le sue specifiche e la sua più intima natura
all'interno di questo meccanismo? Un quesito non nuovo ma sicuramente
attuale che si rincorre su diversi livelli della realtà sociale. Dagli
operai irregolari e posti in condizioni di sostenibilità precaria - come
racconta la recente cronaca - ai mercanti abusivi clandestini, sicuramente
non liberi; a chi è diventato folla senza volontà o individuo senza più
specifiche.
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Ufficio stampa esterno:
Studio Pesci di Federico Palazzoli
via San Vitale 27, 40126 Bologna tel +39 051 269267 / fax +39 051 2960748 info@studiopesci.it
Inaugurazione: martedì 10 giugno 2008, ore 18.00
martedì 10 giugno alle 18.00 Careof inaugura: Dafne Boggeri. Vorrei che il cielo fosse bianco di carta, a cura di Chiara Agnello
Viafarini DOCVA
Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano
orario: da martedì a sabato dalle 15.00 alle 19.00, e su appuntamento
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Andreas Golinski
Lost Dreams
curated by Milovan Farronato
The ordinary singularity which declines any identity and any condition of belonging to an
urging issue of everyday survival is hostile as much to an individuality longing to preserve its
cultural roots, as to a flexible collectivity where one can go in and out to his own discretion.
Andreas Golinski’s new exhibition project stems from this relational and social model. The
alienation deriving from the industrial mechanism—today like yesterday—provides the artist
the metaphor to emphasize a compulsive model for cohabitation. Golinski spent a period of
time in Essen together with a couple of workers forced to share a perceptive and cultural
leveling, having the opportunity to unravel the dynamics of the production mechanism. In his
installation the artist translated it into an articulate itinerary of claustrophobic and labyrinthic
corridors—made up of piled up pallets—that bring back to the spectator a sensorial
experience of constant and progressive alienation. What happened to man, to his specific
characteristics and his most intimate nature, within this mechanism? An issue—certainly not
new but nevertheless topical—which is recurrent on various levels of social reality. Starting
from abusive workers, put into precarious conditions of sustainability—as we konw from the
most recent news—to clandestine merchants, surely not free; to those who became mob
without will, or individual without specific characteristics.
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Opening: Tuesday June 10, 6 pm
Viafarini DOCVA
Fabbrica del Vapore
via Procaccini 4, 20154 Milano
opening hours: from Tuesday to Saturday from 3 to 7 pm, and by appointment
VIR Viafarini-in-residence
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