Antonio Sofianopulo
Annamaria Iodice
Mauro Zani
Ferdy Poloni
Sabrina Notturno
Kico Mion
Roberto Vidali
Domenica 7 maggio, alle ore 11, s'inaugura presso la sede della Parco Foundation di Casier, la mostra "Gita domenicale" del pittore triestino Antonio Sofianopulo.
Domenica 7 maggio, alle ore 11, s'inaugura presso la sede della Parco Foundation di Casier, la mostra "Gita domenicale" del pittore triestino Antonio Sofianopulo.
Sofianopulo torna con lo stesso paesaggio che scivola su prospettive scorrette, animato da oggetti che non lo stabilizzano affatto ma che lo muovono e lo spostano per via del colore; e su tutto, sempre, circola una conosciuta inquietudine. Si tratta di pittura figurativa, seppure il processo che sottostà alla rappresentazione appartiene a quel flusso di immagini che non si identificano con le forme della natura -anche se di essa sono presenti i fenomeni come l'albero, il ghiro, il sasso, la pioggia- e quel vocabolario, saccheggiato prima di tutto dalla memoria e dai propri miti, è usato dall'artista per parlare di altro. L'inquietudine -che si manifesta quando ciò che appare conosciuto e familiare diventa straniero se posto in una luce non consueta- nasce, nei quadri di Sofianopulo, dallo scarto tra ciò che appare e ciò che preme invisibilmente sulla tela: egli parla di un flusso invisibile usando un linguaggio per così dire naturale, ma non come usavano i surrealisti, i quali entravano nella dimensione del sogno superando l'esperienza della propria rappresentazione della realtà , ma piuttosto addentrandosi nell'archivio personale e allucinato della memoria, quella che appunto non ci lascia dormire, e continuamente ci interroga. Egli non la riduce a ragione, a opinione o a stati d'animo, ma la vive come una forma mentale attraverso la quale episodi e pensieri slegati si uniscono per esistere, simultaneamente, come il qui e ora, o il coro lieve della realtà . I paesaggi si raccolgono intorno alle cose dipinte e a ciò che esse suggeriscono, senza venir tradotte in una messinscena forzatamente razionale, altrimenti sarebbero solo storie -quelle che ci piacerebbero, vale a dire quelle che non sono e che noi stessi non siamo, e così i loro elementi, combinati su piani e prospettive diverse, diventano i passaggi di un indescrivibile processo interiore: dissociati da una corretta prospettiva, vengono tenuti insieme dalla dimensione sfumata del colore, che li scompone senza staccarli, facendoli soltanto trascorrere.
La semplicità che Sofianopulo ha raggiunto con la sua pittura è il frutto di un lungo lavoro operato sul linguaggio, attento sia alla contemporaneità sia al proprio sentire intimo ma anche condizionato, il che fa di lui uno degli autori più interessanti e originali che attualmente operano nel campo della pittura figurativa. La figurazione, che in un primo momento può sembrare l'espressione più immediata e spontanea, è una conquista di cui l'autore dispone soltanto da poco o, perlomeno, è solo da qualche anno che i suoi dipinti accostano alla vena ironica le sfumature velate della bellezza. Ma si stia attenti: la bellezza non è mai dove si crede: per sua natura è sfuggente, è al di fuori della razionalità : può essere qui e altrove, può albergare dentro di noi o al di fuori. La precarietà materiale delle opere, le tele asimmetriche, la delicatezza delle carte, dimostrano come il rapporto tra idea e pensiero, cuore pulsante e cultura, non sia facile; ma tenendone conto si può toccare quel sesto senso che dà ragione all'azione. In questo modo, nella sua pittura ogni inclinazione apollinea viene a coincidere nell'evento fattuale della composizione scenografica, in modo che segno e campo s'incontrano per rivivere il tempo privilegiato dell'età dell'oro. Ma a parte il profondo significato di queste opere, ciò che soprattutto commuove è la magistrale rappresentazione degli stati d'animo: dall'ottusità tranquilla al primo ansioso palpito, dal passo double all'intreccio brioso, dalla domanda inquieta al dolore radicato, è tutto un volare tra lievi sensibilità chiamate a mettere in primo piano il muscolo pulsante di una sovrastimata umanità . Le metafore si accavallano: dai boschetti spuntano insetti e uccelli dai connotati ben definiti, una vena sorridente scivola tra le pennellate generose: il decoro alleggerisce, nella prevalente volontà di slontanare le immagini, e allo stesso tempo togliere densità alla materia.
Così egli continua ad affermare, oramai da innumerevoli anni, un grido di libertà , un grido solitario, irregolare e scarnificato, un grido che non può trovare confratelli o sodali, perché troppo esacerbato e provocatorio. Ma lo sappiamo bene, ciò che conta non è il bagno di folla, quanto il consenso di una pattuglia di eletti, dato che nelle posizioni di frontiera è importante affrontare il nemico nel corpo a corpo e non farsi scudo della massa. In questo senso, tutto il lavoro di Sofianopulo è posto all'insegna di questa generosità , quella che in effetti si rende disponibile al conflitto, allo scontro, al rischio.
La mostra, curata da Roberto Vidali, proseguirà fino all'11 giugno, con apertura domenicale dalle 15 alle 19 o su appuntamento.
In parallelo saranno visitabili gli studi aperti di Annamaria Iodice, Mauro Zani, Ferdy Poloni, Sabrina Notturno e le sculture all'aperto di Kico Mion.
Parco Foundation
piazza San Pio X n. 76
Casier (TV)