Arte a Firenze 1340 - 1375. Dei circa 60 capolavori in mostra grazie anche numerosi prestiti internazionali il Polittico che Giotto dipinse a Firenze per la Cappella Peruzzi smembrato da tempi immemorabili e ricomposto solo nel 1947 e una nuova attribuzione: la tavola con i due apostoli della Fondazione Cini di Venezia. La mostra propone un bilancio della produzione artistica fiorentina (pittura, scultura, miniatura, arti applicate) dopo la scomparsa di Giotto.
Curata da Angelo Tartuferi, L’eredità di Giotto. Arte a Firenze 1340 – 1375 presenta agli Uffizi il vastissimo scenario artistico di un’epoca comunque formidabile, benché drammaticamente marchiata: dalle persistenti lotte tra guelfi e ghibellini, dal crollo delle grandi banche Bardi e Peruzzi, da carestie e alluvioni, e soprattutto dalla tremenda peste nera del 1348.
“La peste”, ricorda la Soprintendente Cristina Acidini, “decimò la popolazione di Firenze, già capitale economica d’Europa, sconvolgendone la sensibilità coi suoi orrori. Ma liberò anche le immense risorse finanziarie che sarebbero state poi investite nella città, preparando quel fenomeno culturale senza precedenti noto come Rinascimento”.
A questo panorama polifonico, percorso da varietà e contraddizioni, si accompagna alla Galleria dell’Accademia la mostra curata da Daniela Parenti su Giovanni da Milano (Como 1320 – Roma 1369?), il pittore lombardo che con la sua cultura eccezionale fu protagonista a metà Trecento della scena fiorentina e toscana, e che seppe magistralmente armonizzare la lezione realistica giottesca con influenze gotiche di provenienza transalpina e specialmente francese.
Il titolo unificante delle due esposizioni è Splendori del gotico da Giotto a Giovanni da Milano. Entrambe fanno parte di Un Anno ad Arte 2008 (http://www.firenze2008.it), il programma coprodotto come le due precedenti edizioni dalla Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino con Firenze Musei e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Entrambe sono anche autentiche premières. Mai era stata allestita una monografica su Giovanni da Milano, né mai era stato proposto un bilancio complessivo della produzione artistica fiorentina (pittura, scultura, miniatura, arti applicate) dopo la scomparsa di Giotto (1337), il supremo patriarca e rinnovatore dell’arte italiana a cavallo tra XIII e XIV secolo.
Delle circa 40 opere esposte alla Galleria dell’Accademia con la prestigiosa collaborazione scientifica di Mina Gregori, alcune sono capolavori ricomposti per la circostanza. E’ il caso di ben tre Polittici. Il primo, forse di origini pisane, è oggi diviso in tre musei (Parigi-Louvre, Pisa-Nazionale, Williamstown-Massachussetts). Il secondo, realizzato per la chiesa fiorentina di Ognissanti, è conservato parte agli Uffizi, parte in collezione privata. Il terzo, tra le ultime opere del maestro, è addirittura spezzato in quattro sedi (Milano-Pinacoteca di Brera, Torino-Galleria Sabauda, Londra-National Gallery, più un privato).
Dei circa 60 capolavori presentati dall’Eredità di Giotto grazie anche numerosi prestiti internazionali, alcuni sono invece attesissimi ritorni dopo assenze secolari. E’ il caso del Polittico che Giotto dipinse a Firenze per la Cappella Peruzzi della chiesa di S. Croce: smembrato da tempi immemorabili, ricomposto solo nel 1947, appartiene al North Carolina Museum di Raleigh (Usa) e torna ora per la prima volta nella città d’origine. Né manca una nuova, clamorosa attribuzione, una tavola raffigurante Due apostoli, del museo della Fondazione Cini di Venezia, che Miklòs Boskovits, specialista mondiale di pittura italiana antica, assegna ora a Giotto.
Dunque una mostra ricca di sorprese e opportunità irripetibili, che nel segno del caposcuola allinea pittura, scultura e grande artigianato: scultori come Andrea Pisano, Alberto Arnoldi e il Maestro dell'Annunciazione di S. Cassiano; pittori come Taddeo e Agnolo Gaddi, Bernardo Daddi, Maso di Banco, i fratelli Orcagna (Andrea e Nardo di Cione), Antonio Veneziano, messi a confronto tra di loro e soprattutto con Giottino, pronipote e vero erede artistico di Giotto.
“Il titolo L’eredità di Giotto”, spiega il direttore degli Uffizi Antonio Natali, “è dunque davvero l’unico in grado d’illustrare sinteticamente quanto il visitatore vedrà esposto nelle sale: non un’eredità millantata, bensì capi d’opera d’artefici che dalla costola di Giotto, innovatore supremo, sortirono; o che, per converso, dalla sua scia deviarono, ancorché da lui suggestionati”.
Quanto a Giovanni da Milano, la Galleria dell’Accademia diretta da Franca Falletti ne propone tutte le opere note trasportabili. Compresi l’inavvicinabile tondo col busto del Redentore (in S. Croce sta alla sommità del soffitto della Cappella Rinuccini) e il famoso polittico del Pellegrinaio dell’Ospedale della Misericordia di Prato, opera di impressionante realismo, che come altre esalta la capacità del maestro di trasformare volti convenzionali in ritratti e sante martiri in dame con abiti alla moda. A confronto una selezione di opere lombarde del Trecento, tra cui una rara Madonna con Bambino.
Promuovono le mostre il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, la Galleria degli Uffizi, la Galleria dell’Accademia, Firenze Musei, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Collaborano: Opificio delle Pietre Dure, Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico e etnoantropologico per le province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio, Varese. Cataloghi: Giunti Editore.
La seconda parte del titolo (Arte a Firenze 1340 – 1375) chiarisce obiettivi e limiti cronologici della mostra curata da Angelo Tartuferi e diretta da Antonio Natali; mostra che per la prima volta propone un bilancio della produzione artistica fiorentina (pittura, scultura, miniatura, arti applicate) dopo la scomparsa di Giotto, il grande rinnovatore dell’arte italiana fra la fine del XIII secolo e i primi decenni di quello seguente.
L’eredità di Giotto intende cioè documentare, attraverso gli esemplari qualitativamente più alti, gli sviluppi dell’arte fiorentina, certamente meno noti al grande pubblico, di questo particolare periodo storico. Le opere esposte illustrano anche la varietà dei committenti e la diversità delle tipologie morfologiche. Ma soprattutto mettono a fuoco le tendenze della pittura, il notevole livello qualitativo raggiunto dagli scultori fiorentini sulla scia della forte personalità di Andrea Orcagna, i vertici di raffinatezza dell’oreficeria sacra e i fermenti neogiotteschi che sembrano prevalere nella miniatura, alla quale è dedicata un’intera sezione.
La mostra fa parte delle iniziative di Un Anno ad Arte 2008, terza edizione del programma espositivo coprodotto dalla Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino con Firenze Musei e dall’Ente Cassa di Risparmio (www.firenze2008.it). Tra i prestatori figurano alcune delle maggiori istituzioni museali del mondo: il Museo di Belle Arti di Budapest, il Rijksmuseum di Amsterdam, la National Gallery of Art di Washington, lo Institute of Arts di Detroit, il North Carolina Museum of Art di Raleigh, la Morgan Library di New York, la Galleria Nazionale di Praga e molte altre.
1 Un evento d’assoluta eccezione è il ritorno per la prima volta nella città d’origine e, più in generale, in Europa, del Polittico di Giotto conservato dal 1960 nel North Carolina Museum of Art a Raleigh, negli Stati Uniti. Ricomposto soltanto nel 1947, è identificato unanimemente con quello che in origine si trovava sull’altare della Cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze, affrescata da Giotto intorno al 1315.
2 Tra le maggiori novità della mostra, l’inedita attribuzione a Giotto di un dipinto su tavola frammentaria raffigurante Due Apostoli. L’opera appartiene al Museo della Fondazione Cini di Venezia. Presenta la nuova attribuzione di Miklós Boskovits, docente di Arte Medievale all’Università di Firenze, specialista di fama mondiale della pittura medievale italiana.
Per gli storici dell’arte il primo quarto del Trecento rappresenta una fase di eccezionale vitalità creativa. Il periodo successivo alla morte di Giotto (1337) è stato invece a lungo e a torto interpretato, in particolare a Firenze, come un’epoca di ineluttabile decadenza, dominata dall’arte ‘glaciale’ e accademica dei fratelli Orcagna: declino sancito in maniera terribile e straordinariamente simbolica dalla Peste Nera del 1348.
Più di recente, però, quest’assunto storiografico è stato sensibilmente mutato da una serie di interventi critici, tutti volti a recuperare la varietà e vitalità creativa dell’articolato contesto artistico fiorentino, in cui operavano in primo luogo i seguaci diretti di Giotto. Pittori del calibro di Taddeo Gaddi, Bernardo Daddi, Maso di Banco, da cui prende le mosse l’attività dei due più celebri fratelli Orcagna, Andrea e Nardo di Cione. Di ognuno di essi la mostra propone almeno un’opera di particolare significato, tanto per il contesto in cui nacque, quanto per la qualità di esecuzione.
Tra i maggiori problemi critici figura la ricostruzione ipotetica della personalità di Stefano, figlio di una figlia di Giotto, Caterina, e del pittore Ricco di Lapo. Né meno intricati appaiono gli enigmi circa l’attività di Maso di Banco (forse il più ortodosso tra gli epigoni di Giotto) e la formazione artistica di Andrea Orcagna. La presentazione ravvicinata di alcune opere di incerta paternità fra questi artisti dovrebbe fornire risposte rilevanti.
La mostra presenta tutta una panoramica della produzione artistica fiorentina della metà del Trecento, dunque anche la scultura. Sia marmorea e in pietra (Andrea Pisano, Alberto Arnoldi), sia in quella lignea. In proposito L’eredità di Giotto espone almeno due veri capolavori: la Madonna col Bambino del Maestro dell’Annunciazione di San Cassiano, scultore di cultura intensamente giottesca, e un’opera d’identico soggetto, splendidamente restaurata per la circostanza, realizzata da un raffinato artista marchigiano e arricchita dalla decorazione policroma attribuita ad Allegretto Nuzi, il pittore fabrianese che soggiornò a Siena e a Firenze.
Alcuni bellissimi reliquiari, tra i quali spicca quello di Sant’Andrea del Duomo di Firenze, datato 1373, attestano che pure nel campo delle arti applicate lo standard qualitativo dell’arte si mantenne assai elevato anche a molti anni di distanza dalla scomparsa di Giotto, il cui vero erede sembra peraltro il pronipote Giotto di maestro Stefano, detto Giottino, lodatissimo da Vasari.
Accanto a Simone Martini, Pietro Cavallini, i fratelli Lorenzetti, Altichiero, Giovanni da Rimini, Paolo da Venezia e il Maestro di Giovanni Barrile, Giottino è senza dubbio uno dei primi dieci artisti italiani del Trecento. Si riappropria della folgorante sintesi plastico-narrativa di forte respiro classicheggiante che distingue le raffigurazioni giottesche e, tuttavia, la rende assai personale con un tocco folgorante di naturalismo di timbro più ‘moderno’. Dei 26 dipinti attribuitigli dal Vasari, generalmente gli studiosi concordano solo su tre e tutt’e tre sono in mostra agli Uffizi. Se ne fossero sopravvissuti di più, anche il giudizio della critica sulla pittura fiorentina di quest’epoca sarebbe certamente diverso.
Di Giottino sono esposte la Pietà di San Remigio, da cui provengono le due figure di santi icona della mostra, e la Madonna col Bambino in trono fra angeli e i santi Giovanni Battista e Benedetto, stupendo tabernacolo ad affresco staccato, che offre vertici di naturalismo al tempo stesso materico ed atmosferico, tali da far prefigurare idealmente certi aspetti della pittura del primo Cinquecento. Questa seconda opera, oggi conservata alla Galleria dell’Accademia, in origine si trovava sull’angolo della piazza fiorentina di Santo Spirito.
Dalla prima metà degli anni Settanta appare fondamentale l’apporto di due artisti di primissimo piano quali Antonio Veneziano, per il versante neogiottesco, e Agnolo Gaddi per le precoci aperture verso l’affermazione di un linguaggio tardogotico di marca fiorentina.
Direzione della mostra
Antonio Natali
Immagine: Giotto di Bondone (Firenze 1267 circa-1337). Cristo benedicente fra san Giovanni Evangelista, la Vergine, san Giovanni Battista e san Francesco d’Assisi, 1310-1315. Polittico, Raleigh (U.S.A.), North Carolina Museum of Art, Kress Collection
Enti Promotori
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico,
Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale
della città di Firenze
Galleria degli Uffizi
Firenze Musei
Ente Cassa di Risparmio di Firenze
Ufficio stampa
Catola & Partners, via degli Artisti 15B, Firenze, 055.5522867 / 892 riccardo.catola@catola.it
Ufficio stampa per Firenze e la Toscana
Camilla Speranza Tel 055.217265 - 333.5315190 camilla.speranza@virgilio.it
Conferenza stampa Lunedì 9 giugno 2008 ore 11.00
Galleria degli Uffizi
piazzale Degli Uffizi 1 Firenze
Orario
Martedì – Domenica, ore 8.15 - 18.50
Dal 1 luglio al 30 settembre ogni martedì e mercoledì
apertura prolungata del museo e della mostra fino alle 22.00
Prezzo biglietto
Intero € 10,00 (comprensivo dell’ingresso al museo)
Ridotto € 5,00 per i cittadini dell’Unione Europea tra i 18 ed i 25 anni
Gratuito per i cittadini dell’Unione Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni