Loft Arte
Valdagno (VI)
corso Italia, 35/f
0445 406920
WEB
Andrea Bertolini
dal 13/6/2008 al 29/8/2008
sabato 17-19, gli altri giorni su appuntamento

Segnalato da

Luciano Lora




 
calendario eventi  :: 




13/6/2008

Andrea Bertolini

Loft Arte, Valdagno (VI)

In mostra una trentina di quadri ad olio e acrilico su tela di vari formati e una installazione sonora. Oggetti, personaggi e scene di vita quotidiana sono catturate in uno sfondo indefinito, dove l'assenza di una identificazione atmosferica crea una sorta di sospensione temporale.


comunicato stampa

In mostra una trentina di quadri ad olio e acrilico su tela di vari formati e da una installazione sonora.
Oggetti, personaggi e scene di vita quotidiana catturate in uno sfondo indefinito, dove l’assenza di una identificazione atmosferica crea una sorta di sospensione temporale.

La mostra è accompagnata da un catalogo con un testo di Salvatore Fazia Con questa mostra continua il programma espositivo della galleria Loft Arte, orientato soprattutto su giovani artisti che non sono ancora transitati per il circuito delle gallerie italiane.

Andrea Bertolini è nato a Rovereto nel 1979. Vive e lavora a Manzano (TN)

Testo in catalogo:

L’estasi del grigio
o della cementificazione

“Soltanto di rado anche il più coraggioso tra noi possiede il coraggio
di ciò che veramente sa”
(Nietzsche)

“A mano a mano che l’arte sprofonda in un vicolo cieco,
si moltiplicano gli artisti.
Questa anomalia cessa di essere tale
se si pensa che l’arte, in via di esaurimento, è diventata insieme
impossibile e facile”
(Cioran)

“L’arte oggi non esercita altro che la magia della sua scomparsa”
(Baudrillard)

Questi eroi della modernità a furia di negare la vita, hanno perso la vista. Un esistenzialismo muto ne intrattiene l’idea di relazione, la circostanza non li favorisce, le cose del loro mondo, adesso, sono isole dentro la loro stessa storia, occupano gli spazi fermi e obliqui di una scena che fa senza di loro – e questa, la scena, improvvisamente, forse, è andata alla deriva e mostra gli spazi morti della loro stessa fine.
Questa pittura è affetta dalla necrosi, ne muore l’aria.

La colata di grigio invade ogni cosa e ogni posa dell’immaginario, che alcune strisciate di nero fanno ancora più muto, più cieco e più morto. Vale poco il gesto degli occhiali neri da sole, la loro confidenza provocatoria: questi personaggi sono irreversibilmente chiusi nella loro differenza estrema.

L’idea è quella di una civiltà bloccata che si pone allo sguardo della sua stessa fine, il tono di cemento che regola l’intero clima dalla fredda temperatura guida abbastanza l’interpretazione di uno stato di cose che non ha più futuro, perché gli elementi del suo cantiere storico hanno perso la forza che avevano all’origine, e il mondo che hanno costruito è pervenuto di fronte al muro della loro stessa decadenza.

Ne danno testimonianza i personaggi che vi si espongono, forse – ma, è l’ultima volta - a volere guardare: due confabulano, ma non si dicono niente, il mutismo è evidente, le sagome che li posiziona e li descrive sono inerti e prive di sensi, non hanno anatomia e simulano la personificazione di povere sculture di cemento, essi stessi: nessuna approssimazione, la loro figura li caratterizza per forme di pietra, meno ancora, o di carta, di figure grigie su carta. Non inganna nemmeno la posa, per la quale essi avrebbero la propensione a guardare o a dire la loro, ma li giustizia il grigio dello spazio che li soffoca senza né voce né grido.

La provocazione letteraria alla quale stiamo cedendo, la vena narrativa dalla quale ci sentiamo sorpresi, è assolutamente obbligata di fronte a uno schema artistico estremo: una volta superata l’impasse del nostro stesso silenzio, del nostro stesso mutismo, come all’inizio - la prima volta che la scena di questa pittura ci ha sorpresi, perché richiamati quasi di forza a soffocare dello stesso mutismo e di una ispirazione priva di respiro - allora abbiamo reagito a tanto negazionismo, trovando ancora la forza di comprenderne il destino, e col destino le ragioni del destino: cominciando a dire, come abbiamo cominciato dicendo: questi eroi della modernità a furia di negare la vita, hanno perso la vista.
Pure noi, all’inizio.

Poi ci siamo ricordati di noi stessi, del mondo così com’è, della lamentela mondiale, dello stesso estremismo quotidiano nel quale ci troviamo e dell’agitazione politica, psicologica, segreta, nella quale tentiamo di tenerci a galla, e abbiamo riconosciuto il simbolo che ne viene da tutte le parti accusato, da tutte le parti ormai imputato, da tutte le parti ormai condannato… che l’estremismo scenografico di questa pittura trova il coraggio di portare all’estremismo schematico di una scena che annienta di colpo e senza riserve la passata vitalità dell’arte, e dell’opera.

L’artista rischia nel suo grigio assoluto, nella sua allegoria di negatività, la negazione dell’opera, rischiando con la negazione dell’opera la negazione dell’arte: e però, non c’era altro sistema, nessun’altra operazione avrebbe potuto affermare l’incidente della modernità, insieme dell’arte e del mondo, come questo assolutismo simbolico del grigio, la sua ispirazione bloccata che non respira.
Salvatore Fazia

Inaugurazione ore 18

Loft Arte
Corso Italia, 35/f - Valdagno (VI)
Orario: sabato dalle 17.00 alle 19,00 tutti i giorni su appuntamento tel. 335 6174115
Ingresso libero

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