Galleria Continua / Le Moulin
Boissy-le-Chatel
46 Route de la Ferte' Gaucher
+33 (0)1 64203950, +33 (0)6 07376956
WEB
Three exhibitions
dal 27/6/2008 al 4/10/2008
venerdi', il sabato e domenica 12-19

Segnalato da

Galleria Continua



 
calendario eventi  :: 




27/6/2008

Three exhibitions

Galleria Continua / Le Moulin, Boissy-le-Chatel

"Resilience": opere di 12 artisti internazionali che sono altrettante eco alla nozione di "resilienza" nel contesto attuale della globalizzazione. La mostra "Antarctica" di Lucy + Jorge Orta e' la seconda tappa della retrospettiva che e' il frutto di un viaggio reale e simbolico ai confini del mondo. La mostra Binahayat ("infinito" in persiano) riunisce opere significative di Michelangelo Pistoletto in cui l'artista formula un tentativo di incrocio spazio-temporale tra Oriente e Occidente.


comunicato stampa

Resilience

con Chen Zhen, Meschac Gaba, Kendell Geers, Gu Dexin, Mona Hatoum, Kan Xuan, Liu Jianhua, Moataz Nasr, Pascale Marthine Tayou, Marcella Vanzo, Sophie Whettnall, Zheng Guogu

La prima esposizione tematica al Moulin, Resilience, presenterà durante l’estate 2008 le opere eterogenee di artisti internazionali, come Chen Zhen (Cina, 1955 – Parigi, 2000), Meschac Gaba (Benin, 1961), Kendell Geers (Sudafrica, 1968), Gu Dexin (Cina, 1962), Mona Hatoum (Libano, 1952), Kan Xuan (Cina, 1972), Liu Jianhua (Cina, 1962), Moataz Nasr (Egitto, 1961), Pascale Marthine Tayou (Camerun, 1967), Marcella Vanzo (Italia, 1973), Sophie Whettnall (Belgio, 1973), Zheng Guogu (Cina, 1970), attorno al tema della “resilienza” universale.

Resilienza è un termine preso a prestito dalla fisica che indica la resistenza di un materiale agli urti. È in seguito stato utilizzato dalla psicologia per indicare la capacità degli individui di superare i traumi. L’introduzione di questo concetto in Francia è opera di Boris Cyrulnik e Michel Manciaux. In psicanalisi, si tratta non solo della capacità di resistere ad un trauma, ma anche di sapersi ricostruire dopo la sua sopravvenienza, ovvero di saper trasformare la ferita in nuovo punto di partenza. L’utilizzo scientifico di questo termine è apparso negli Stati Uniti negli anni ’50 e si è poi ampliamente diffuso, per non dire mediatizzato e volgarizzato.

Le opere scelte ed esposte al Moulin sono altrettante eco alla nozione di resilienza nel contesto attuale della globalizzazione.
Questa pulsione di vita simbolizza la facoltà dell’essere umano e dell’artista di accanirsi, di perseverare, di essere tenace e resistente. Rappresenta inoltre un guizzo dinamico, un sussulto intellettuale e sensibile, il cemento tra arte e vita che lega riflessione ed esperienza, processo creativo e percorso personale.
Se il pericolo, la crisi e la tragedia sono al centro delle opere esposte, è proprio qui che entra in gioco il miracolo dell’arte, che esiste malgrado il disastro; le opere appaiono come strumenti della sopravvivenza ai drammi reali o fittizi, piccoli o grandi, personali o collettivi, per non dire domestici, sociali o geopolitici.

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Lucy + Jorge Orta, Antarctica

La mostra Antarctica di Lucy + Jorge Orta a Le Moulin, seconda tappa della retrospettiva curata da Bartolomeo Pietromarchi e inaugurata ad aprile negli spazi dell’Hangar Bicocca di Milano, è il frutto della spedizione dei due artisti in Antartide nel 2007. Questo viaggio reale e simbolico, ai confini del mondo, in un ecosistema protetto privo di ogni attività militare, ha permesso agli artisti di confrontarsi con condizioni ambientali e di sopravvivenza umana estreme.
Il progetto Antarctic Village è stato installato sulla penisola Antartica dal 19 febbraio al 23 marzo 2007 su commissione della Biennale della Fine del Mondo (The End of the World Biennale). La creazione del “Villaggio Antartico” ha come obiettivo, l’aggiunta di un nuovo punto all’articolo 13 della “Dichiarazione universale dei diritti umani” del 1948. Si tratta dell’articolo 13.3, che garantirà a tutti gli uomini il diritto alla libertà di movimento e di circolazione.
Il “Villaggio Antartico” incarna anche una “New World Community”, un territorio simbolico che accoglierà tutti gli uomini, una “nazione dell’umanità”, una terra per i milioni di esiliati che sono stati costretti ad abbandonare il loro paese a causa dei disastri economici, della guerra e dell’intimidazione politica.

Coinvolti in molteplici attività, Lucy + Jorge Orta si interrogano sugli effetti della società industriale e sulle relazioni dell’arte con la geopolitica e l’ecologia, adottando le tecniche dell’ingegneria e sviluppando oggetti e installazioni che stimolano a riflettere su soluzioni alternative.

Con Antarctic Village – No Borders i due artisti propongono una soluzione alternativa per una globalizzazione più equa dove le risorse, la libertà di movimento e i diritti umani potranno essere garantiti ad ogni individuo. Le architetture delle cupole, in quanto tali, fanno eco alle situazioni drammatiche vissute dai rifugiati.

La mostra è inoltre l’occasione per presentare alcuni dei lavori precedenti dei due artisti legati ai temi dell’ambiente, dell’emergenza climatica, della società, dei diritti umani, degli interventi umanitari, della mobilità e delle migrazioni dei popoli. I visitatori potranno inoltre ricevere il loro Antarctic World Passport, un’edizione speciale immaginata da Lucy + Jorge Orta, come simbolo dell’abbattimento di tutte le frontiere, reali o fittizie, che si ergono come ostacoli agli scambi culturali.

http://www.studio-orta.com

In collaborazione con: Hangar Bicocca

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Michelangelo Pistoletto, Binahayat

La mostra Binahayat ("infinito" in persiano) al Moulin riunisce opere significative di Michelangelo Pistoletto. Nato nel 1933 a Biella, il percorso di questa figura importante dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale è eccezionale sotto molti punti di vista. Il suo lavoro sul tempo, sulla quotidianità, sulla forma e l’astratto è il corollario di un atteggiamento “umanistico” forte; con lui l’arte si fonda sull’etica.

Nel 1968, alla Biennale di Venezia, Pistoletto presenta il “Manifesto della Collaborazione”. È l’atto di nascita di “Zoo”, un gruppo aperto che propone un’arte di scambio creativo, vale a dire di scoperta dell’identità dell’altro. Nel 2001 fonda “Cittadellarte- Fondazione Pistoletto”, “Università delle Idee” a Biella, il cui scopo è quello di “ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società attraverso idee e progetti creativi”, riunendo la sua famiglia, gli amici, gli artisti, le persone del mondo dell’arte, gli scienziati, i ricercatori, i curiosi… . Dalla società microcosmica Cittadellarte e dall’immaginazione di Pistoletto nasce “Love Difference”, un “movimento artistico per una politica intermediterranea” che propone di far collaborare gli artisti di tutto il bacino del Mediterraneo. In questo modo Pistoletto si interroga sul fenomeno della globalizzazione. Con l’utilizzo della lingua persiana (l’antico impero persiano, l’Iran attuale, che si estendeva fino al Mediterraneo, ancora oggi è una porta verso l’Eurasia) per il titolo della mostra Binahayat, l’artista formula un tentativo di incrocio spazio-temporale tra Oriente e Occidente.

Tra le opere esposte al Moulin, gli specchi “frattali” ricoprono un ruolo importante. Lo specchio è al centro dell’opera di Pistoletto fin dall’Autorittrato oro (1960), dai primi Quadri specchianti (i quadri/specchio degli anni 1961/1962 nei quali figure umane e oggetti sono dipinti sulle superfici riflettenti) fino al Metrocubo d’infinito (1966): un cubo chiuso le cui sei facce interne specchianti si riflettono all’infinito. L’effetto riflettente all’interno del cubo non è visibile; si può penetrare nell’opera solamente con l’immaginazione e con l’esercizio mentale.

Lo specchio permette all’essere umano di vivere una fondamentale esperienza figurativa: l’atto di ammirarsi. Si tratta di uno dei simboli sia della fenomenologia dell’opera che delle scienze cognitive. Il materiale riflettente permette all’artista di interrogarsi sulla bidimensionalità del quadro, che diventa tridimensionale grazie all’impalpabile profondità di campo riflessa. A queste dimensioni l’artista ne aggiunge una quarta: quella del tempo, che scorre sotto gli occhi dello spettatore, come un presente continuo in divenire legato alla nozione di A-R-T “artists run time” 1).

Negli anni ‘70 Pistoletto inizia a tagliare gli specchi, a dividerli, a moltiplicarli e ricomporli in altrettanti quadri. Tuttavia ogni piccolo pezzo, ogni parte conserva il potere di captare l’universo e di restituirlo. Questa metonimia applicata all’arte, vicina alla filosofia buddista, agisce come una massima visiva: la parte contiene il tutto e viceversa. I Fractal black and light esposti al Moulin rappresentano anche la liberazione del pensiero spirituale dalle catene della figurazione e dall’influenza storica dell’icona.

Lo specchio è presente anche nell’installazione The Labyrinth, nella quale ritorna il motivo mitologico, simbolo della vita, della conoscenza, del viaggio, la cui spirale può far pensare ad una visione ciclica della storia. Il dedalo assume qui la forma di un’installazione, situata nella parte più antica dell’edificio (XIV secolo) e realizzata in cartone ondulato, un materiale tradizionalmente considerato povero.

Infine, un altro intervento di Pistoletto che passa attraverso gli oggetti di uso quotidiano, come previsto dalla finalità espressa dalla “Cittadellarte”, è stato quello di scegliere un simbolo, il Segno Arte (derivato da “L’Uomo Vitruviano”, studio proporzionale di un corpo umano ad opera di Leonardo da Vinci), declinato poi in tutte le forme possibili di oggetti d’uso comune: tavoli, letti a baldacchino, finestre, radiatori, porte, ecc.
Alcune delle opere storiche di Michelangelo Pistoletto sono visibili all’interno della mostra Binahayat al Moulin.

1) Hans Ulrich Obrist in Speed and Slowness, “Deimantas Narkevicius, Michelangelo Pistoletto, Jeff Preiss and Museum in Progress”. Ed. Gli Ori, Prato e Galleria Continua, San Gimignano, 2003, p. 8.

Communicazione: Mylène Ferrand, mylene@galleriacontinua.com

Inaugurazione sabato 28 giugno a Le Moulin
- Dalle 18 a mezzanotte:
o Alle ore 18: visita della mostra e cocktail
o Dalle 21 a mezzanotte: banchetto agreste e Dj Set sulla riva del fiume

GALLERIACONTINUA / Le Moulin 46 rue de la Ferté Gaucher 77169 Boissy-le-Châtel (Francia)
Le Moulin è aperto il venerdì, il sabato e la domenica dalle 12 alle 19.

Da Parigi, in automobile o in treno, calcolare un’ora circa di viaggio.
- Sabato 28 giugno, trasporto gratuito in bus con partenza da Parigi alle ore 17 da Place du Châtelet, davanti al Théâtre de la Ville. Metropolitana:
Châtelet e Hôtel de Ville, linee 1, 4, 7, 11, 14. Ritorno previsto a Parigi a mezzanotte. Prenotazione obbligatoria: lemoulin@galleriacontinua.com
- In automobile: autostrada dell’Est A4, direzione Metz/Nancy. Prendere l’uscita n°16 (Coulommiers), imboccare la strada nazionale N34, attraversare Coulommiers, continuare in direzione di Boissy-le-Châtel sulla dipartimentale D222 e svoltare a destra sulla dipartimentale D66, continuando fino a Moulin de Boissy.
- Trasporti pubblici: treni in partenza dalla Gare de l’Est, fino a Coulommiers. In loco, bus davanti alla stazione con direzione La Ferté Gaucher, fermata Moulin de Boissy / Chailly Boissy-le-Châtel.

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