1/9 Unosunove Arte Contemporanea
Ana Prvacki
Benoit Maire
Pierre Bismuth
Gabriel Acevedo Velarde
Juozas Laivys
Mario Garcia Torres
Falke Pisano
Gintaras Didziapetris
Donelle Woolford
Loris Greaud
Aurelien Froment
Marco Raparelli
Gabriel Lester
Rosalind Nashashibi
Ryan Gander
Mariana Castillo Deball
Joao Penalva
Torreya Cummings
Darius Miksys
Julieta Aranda
Luca Trevisani
Jason Kalogiros
Michael Portnoy
Raphael Julliard
Raimundas Malasauskas
"Una collettiva incentrata unicamente sull'esclusione? Forse questo non e' il solo obiettivo di una mostra che riunisce l'accurata selezione di opere di 24 artisti internazionali che, cosi' presentate, ci pongono una domanda: quale di noi non e' una di noi? Quale lavoro non fa parte di questa mostra? Quale di queste cose non e' come le altre?" A cura di Raimundas Malasauskas.
a cura di / curated by Raimundas Malasauskas
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Una collettiva incentrata unicamente sull’esclusione? Forse questo non è il
solo obiettivo di una mostra che riunisce l’accurata selezione di opere di
24 artisti internazionali che, così presentate, ci pongono una domanda:
quale di noi non è una di “noi”? Quale lavoro non fa parte di questa
mostra? Quale di queste cose non è come le altre? (Si tratta sicuramente
di più di una domanda. Ma siamo sicuri di intendere sempre “uno” quando
diciamo “uno”?)
I visitatori, con a disposizione la pianta della galleria, potranno identificare
l’opera d’arte che, a loro avviso, non corrisponde al tema della mostra.
Non c’è alcun premio in palio e non si tratta né di un gioco né di un test
per stabilire il quoziente intellettivo. O.O.T.T.I.N.L.T.O.T vuole essere un
esperimento cognitivo in forma di mostra. Collocata all’interno di un
discorso di democratica e totale inclusività (dalle leggi sull’immigrazione
fino alla critica d’arte) che giustifica l’inclusione del lavoro B per il
semplice fatto che A è già lì presente, O.O.T.T.I.N.L.T.O.T capovolge il
principio fondamentale di questa ideologia: ci chiede di escludere
piuttosto che includere.
Per alcune delle persone che hanno partecipato alla preparazione di
questa mostra è stato piuttosto facile individuare il lavoro “intruso”. Per
altri si è trattato invece di una sfida più complicata perché molteplici
legami concettuali o formali con gli altri lavori cominciavano a manifestarsi
nel momento in cui si identificava un’opera d’arte di un altro genere.
“Almeno ci siamo divertiti”, hanno ammesso alla fine. Per un terzo gruppo
il processo di esclusione è andato avanti a tal punto da indurli a rimuovere
tutti i lavori dalla mostra perché nessuno di essi a loro parere ne faceva
parte. Sebbene anche gli sforzi di quest’ultimo gruppo non siano stati privi
di divertimento, la ricerca dell’esclusione si è conclusa nel raggiungimento
del centro mancante della mostra.
Secondo Slavoj Zizek il centro mancante può costituire l’essenza della
preparazione di una mostra. Egli stesso è privato della sua essenza nelle
macchie di saliva presenti tra gli appunti presi da Ana Prvacki durante
una delle sue lezioni. Benoît Maire ha bucato alcune pagine
dell’Enciclopedia Francese di Filosofia da Husserl a Cartesio – questi fori
contengono categorie e concetti riguardanti il modo di conoscere la realtà
senza leggere la filosofia. Il disegno a parete di Pierre Bismuth contiene i
segni dei movimenti della mano destra di Sofia Loren nel film “Peccato
che sia una canaglia”. Positivo e negativo si scambiano i ruoli nei disegni
di Gabriel Acevedo Velarde. Juozas Laivys ha trovato un nido di uccelli
caduto da un albero, ma si potrà poi risistemare all’interno della mostra?
Un fotogramma vuoto è rimasto nella tasca di Mario Garcia Torres per
un mese, ora verrà proiettato su una parete per 3 mesi. Più di due
domande vengono poste nelle due foto di Falke Pisano – se fossero state
meno astratte se ce ne sarebbo state anche di più. La musica di Gintaras
Didziapetris si può ascoltare solo di notte, quando nessuno può vedere i
suoi acquerelli. Alcuni lavori contengono del colore. Alcuni sono in bianco
e nero. Altri sono fuori spettro. Donelle Woolford è essa stessa una creatura spettrale, nonostante i suoi lavori scaturiscano dalla storia afroamericana.
I ritratti di Loris Greaud sono scomparsi dalla tela. Ce ne
siamo accorti? Chi può confermare che nulla è cambiato nel film di
Aurelien Froment dall’ultima volta che lo abbiamo visto? Chi, per
esempio, ha visto Marco Raparelli fare un buco nel muro? O Gabriel
Lester concepire l’idea per uno dei suoi lavori più inconsueti? Chi ascolta
le notizie della BBC il venerdì sera? E chi non ce l’ha fatta ad essere
incluso nel comunicato stampa? Rosalind Nashashibi spesso ritrae
processi mentali senza un effettivo ritratto – questi possono aiutare. Un
foglio di carta trasparente che stava cadendo dal tavolo viene preso e
sepolto da un laser nella sfera di vetro di Ryan Gander. Mariana Castillo
Deball ha lavorato con una macchina del tempo in Serbia per realizzare
disegni che trascendessero il tempo. Se non si trattasse di un aeroporto
João Penalva non avrebbe calpestato l’ombra del tempo. Torreya
Cummings portava occhiali con tre lenti – essi modificano percezione e
aspetto. Le scarpe non sono ammesse nel disegno di Darius Miksys. La
polvere delinea dei paesaggi nelle foto e oggetti di Julieta Aranda. Le sue
parole crociate sono aperte a parole che le incrocino. Non accadono solo
cose curiose. Una parte di un lavoro di Luca Trevisani è stata rimossa
dall’installazione di cui inizialmente faceva parte e combinata con altre.
Rorschach non è più un test – con Jason Kalogiros due elementi
vengono rappresentati l’uno contro l’altro. Michael Portnoy sta ancora
cantando una cover della canzone del Cookie Monster. Non poteva
esserci miglior conclusione del centro mancante nell’uovo di Raphael
Julliard.
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A group exhibition exclusively based on exclusion? Perhaps this is not the
sole aim of this show, which includes a number of carefully selected works
by 24 international artists that together pose one question: which one of
us is not one of “us”? Which work does not belong to the show? Which
one of these things is not like the other things? (It’s definitely more than
one question, but do we always mean one when we say one?).
Visitors are welcome to use gallery maps and single out an artwork they
find does not correspond with the rest of the show. No prize is gained
from this activity though. Neither a game, nor an IQ test,
O.O.T.T.I.N.L.T.O.T positions itself as a cognitive experiment in the format
of an exhibition. Situating itself within a discourse of democratic allinclusiveness,
which embraces everything from immigration policies to
writing on art, and which justifies the inclusion of work B by the simple
fact that A is already there, O.O.T.T.I.N.L.T.O.T inverts the main principle
of this ideology by asking to exclude rather than include.
Some of the participants in the exhibition rehearsals were able to quickly
and easily determine which works should be excluded. Others found it
difficult because all kinds of conceptual or formal links with other works
would materialize as soon as they identified an artwork of a different order.
“At least we had some fun,” these visitors concluded. For a third group,
the process of exclusion went so far as to remove all the works in the
show; supposedly none of the parts fit with the whole. Although this
group’s efforts were not devoid of fun either, their quest for exclusion
ended up attaining the show’s missing center.
According to Slavoj Zizek, the missing center may constitute the essence
of exhibition making, yet Zizek himself is deprived of his own essence in
spots of spittle he projected onto notes taken by Ana Prvacki during one
of his lectures. Benoît Maire left holes in the French Encyclopedia of
Philosophy from Husserl to Decartes—these contain categories and
concepts related to how we can experience reality without reading
philosophy. A wall drawing by Pierre Bismuth contains traces of Sofia
Loren right hand movement in the film “Too Bad She Is Bad.” Positive and
negative exchange roles in drawings by Gabriel Acevedo Velarde.
Juozas Laivys found a bird’s nest that dropped out a tree, but will it stick
to the show? One frame of a blank film stayed in Mario Garcia Torres’
pocket for a month, now it is projected on the wall for three. More than
two questions are being asked in two photos by Falke Pisano—if they
were less abstract there would be even more. Gintaras Didziapetris’
music only plays at night when no one sees his water-colors. Some works
contain color. Some are black and white. A few exceed spectrum. Donelle
Woolford is a spectral being herself, although her works stem from the
history of African-Americans. Portraits by Loris Greaud have disappeared
from the canvas. Did we see it happen? Who took hands off of your eyes
too soon? Can anyone confirm that nothing has changed in Aurelien Froment’s film since last time we saw it? Who saw when Marco Raparelli
broke the hole in the wall, for example?
Or when Gabriel Lester came up
with an idea for his strangest piece ever? Who here listens to BBC News
on Friday night? And who didn’t make it to the press release? Rosalind
Nashashibi sometimes portrays thought processes without an actual
portrait— they can help. A transparent sheet of paper that was falling off
the table is captured and laser-engraved in Ryan Gander’s glass ball.
Mariana Castillo Deball worked with a time machine in Serbia to produce
drawings that transcend timelessness. If it were not in an airport, Joao
Penalva would not have stepped on time’s shadow. Torreya Cummings
wore glasses with three lenses— they change perception and looks.
Shoes are not allowed in Darius Miksys’ drawing though. The unsettled
dust of Sci-Fi books defines the landscape of Julieta Aranda’s objects
and photos. Her crosswords are open for words to cross themselves. Not
only strange things happen. A fragment of a work of Luca Trevisani was
removed from his installation, cut off of its ties and entangled with lives of
other parts. Rorschach is not a test anymore—Jason Kalogiros runs two
sides against themselves. Michael Portnoy is still singing a cover version
of Cookie Monster’s song. The missing center of an egg by Raphael
Julliard finishes the sentence with the hole instead of the whole. Full stop
has never been fuller.
Inaugurazione / Opening 2 luglio 2008
1/9 Unosunove Arte Contemporanea
via degli Specchi, 20 - (Palazzo Santacroce) Roma
durante il periodo estivo la galleria osserverà i seguenti orari di apertura:
Martedì – Venerdì dalle 11.00 alle 19.00 Sabato dalle 15.00 alle 19.00 (o su appuntamento)
Ingresso libero