Atelier Soardi
Nice
rue Desire' Niel
+33 (0)493 623203
WEB
E' pericoloso sporgersi
dal 2/7/2008 al 22/8/2008
tue-sat 9-12, 14-18

Segnalato da

Atelier Soardi



 
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2/7/2008

E' pericoloso sporgersi

Atelier Soardi, Nice

Il titolo della mostra e' una frase comune che chiunque abbia mai viaggiato in treno ha avuto sotto i suoi occhi. Queste parole veicolano un'idea di pericolo e di protezione, di ammonizione e fascino per cio' che sta oltre un limite. Immergersi nell'arte contemporanea implica uno sporgersi al di la' delle regole del sentire e dell'estetica comune. Questo "corto viaggio sentimentale" fa approdare nelle sale dell'Atelier i lavori di 3 giovani artisti italiani: Michael Fliri, Marco Maria Giuseppe Scifo e Maria Francesca Tassi. A cura di Catherine Macchi, e Stefania Meazza.


comunicato stampa

a cura di Catherine Macchi, e Stefania Meazza

Questa mostra costituisce il punto d’arrivo di un viaggio, di un incontro tra due sguardi critici, di uno spos- tamento fisico e mentale: nato dalla mente di due curatrici, una francese, Catherine Macchi, e una italiana, Stefania Meazza, getta una luce sulla giovane creazione italiana. È pericoloso sporgersi è una frase comune che chiunque abbia mai viaggiato in treno ha avuto sotto i suoi occhi. Il suo suono articolato, così quotidiano per chi abita in Italia, risulta oscuro e difficilmente pronunciabile dai Francesi, che la considerano quasi una formula magica. Queste parole veicolano anche un’idea di pericolo e di protezione, di ammonizione e fascino per ciò che sta oltre un limite. Immergersi nell’arte contemporanea implica uno sporgersi al di là delle regole del sentire e dell’estetica comune e in fin dei conti correre un rischio per la propria incolumità. Questo “corto viaggio sentimentale” fa approdare nelle sale dell’Atelier Soardi i lavori di tre giovani ar- tisti emergenti italiani: Michael Fliri (1978), Marco Maria Giuseppe Scifo (1977) e Maria Francesca Tassi (1977).

Lontani da tanta militanza ecologica, questi tre artisti posano uno sguardo personale e poetico sulla natura, considerata come materiale di lavoro e vissuto intimo, da cui scaturisce una riflessione acuta sul fare arte, sullo statuto dell’artista e dell’opera. Che si tratti di scenografie naturali o riferimenti al mondo animale, di immagini mentali concretizzate da un leggero tratto di matita o di elementi naturali colti nella loro essenzia- lità e nel loro movimento, quello che interessa questi giovani artisti è proporre una nuova chiave di lettura sull’antica dicotomia cultura-natura.

Forti di una tradizione millenaria, i tre artisti invitati dimostrano inoltre di mantenere un legame sottile ma saldo con la tradizione artistica italiana: in Michael Fliri il richiamo della performance classica degli anni 70 è forte, ma filtrato da un’ironia scanzonata e malinconica; in Marco Maria Giuseppe Scifo è la scultura tradi- zionale e poverista ad essere rimessa in questione, attraverso il corto circuito tra media differenti, che vanno dal disegno, al video, alla fotografia senza soluzione di continuità; nelle opere grafiche di Maria Francesca Tassi è evidente il forte legame con la tradizione del disegno e dello spolvero d’affresco che affondano le loro radici nell’età rinascimentale. Tutte queste suggestioni invitano a riflettere sulla fondamentale classicità dell’arte contemporanea italiana, in comunicazione costante con il proprio passato, ma in grado, grazie alle nuove tecnologie e all’apertura verso esperienze altre, di dialogare con le forme d’arte più attuali.

Michael Fliri nato a Silandro (BZ) nel 1978, vive e lavora a Vienna (Austria) Michael Fliri è un performer, ma le sue opere sono essenzialmente video. Nei suoi lavori, il protagonista è quindi inevitabilmente lui, sebbene nascosto dietro travesti- menti vari, realizzati di volta in volta espressamente per l’occasione. Nel suo immaginario, l’elemento naturale riveste un ruolo fondamentale: i travestimenti sono infatti per lo più presi in prestito dal mondo animale (in Come out and play with me, o in This round is on me) e le scenografie delle sue azioni non sono affatto scelte a caso, ma attingono dall’immaginario romantico (In Early One Morning la distesa del mare turchese, in Love is eternal while it lasts le montagne innevate, in Nice and Nicely Done le vie deserte di New York, con i grattacieli che sembrano elementi naturali). Un elemento dal quale non si può certamente prescindere nei lavori di Fliri è l’ironia, che permea tutti i suoi lavori e potrebbe far pensare ad una rilettura sdrammatizzata della performance classica degli anni 70 o ad alcuni cortometraggi cinematografici della stessa epoca. Ma al di là dell’apparente comicità di certe sue azioni e travestimenti, al centro della sua poetica c’è una rimessa in discussione del ruolo dell’artista e della sua autorità “sacrale” e un interrogativo sulla performance e i materiali di documentazione delle azioni. Questi elementi, uniti ad un sapiente uso del dato sonoro (spesso le sue riprese sono accompagnate da musiche che si legano indissolubilmente alle immagini, come nel recente I saw the light, tutto giocato sul passaggio dal visivo al sonoro) fanno dei lavori di questo artista emergente un esempio interessante e innovativo dell’uso dello strumento filmico. Michael Fliri è rappresentato dalla Galleria Raffaella Cortese di Milano.

Marco Maria Giuseppe Scifo nato ad Augusta (SR) nel 1977, vive e lavora a Milano Il dato di partenza della poetica di Marco Maria Giuseppe Scifo è la suggestione per il mondo animale e per la natura in generale. Il legame stretto e profondo con il mare, un elemento che fa parte del suo background biografico, è stato il punto di partenza delle sue ricerche, fin dalla prima versione di Berliner Meer, nel 2001. Tutto il materiale da cui prende inizio il suo fare arte è attinto a piene mani da questo mondo che ci fa pensare in primo luogo alla terra in cui Marco è nato, la Sicilia. Marco Scifo lavora per progetti, che sono sempre dei work in progress, utilizzando di volta in volta materiali, immagini e immaginari spesso lontani tra di loro. La sua ricerca è tutta incentrata sullo statuto della scultura, nel senso classico del termine, intesa quindi come un volume plastico in uno spazio dato. La scultura può essere di volta in volta umana (8 sec. b/n, 2005 e Apnea, 2007) o animale (Peace, 2005 e Apicoltura, 2007) ed è sempre evocata attraverso una video-animazione. Montando ad una ad una le foto che compongono i suoi video, Marco Scifo attribuisce letteralmente il movimento ad una forma volumetrica (una scultura, appunto) che sullo schermo poi risulterà animata, percorsa impercettibilmente da movimenti. Il dato sonoro interviene sempre nelle sue opere, come elemento centrale in grado di creare uno spazio altro, che è quello in cui il visitatore viene inevitabilmente inglobato, in virtù della sua percezione. Le opere di Scifo assumono quindi una dimensione ins- tallativa, in cui il mezzo filmico, quello plastico e quello ambientale sono indissolubilmente legati. Si tratta di un approccio attuale alla questione del rinnovamento della scultura, partendo dall’esperienza di Boccioni e dei futuristi, attraverso un’ottica assolutamente contemporanea e l’uso di strumenti che fanno ormai parte dei cosiddetti “new media”. Marco Scifo ha ottenuto il Premio Acquisto Unicredit in occasione del Premio Internazionale della giovane scultura del 2008, organizzato dalla Fondazione Pomodoro di Milano.

Maria Francesca Tassi nata a San Pellegrino Terme (BG) nel 1977, vive e lavora a Milano. Maria Tassi usa il disegno come mezzo espressivo privilegiato. La sua produzione è assolutamente diversificata e spazia dai disegni su carta di formato ridotto ai monumentali walldrawing (Il lato nascosto del bosco, spolvero d’affresco per la mostra Allarmi, Como, 2007). Anche i materiali sono vari e differenti e vanno dalla matita a grafite e colorata, alla penna, alla china. Nei formati monumentali, Maria ha esplorato la tecnica dello spolvero, utilizzata nell’epoca rinascimentale per gli affreschi: il disegno realizzato a carboncino è percorso da piccoli buchi e riprodotto sul muro grazie all’impiego di una polvere colorante (nerofumo o sanguinella). Questa tecnica le ha permesso di riflettere sulle forme di riproducibilità del disegno, di cui lo spolvero è un esempio classico. Attraverso i suoi disegni, Maria dà forma ad un immaginario onirico e mentale: forme organiche difficilmente riconoscibili ma tutto sommato dalle fattezze familiari (tra il tubero e la radice, il vegetale e l’animale), scene oniriche in cui alla precisione dei dettagli fanno da contraltare la raffigurazione di situazioni surreali. Centrale nella sua produzione è l’esplorazione del carattere reale e irreale delle cose, ma anche la dimensione di catalogazione che connota alcuni suoi disegni precedenti (Tutti i miei amici in rigoroso ordine sparso o Parti della natura che non hanno seguito regole economiche) e che fa subito pensare al fascino un po’ desueto di certi erbari e bestiari di epoca medievale. Attraverso il suo tratto fine e delicato, Maria Tassi propone uno sguardo personale e originale sul disegno, creando un universo mentale di grande fascino e bellezza. Il suo lavoro è rappresentato dalla galleria Corsoveneziaotto di Milano.

Inaugurazione 3 luglio alle 18

Atelier Soardi
rue Desire' Niel, Nice
mart-sab 9-12, 14-18
ingresso libero

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