Letizia Lomma determina il proprio intervento per ripristinare il delicato equilibrio di movimento e forme, facendo scaturire il senso dell'azione corroborante nelle sculture apparentemente morte. Marcello Tedesco presenta alla D.Gallery "Memoriale"- video a colori di 80 min. A cura di Delia Gianti.
Letizia Lomma presenta allo SPAZIO 22 PIENO D’ARIA Testo di Valentina Pellitteri
Letizia Lomma viene fuori da un sottosuolo di materia inorganica.
Libera, come se l’ineluttabile esercizio di rimanere a circumnavigare i confini del “vuoto” fosse una schiavitù inutile.
Questa necessità di sentire il “vuoto” come spazio esclusivo per condensare ogni possibilità, frequente per l’artista contemporaneo nel momento in cui cerca la relazione col mondo attraverso la propria azione e creazione, in questo operare, si è come fisiologicamente riconvertito nel contrario.
Dall’ossessione del nulla e il bisogno di rinfrancare il valore di ogni singolo contenuto mentale, passando per l’esperienza performativa di “emersione capovolta” sebbene non masochistica di Immaginatica (2007), ora in PIENO D’ARIA grazie a un incontro “casuale” con forme e oggetti consumati, rispettivamente i cerchi e le camere d’aria di vecchie ruote, evidenzia una nuova prospettiva: partire da un desiderio di personale profondo ascolto emotivo per immedesimarsi nei meccanismi attraverso cui ogni forma si “riempie” per divenire “organica”, efficace.
Meccanismi che dopo un incipit impulsivo, irrazionale, attraverso l’aria si trasfigurano in una metafora esistenziale concettualizzata solo a posteriori - “metto in campo l'esperienza tratta dalla vita e della storia dei materiali che la compongono e con i quali io ho semplicemente danzato…
La camera d'aria, ad esempio, serve a far mantenere in pressione la propria copertura; somiglia un po' alla mia storia… e credo che assomigli anche ad altre di storie“-
Spinta da una seduzione per la meccanica Letizia Lomma sottopone il materiale al proprio gioco attraverso uno “straniamento identificativo” paragonabile allo stesso che subisce il bambino percependo la prima volta la differenza tra sé, lo spazio, il tempo, gli oggetti e la scoperta del senso del loro movimento.
In questo rituale ludico necessario per l’artista, generato da un turbinio di simboli latenti in cerca di risoluzione, una sirena verde posta ad un angolo della stanza in cui è allestita l’installazione (fase culminante di questa personale) lampeggia per richiamare lo spettatore al bisogno di massima attenzione.
Ciò che accade nelle sculture apparentemente inerti, vecchie camere d’aria che invitano all’incanto estetico dell’artista, suggestione simbolica per cerchi e circonferenze (la predominante idea di circolarità e l’eterno ritorno), costituisce un richiamo alla dinamica della materia, un richiamo al movimento attraverso cui tutto, è stato e può ancora essere.
Cerchio, aria e gomma sono il paradigma di un incastro emotivo e logico insieme retto dall’azione dell’elemento chiave, il dispositivo universale che serve a regolare ogni flusso (in pneumatica come in anatomia), la valvola.
“In questa mia storia metaforica, la valvola assume le caratteristiche del filtro;
verso l'esterno diventa il medium da cui si liberano le qualità espressive o al contrario,
verso cui s'incamerano le esperienze. “
Dal funzionamento di essa Letizia Lomma determina il proprio intervento per ripristinare il delicato equilibrio di movimento e forme, facendo scaturire il senso dell’azione corroborante nelle sculture apparentemente “morte”.
È nella consapevolezza del ruolo di questo elemento che l’artista opera.
E’ nella consapevolezza dell’intervento che si aprono i percorsi dell’esistenza della materia di questi gesti scultorei.
Marcello Tedesco presenta alla D.Gallery
MEMORIALE - video, 2008, colore, 80 min. (Presentato in anteprima per la D.Gallery)
«Memoriale indica, nella liturgia ebraica e cristiana, l’atto liturgico di far memoria di un avvenimento importante della storia della salvezza. Tale memoria è ritenuta attualizzante: il fatto ricordato è reso presente, e i suoi frutti resi disponibili per i partecipanti al rito».
Quello di cui si fa memoria è la vita del protagonista del video, il quale, immobile in uno spazio di “ritiro” o clausura (lo studio dell’artista), si immerge nel flusso del suo pensiero, che, muovendosi in maniera labirintica evoca quello che noi riteniamo essere i fatti della sua vita. L’evocazione visivo e acustica di un evento, in questo caso, non è mai racconto mondano, ma piuttosto storia di una trasformazione avvenuta nel personaggio, che racconta a se stesso (essendo il suo “discorso” un flusso di coscienza) i processi e le pratiche resesi necessarie affinché si compisse in lui la metamorfosi desiderata: scomparire, sottrarsi al mondo.
Anche l’uso costante della voce over e delle sovrimpressioni allude a questo progressivo smaterializzarsi dell’immagine fino a diventare trasparente, svanita.
Evidente, anche se non esplicitamente dichiarato nell’opera, l’allusione alla figura dell’artista e al suo lavoro eversivo dentro lo spazio/cavità dello studio.
Dall’audio del video:…che sforzo di volontà ci vuole per continuare questa cosa, Memoriale. Non so se sto ricordando queste cose e non sono più così sicuro da dove vengano. Direi piuttosto che a grandi blocchi si delinea un luogo di nascita, un’appartenenza che per quanto oscura ci chiama costantemente a se. Al suo ordine, al suo passaggio, a cosa infine?
Chiudono la mostra una serie di trenta disegni intitolata MEMORIALE, e THE BETTER CONVERSATION una piccola installazione, entrambe le opere sono ispirate al video.
Press office:
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D.gallery e Spazio 22
via Balme, 20 - 22 Torino
ingresso libero