Museo Nazionale di Antichita'
Torino
via XX settembre, 88
011 5212251, 011 5211106 FAX 011 5213145
WEB
Il celeste impero
dal 10/7/2008 al 15/11/2008
Orario estivo, fino al 14 settembre: mart-dom 10,30-19,30; gio e sab fino alle 23. Orario invernale, a partire dal 16 settembre: mar-dom 8,30-19,30; gio e sab fino alle 23.

Segnalato da

Alessandra Rosso




 
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10/7/2008

Il celeste impero

Museo Nazionale di Antichita', Torino

La mostra si snoda attraverso un percorso ideale che segue il filo storico, politico e culturale che si era sviluppato in quell'immenso caravanserraglio che e' stata la Via della Seta. Dalla capitale, Chang'an, l'odierna Xi'an partiva il percorso di migliaia di chilometri attraverso l'Asia Centrale e Occidentale, che permetteva scambi commerciali e culturali tra la civilta' cinese e quella romana. Gli oggetti esposti toccano alcune tra le tappe piu' interessanti e per molti versi ancora misteriose dell'archeologia cinese.


comunicato stampa

Torino, giovedì 10 luglio 2008 – Sono arrivati nella loro spettacolare imponenza a Torino gli impressionanti guerrieri del mitico Esercito di Terracotta di Qin Shi Huangdi, il Primo Augusto Imperatore dei Qin (che non a caso si pronuncia “Cin”), il leggendario e controverso sovrano che nel corso del III secolo a. C. seppe unificare un territorio immenso e creò, di fatto, la Cina. Quello sterminato esercito fu realizzato tra il 246 e il 208 a. C. per difendere per l’eternità il tumulo del Primo Imperatore, costruito su una collina artificiale di 55 metri a 30 km a est di Xi’an, città che fu l’antica capitale dell’impero. Il sito archeologico, uno dei più importanti al mondo, è il centro di un enorme complesso funerario e tuttavia il tumulo non è stato ancora scavato. Il suo reale aspetto resta tuttora un mistero e lo possiamo conoscere solo attraverso le prospezioni delle sue parti costituenti e i sondaggi effettuati tutto attorno. Questi rilievi confermano sostanzialmente le descrizioni tramandate dallo storico Sima Qian (ca. 145-86 a.C.), che descrive il luogo come un monumentale palazzo sotterraneo con tanto di volta celeste riprodotta sul soffitto, mari e fiumi di mercurio che scorrevano sul pavimento a ricreare la mappa dell’impero Qin. Si doveva trattare di un microcosmo, che tuttavia si estende su una superficie di ben 56 km². L’Esercito di Terracotta è stato scoperto casualmente nel 1974 ed è suddiviso in tre fosse distinte, situate 1,25 km ad est delle mura che circondano il mausoleo; ognuna mostra un particolare schieramento con soldati di ruolo diverso (fanti, arcieri, cavalieri, aurighi, ufficiali, ecc.), cavalli e carri ben allineati. In origine le statue guardavano tutte a oriente, la direzione verso cui si erano dirette le campagne militari di Qin per l’unificazione dell’impero.

Le statue oggi a Torino sono sei e guardano verso i visitatori: sono le prime opere che si possono ammirare varcando la soglia della mostra. Sono un ufficiale con armatura, due “soldati semplici” un auriga, un balestriere inginocchiato e un ginnasta, scelti per rendere la varietà dei ruoli rappresentati. I soldati sono di dimensioni poco superiori al naturale e impugnavano armi vere, alcune delle quali provenienti dai paesi conquistati. Essi sono posti sulle gradinate in pietra del teatro romano, non coevo ad essi ma appena di poco più recente, a rappresentare quel favoleggiato e forse mai realizzato incontro tra l’Oriente e l’Occidente, un incontro che è stato forse poco più che un parallelismo di eventi, come emerge dalla cronologia comparata, curata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e dai curatori della mostra, posta su un ampio pannello proprio di fronte al Teatro.
Subito dopo la minacciosità dei guerrieri, inserito in un anfratto del teatro, si incontra un Buddha Maitreya rinvenuto nelle grotte di Longmen. La statua, con un improvviso salto di più di mille anni, rappresenta il culmine della statuaria Tang (618 - 907 d. C.), caratterizzata da un nascente naturalismo e dalla corrispondenza tra pensiero buddhista, politica e arte. Nell’opera, benché superi i due metri di altezza, non è la mole a dominare, ma un senso di equilibrio e di serenità. La dinastia Tang al potere non si esprime più con l’esagerazione delle masse corporee, bensì con il perfetto equilibrio dell’insieme.

La mostra si snoda quindi attraverso un percorso ideale che segue il filo storico, politico e culturale che si era sviluppato in quell’immenso caravanserraglio che è stata la Via della Seta. Dalla capitale, Chang’an, l’odierna Xi’an, che in epoca Tang era una tra le più popolose città del mondo con oltre un milione di abitanti, partiva il percorso di migliaia di chilometri attraverso l’Asia Centrale e Occidentale, che permetteva scambi commerciali e culturali tra la civiltà cinese e quella romana.
Gli oggetti, esposti nella suggestiva ed evocativa ambientazione creata da Andrea Bruno, toccano alcune tra le tappe più interessanti e per molti versi ancora misteriose dell’archeologia cinese.

Tra le tappe principali di questo cammino vi è Mawangdui, luogo del ritrovamento della tomba della marchesa di Dai (m. 168 a. C.) e di suo figlio. Questa tomba fu portata alla luce negli anni ’70 del secolo scorso, una delle più belle, e meglio conservate, della Dinastia Han e racchiude ancora un incredibile mistero. All’interno della tomba, infatti, fu trovato il corpo della Marchesa di Dai ancora perfettamente conservato e dopo oltre due millenni presentava ancora i tessuti sottocutanei morbidi, la pelle bianca ed elastica, le unghie e gli organi interni intatti. La conservazione della salma era stata volutamente ricercata sigillando la camera funeraria con strati di carbone e di compatta argilla bianca prima di riempire la fossa di terra battuta. In questo ambiente privo di ossigeno, a tenuta stagna e a temperatura costante, la salma è stata trovata parzialmente immersa in un liquido che conteneva solfuro di mercurio. Il corpo era avvolto in oltre venti abiti di seta, deposto in una bara laccata e dipinta, racchiusa a sua volta in altri tre sarcofagi uno dentro l’altro. In essi erano stipati oltre mille oggetti del corredo: sete, statuine in legno, ceramiche, testi scritti su bambù, strumenti musicali, cibi e medicine, oltre a quasi duecento lacche. Di queste sono presenti in mostra sette tra i più importanti e bei reperti di legno laccato, parte del corredo funebre della marchesa “immortale”. Le lacche variopinte, considerate in epoca Han ancora più pregiate del bronzo e rappresentative dell’élite, presentano un linguaggio decorativo improntato a un gusto fortemente ornamentalista: morbide spirali generate da draghi o uccelli ormai dissolti, nuvole spumeggianti, festoni e nastri punteggiati di losanghe, cerchi, punti e striature. La tendenza ornamentalista che contraddistingue l’arte Han Occidentale è da ricercarsi nello stile tipico della cultura di Chu, uno degli stati combattenti dell’ultimo periodo della dinastia Zhou Orientale (771-221 a.C.), da cui proveniva la famiglia imperiale Han, mentre l’omogeneità del lessico, condiviso non solo da bronzi e lacche, ma anche da tessuti e ceramiche, era garantita dai laboratori governativi metropolitani e provinciali che lavoravano sia per la corte imperiale sia per quelle principesche.

Altra straordinaria tappa è Zhongshan, luogo di sepoltura del re Liu Sheng (m. 113 a.C., dinastia Han). Il sovrano era noto per i suoi eccessi con le donne e con l’alcool, tuttavia la sua tomba, scoperta insieme a quella della consorte Dou Wan, era impeccabile. I sepolcri, dai quali provengono gli splendidi bronzi in mostra, sono posti in ampi e articolati ambienti scavati nel fianco roccioso di una montagna e custodivano il defunto completamente chiuso in una corazza formata da circa. 2500 placche di giada legate insieme da fili d’oro. Si trattava della famosa “veste di giada” di cui parlavano i testi ma mai ritrovata prima di allora. In queste tombe il repertorio dei bronzi cambia drasticamente rispetto alle sepolture precedenti, rendendo manifesta una mutazione sostanziale dei rituali. Il bruciaprofumi in mostra rappresenta l’isola magica degli immortali, Penglai, che si innalza tra le onde dell’Oceano Orientale. Nei suoi anfratti rocciosi sono raffigurati tigri, maiali selvatici, scimmie ed esseri umani, mentre la base è circondata dalle spire di un drago. Tali visioni potevano essere indotte dai fumi dell’incenso, talvolta con l’aggiunta di sostanze psicotrope come la canapa. Le coppe con l’uccello ricordano invece dei modellini di terracotta coevi dove sul dorso del volatile sono accomodati due personaggi che si fronteggiano e due recipienti: potrebbero rappresentare l’ascesa al reame degli immortali di due alchimisti con i loro calderoni di elisir di lunga vita.

Si intraprende poi un viaggio spirituale attraverso la scultura buddhista, introdotta da una magnifica stele votiva della fine del V secolo, e culminante nella splendida statuaria Tang (618 - 907 d. C.) che include un monumentale Buddha Maitreya dalle grotte di Longmen. Sebbene il buddhismo occupi una posizione preminente, non si ignorano altre religioni professate nel Celeste Impero: una stele daoista e la lunetta della porta di una tomba decorata con una scena rituale zoroastriana testimoniano la tolleranza della società cinese dell’epoca.
Le sepolture del periodo Tang hanno restituito una grande varietà di reperti che forniscono preziose informazioni sui gusti, le credenze religiose, le passioni e l’arte dell’epoca. Le pitture parietali testimoniano l’eccellenza dei pittori e il grande assortimento di generi e soggetti pittorici sviluppatisi durante la dinastia Tang: in mostra si possono ammirare le bellezze muliebri dipinte sui pannelli del sarcofago di un aristocratico della Cina settentrionale, un eunuco dai tratti caricaturali eseguito nella tomba di una principessa imperiale, un solenne custode della porta che sorveglia il sepolcro della preziosa consorte Wei, dalla quale proviene anche il magnifico cavallo con stallieri. Le statue di terracotta raffiguranti minacciosi guardiani della tomba mostrano l’importanza attribuita alla protezione della dimora eterna, mentre le figure di danzatrici, stranieri, cammelli e cavalli indicano quanta parte avessero l’intrattenimento, il gusto per l’esotico, nella vita dell’aristocrazia Tang.
Infine l’opulenza della corte Tang è splendidamente rappresentata da reperti d’oro e/o d’argento. Grazie ai rinnovati contatti con l’occidente, in particolare con la Persia Sasanide, gli argentieri e gli orafi Tang raggiunsero livelli di raffinatezza ineguagliabili, come dimostrano inequivocabilmente i reperti scoperti nella cripta della pagoda del tempio di Famensi, e quelli provenienti da un tesoro sepolto rinvenuto a Zhenjiang, nella provincia meridionale del Jiangsu.

Nelle ultime due sale del Museo, infine, saranno visibili in anteprima alcuni dei più significativi reperti dei diversi filoni culturali che fanno parte delle collezioni del Museo d’Arte Orientale di Torino, la cui apertura è prevista per l’autunno e per il quale la Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo ha acquistato numerose importanti opere.
La mostra, che riprende e integra l’esposizione fiorentina “Cina. Alla corte degli imperatori” (Palazzo Strozzi, 7 marzo - 8 giugno 2008), è curata da Sabrina Rastelli, docente di Storia dell’Arte Cinese all’Università Ca’ Foscari di Venezia, e da Maurizio Scarpari, docente di Cinese Classico all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

L’onere organizzativo è interamente sostenuto dalla Fondazione per l’Arte con il contributo della Compagnia di San Paolo e in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, l’Associazione Torino Città Capitale Europea e MondoMostre. La mostra è posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio dei Ministeri degli Affari Esteri e per i Beni e le Attività Culturali, dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, nonché del Comune di Torino, della Provincia di Torino e della Regione Piemonte. Sponsorizzazione tecnica di Reale Mutua Assicurazioni.
“L’intento della Fondazione – spiega Carlo Callieri, Presidente della Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo – è innanzitutto quello di contribuire a valorizzare e a diffondere la conoscenza dell’arte e della cultura. Anche di culture lontane, come quelle dell’Asia, che per millenni ha ospitato gli imperi più ricchi, le nazioni più sviluppate, ha visto nascere le conoscenze scientifiche e le tecnologie più avanzate. Non ci ingannino i pochi secoli in cui l’Occidente ha dominato economicamente e militarmente il mondo. Nell’VIII secolo la capitale dell’impero Tang, Chang’an (l’odierna Xi’an), aveva 20 volte più abitanti di Firenze nella stessa epoca e la dinastia regnante fu la più tollerante che la Cina abbia mai avuto in fatto di culture, religioni e influenze straniere. Dunque con questa mostra intendiamo mettere in risalto questa constatazione, che fa peraltro riflettere e pone interrogativi avvincenti sul presente”.

“Dopo il grande successo della mostra del 2007 sui tesori salvati dell’Afghanistan – afferma Dario Disegni, Segretario Generale della Fondazione - siamo ancora più convinti della necessità di proseguire nell’opera di rilancio di Torino come città in grado di organizzare e sostenere eventi culturali di rilevanza internazionale. Questa mostra - come la precedente - accompagna l’imminente apertura del Museo d’Arte Orientale di Torino, per la cui realizzazione e per le cui collezioni sia la Compagnia di San Paolo sia la Fondazione per l’Arte hanno svolto un ruolo di grande importanza. Inoltre intendiamo proseguire nell’opera di valorizzazione delle raccolte del Museo di Antichità, nonché dell’area archeologica romana, che queste mostre contribuiranno a far conoscere ancora di più: infatti, come per lo scorso anno, nella suggestiva conca del teatro romano di Torino, avrà nuovamente luogo la rassegna “Estate al Teatro Romano”. Si potrà così godere di occasioni di svago e nel contempo anche di approfondimento di alcune tematiche legate alla mostra, nonché riprese delle gare olimpiche da Pechino”. (Il programma dettagliato è allegato in cartella). Al programma estivo seguirà poi, all’interno della mostra, un proseguimento autunnale delle proiezioni cinematografiche sulla Cina di ieri e di oggi. Tutti gli spettacoli sono a ingresso libero.
Alla ripresa dell’anno scolastico, poi, grazie alla collaborazione con la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, le scuole secondarie saranno invitate, a partire dal mese di settembre, a pubblicare on line sul sito Arte click l’analisi di una delle opere esposte. Ai tre migliori contributi sarà assegnato un premio di 3.000 euro da destinare all’acquisto di materiale didattico. Arte click è un corso multimediale on line – di imminente realizzazione - dedicato alla storia dell’arte, che intende sviluppare uno strumento didattico innovativo, dedicato alle scuole secondarie per lo studio della storia dell’arte.

Ulteriore occasione di approfondimento saranno le conferenze “Incontrare l’Asia - 29 lezioni sull’arte orientale” organizzate dal FAI con il sostegno della Fondazione per l’Arte. Ogni lunedì a partire dal 6 ottobre 2008 e fino al 15 giugno 2009 verranno offerti temi quali “Arte e via della seta” o “Identità della Cina oggi”. Le conferenze si terranno a Torino Incontra.

Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo - Ufficio stampa
Alessandra Rosso tel. 011 5118713 - fax 011 5118740
alessandra.rosso@fondazionearte.it

Museo di Antichità di Torino
Piazza Duomo angolo via XX Settembre
dall’11 luglio al 16 novembre 2008
Orario estivo, fino al 14 settembre:
Da martedì a domenica dalle 10,30 alle 19,30;
giovedì e sabato prolungato fino alle 23.
Orario invernale, a partire dal 16 settembre:
Da martedì a domenica dalle 8,30 alle 19,30;
giovedì e sabato prolungato fino alle 23
Biglietti
Intero: mostra e visita al Museo di Antichità euro 8.
Ridotto: mostra e visita al Museo di Antichità euro 5.
Ridotto oltre i 65 anni e dai 18 ai 26 anni; gruppi superiori alle 15 persone ( pren. obbligatoria).
Gratuito fino a 18 anni. Gratuito per tutti ogni martedì fino alle 14 e ogni sabato dalle 19 alle 23.
Ingresso libero: possessori dell’Abbonamento Musei Torino Piemonte e Torino+Piemonte Card ; direttori e conservatori di musei; soci ICOM; personale Ministero dei Beni Attività Culturali; giornalisti iscritti all’Ordine; guide Turistiche con patentino; disabili e loro accompagnatore; accompagnatori gruppi (1 ogni 15 persone).

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Museo di Antichita'
dal 26/2/2014 al 26/2/2014

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