Maria Gamper
Kruger & Pardeller
Sonia Leimer
Philipp Messner
Leander Schwazer
Karl Unterfrauner
Werner Gasser
Sabine Gamper
Inigo Manglano-Ovalle
Philipp Messner
Franck Hofmann
Diverse posizioni artistiche che si occupano di parametri esterni, spaziali e costruttivi. In questo ambito viene posta la domanda intorno alle forme e alle strutture che definiscono il nostro ambiente costruito, culturale, naturale. Un Progetto nell'ambito della piattaforma 'parallelevents to Manifesta7' con Maria Gamper, Kruger & Pardeller, Sonia Leimer, Philipp Messner, Leander Schwazer, Karl Unterfraune.
a cura di Sabine Gamper
Mostra con Maria Gamper, Sonia Leimer, Philipp Messner, Leander Schwazer, Krüger & Pardeller, Karl Unterfrauner
La peculiare e specifica situazione dei rispettivi luoghi e dei suoi abitanti sono tradizionalmente al centro dell’attenzione di Manifesta. Seguendo queste linee guida di Manifesta, l’ar/ge kunst Galleria Museo per le due esposizioni che si svolgono durante i 100 giorni di Manifesta, ha deciso di presentare le più interessanti posizioni artistiche provenienti dalla Regione, ponendo seguenti domande: Chi siamo come uomini, come artisti/e, come promotori di cultura in un contesto regionale ed europeo? Cosa determina la nostra identità in un mondo che spinge la regionalizzazione così come la globalizzazione, in un momento storico che già da lungo tempo ha mutato con nuove aspettative il discorso tra centro e periferia?
La prassi artistica interroga, tematizza e riflette il nostro spazio vitale, sia interno (della psiche, interpersonale, quotidiano ecc.) che esterno (ambiente, cultura, costruito ecc.); lo mette in questione e lo riconcepisce sempre nuovamente. Si tratta, qui, di uno sguardo dietro le facciate, per rendere visibile le trasformazioni, i passaggi, le connessioni e i processi formali. Le separazioni, le rotture, le distanze, sono positive e importanti in quanto nuances. Le prossimità e le lontananze sono più importanti rispetto a posizioni e definizioni rigide.
Lungo una ricerca del proprio e dell’altro, in questa mostra intitolata „alp-traum“ vengono mostrate diverse posizioni artistiche che si occupano di parametri esterni, spaziali e costruttivi. In questo ambito viene posta la domanda intorno alle forme e alle strutture che definiscono il nostro ambiente costruito, culturale, naturale.
Maria Gamper (nata nel 1982 a Merano, vive e lavora a Münster/Merano) presenta un lavoro concepito per lo spazio pubblico dal titolo di Wiesenkapelle (2008), una struttura a forma di cappella, coperta dalle bianche reti che riparano i frutteti dalla grandine. Essa è posta in un’area verde nei pressi dell’uscita autostradale di Bolzano Sud. L’artista nei suoi lavori procede anche alla copertura di ampi spazi di paesaggio tramite le reti antigrandine che riparano i meli. Maria Gamper pone il rapporto osmotico tra uomo e spazio al centro della propria riflessione artistica. A lei interessa come gli uomini organizzino lo spazio che li circonda e come le strutture architettoniche li influenzino. In questa opera artistica si mescola anche una componente storica e al contempo nostalgica, infatti, nella tradizione contadina altoatesina le cappelle campestri venivano costruite per invocare la protezione di uomini e cose dai danni del maltempo.
I lavori di Krüger & Pardeller (nati 1974 a Vienna e 1962 a Bolzano, collaborazione dal 2004) sono a metà strada tra architettura, design e arti figurative. Commutator bar (segment) (2008) riunisce due importanti e tipici elementi architettonici: la facciata e le imposte. La facciata, come oggetto in se non è assolutamente funzionale bensì essa serve per esprimere concetti ideali, ponendo in evidenza e sotto gli occhi di tutti i rapporti tra interno/esterno, spazio pubblico e spazio privato come anche il rapporto tra funzione e decorazione. Le lamelle mobili delle persiane invece potendo essere fermate in posizioni differenti, lasciano passare completamente lo sguardo oppure lo filtrano parzialmente o lo impediscono del tutto. Commutator bar (segment) tematizza pur in una forma minimalista e costruttiva la funzione di tali particolari elementi architettonici come anche le loro caratteristiche fondate, identificative e il loro significato sociale in forma di scultura.
Sonia Leimer (nata nel 1977 a Merano, vive e lavora a Vienna) tematizza nel proprio lavoro M (2007) il rapporto di interazione esistente tra spazi costruiti in epoche diverse ma che con forme diverse si trovano e caratterizzano un medesimo luogo. Grazie al particolare architettonico, rappresentato dalla costruzione metallica della lettera maiuscola „M“, che decorava il tetto dell’hotel Manhattan a New York e che da poco tempo è stata riproposta sul più alto edificio di Rotterdam, il „Montivideo“, l’artista ne ricostruisce la storia in forma di una narrazione soggettiva creando così uno spazio di riflessione che comprende domande relative alla trasformazione culturale dello spazio. Con la presa di possesso di una storia non propria e con la sua connessione con la vicenda biografica dell’artista „M“ diventa al contempo anche parte della storia personale di ogni interessato visitatore.
Tema centrale dell’opera mobile di Philipp Messner, (nato 1975 a Bolzano, vive e lavora a Monaco), the rising star (2008) è la messa in discussione della percezione umana e in particolar modo la domanda inerente le nostre aspettative riguardo alla vista. Sono prese in considerazione forme altamente simboliche come in questo caso la stella e la propria funzione identificativa. Al contempo Messner gioca con i meccanismi della percezione umana, confondendo la nostra percezione visiva tra spazi bidimensionali e tridimensionali, ponendo in tal modo in questione i concetti di autenticità, realtà e raffigurazione. Messner vuole mettere alla prova la percezione dei visitatori in rapporto alla finzione insita nelle superfici materiali.
Leander Schwazer (nato nel 1982 a Vipiteno, vive e lavora a Zurigo/Vipiteno) pone nello spazio espositivo una scultura della grandezza di circa 180 x 250 centimentri dalla forma di una montagna ma che al contempo può richiamare alla mente altre associazioni e immagini. L’oggetto è composto unicamente da chiusure lampo, in tal modo Lalian (2008) vuole esaminare i punti di contatto esistenti tra dentro e fuori, tra il chiudersi e l’aprirsi. Sul piano del significato formale Lalian fa nascere una serie di associazioni mentali relative a valori e tradizioni convenzionali. Questa connessione tra pregnante espressione estetica e carica emozionale caratterizza questo oggetto come feticcio.
La messa in discussione della concezione del concetto di realtà è il tema centrale dei grandi formati fotografici di Karl Unterfrauner (nato 1965 a Merano, vive e lavora a Bolzano). Soggetto delle immagini è un lampione autostradale che Unterfrauner mette in scena in una ripresa notturna caratterizzata da una diafana e romantica luce diffusa. Nella sua maestosità e nella propria presenza oggettiva il lampione autostradale rappresenta una parte della realtà che è stata estraniata dal consueto contesto e trasposta all’interno di una galleria d’arte, affinché proprio qui potesse acquisire nuovi significati. Unterfrauner affronta il tema dell’estetizzazione del paesaggio e delle costruzioni nell’arte, nei media e nella pubblicità mettendo in discussione l’ambivalenza tra percezione umana e realtà.
Interno-esterno, vicino-lontano, alto-basso, stretto-ampio ecc. mutano e cambiano di peso sempre di nuovo. Questa vasta ricerca del nostro spazio vitale richiede l’impegno di molti sensi, molte cose, molte scienze...
L’ esposizione rendono possibile uno sguardo acuto e attuale su un tema aperto durante Manifesta7 che ci coinvolge come uomini con i nostri spazi vitali interni ed esterni.
24.7.2008, ore 19
Paesaggio realistico
Spazio immagine movimento nel segno della liberazione delle arti dai confini
Franck Hofmann, critico d’arte, Berlino
Werner Gasser, artista, Merano
L’attualità del realismo oggigiorno può essere descritta proprio nell’impostazione complessiva del mondo quale paesaggio realistisco che è effetto discorsivo e archivio di sovralimentazioni simboliche e al contempo espressione di una concezione realistica del mondo e di una programmazione funzionale. Egualmente l’orientamento alla materia e al movimento (e alle loro forze) e l’attenzione ai sostrati materiali del paesaggio, sono espressione di un atteggiamento realistico. In che misura può contribuire il realismo come strategia a una caratterizzazione del paesaggio secondo la natura (nel polisemico senso della parola)? E cosa significa di contro per la nostra concezione del realismo limitare la natura nell’ambito del paesaggio urbanizzato e umanizzato? Il paesaggio realistico rimane legato al primato storico del visuale oppure non sono forse altre pratiche artistiche – legate a dimensioni di movimento del soggetto apprendente e dell’oggetto – ad assumere nella loro essenza un significato egualmente importante?
Franck Hofman fu il curatore della conferenza Raum Erkunden – Konfigurationen ästhetischer Erfahrung nell’ambito dell’esposizione Raum. Orte der Kunst, Akademie der Künste Berlino, 2007
31.07.2008, ore 19
Discussione e presentazione del libro
estetica virtuale
Inigo Manglano-Ovalle, Philipp Messner
Se finora il mondo virtuale era riservato ai mezzi di comunicazione digitali come ad esempio internet, i videogiochi oppure i videoportali, e nel contempo era determinato da elementi legati alla realtà, adesso la situazione si è trasformata: „Ora, per la prima volta, l’estetica del mondo virtuale fa irruzione nello spazio reale, rompendo in tal modo le consuete abitudini visuali.“
Il catalogo contiene un colloquio tra l’artista Inigo Manglano-Ovalle e Philipp Messner. Al centro del colloquio si situano due opere degli artisti – il lavoro “Phantom Truck“ di Manglano-Ovalle presentato alla Documenta 2007 e il lavoro „Die Produktion der Konstruktion“ di Messner, che fu presentato nel 2007 negli spazi della Galleria Museo a Bolzano.
Inaugurazione: venerdí, 11.07.2008, ore 19
ar/ge kunst
Galerie Museum Galleria Museo
Via Muso 29 Bolzano
Mar-Ven 10-13/15-19, Sat 10-13
ingresso libero